Le dimissioni del Ministro Lupi hanno chiuso una giornata intensa, dove per la prima volta sembra essersi incrinato quell’equilibrio che sostiene il Governo. Gli esponenti di NCD non hanno gradito il silenzio degli alleati di Governo, tanto che per voce di Cicchitto è arrivata una tremenda stoccata agli indagati del PD, un colpo che Renzi ha incassato senza ribattere, per un motivo ben preciso, ossia la tenuta dell’esecutivo. Mentre Lupi leggeva il suo discorso di dimissioni, Alfano scrutava l’aula, con la tipica espressione di chi ha tradito per salvare la poltrona. In un paese normale il Governo Renzi sarebbe già caduto, ma in Italia no. Il premier continua a ripetere che “Bisogna fare le riforme e che l’Italia deve cambiare”, ma lo fa con meno entusiasmo rispetto a maggio, probabilmente perchè preoccupato della tenuta economica del paese, che nonostante i proclami e le ottimistiche previsioni di crescita, continua ad arrancare. Nella giornata odierna, mentre tutti i media si soffermavano sul caso Lupi, è arrivata anche la notizia dell’ennesimo allungamento dell’età pensionabile. In sostanza gli uomini andranno in pensione a 66 anni e 7 mesi, le donne un anno prima. Ci chiediamo come l’abbiano presa diversi milioni di italiani che si apprestavano a prendere la meritata pensione e ci chiediamo come l’abbiano presa i giovani, penalizzati da questo scostamento. Far lavorare qualche mese in più gente in età pensionabile, produrrà automaticamente un ritardo dell’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, ma soprattutto un calo di rendimento delle performances dei soggetti in età pensionabile, come dimostrato da alcuni studi. Ci chiediamo quante pensioni si sarebbero potute pagare senza il cancro della corruzione, quanti giovani avrebbero già potuto trovare un lavoro. Ma la corruzione non finisce con le dimissioni di Lupi e l’arresto di Incalza. Cantone
ha dichiarato: “Non credo che Ercole Incalza sia l’unico dirigente coinvolto in un caso di corruzione, credo che il sistema sia più esteso e che siano molti gli Incalza ancora all’opera”. La pressione mediatica esercitata dalle opposizioni ha avuto un ruolo decisivo nella vicenda delle dimissioni di Lupi. Se l’opposizione avesse dormito, il ministro sarebbe ancora al suo posto. Se il Pd in 20 anni di Berlusconismo avesse interpretato a dovere il suo ruolo di opposizione intransigente, oggi l’Italia sarebbe un paese migliore, invece ha pensato bene di fare per diversi anni una finta opposizione, per poi gettare la maschera e dimostrare la sua profonda sintonia con il Cavaliere, attraverso la condivisione del “Patto del Nazareno”, quel patto che ha consentito che passassero alcune riforme e che probabilmente potrebbe risorgere a breve dalle ceneri, magari dopo le elezioni regionali, perchè ora non è il caso di fare accordi, gli elettori non capirebbero.