Archivio per giugno, 2015

barcone,immigrazione

Barcone, immigrazione.

Da qualche giorno è tornato alla ribalta un tema molto caro all’opinione pubblica, quello dell’immigrazione, tema che da anni divide il paese in due. Parlare di immigrazione oggi è rischioso, ci si espone ad attacchi che spesso vengono fatti per creare caos e,quasi sempre, chi ne parla in una certa maniera è definito xenofobo. L’immigrazione è un fenomeno sociale molto complesso che negli ultimi anni ha assunto però dimensioni esagerate. La gestione dei flussi ha creato diverse polemiche nell’ultimo anno ed è giusto sottolineare come l’Europa sia lontana anni luce dal trovare un accordo per affrontare la problematica. Oggi il Mediterraneo è divenuto un’autostrada del mare, con i fondali trasformati in veri e propri cimiteri per migranti, ma nonostante questo l’Unione Europea non fa nulla per migliorare la situazione. Quello che è certo, è che alcuni paesi membri che oggi si rifiutano di collaborare, sono gli stessi (eccetto la Germania) che hanno provocato il conflitto libico e agguantato fette di interessi non indifferenti. L’Italia è completamente isolata e non è in grado di reggere da sola il sistema di accoglienza, che nel tempo ha acquisito una serie di storture che hanno generato un vero sistema criminale, almeno questo ipotizzano le numerose inchieste in corso. Ma detto questo, sarebbe importante capire cosa ne pensano gli italiani e, se l’Italia sia in grado (e per quanto) di reggere ai continui sbarchi che da settimane si susseguono.

È poi bizzarro il modo in cui alcuni governatori della Lega Nord affrontano la problematica. Maroni ha sostenuto di voler tagliare i fondi ai Comuni che accoglieranno gli immigrati, ma quel che ha sostenuto è pura demagogia poichè non è possibile farlo. La stessa Lega che oggi protesta e si mette sulle barricate, è la stessa forza politica che ha varato in passato il pacchetto di provvedimenti che oggi regolano l’accoglienza. La stessa Lega che oggi minaccia di occupare le Prefetture, dimentica di aver votato in passato tutti i trattati internazionali che attualmente regolano la gestione dei flussi. Le parole di Maroni non sono altro che l’ennesimo slogan da campagna elettorale, anche se, parte delle ricette offerte dalle opposizioni, dovrebbero essere valutate da Renzi. Istituire agenzie di identificazione gestite da più paesi, è una scelta giusta, ma sarebbe altrettanto giusto che si rivedesse il Trattato di Dublino, quel trattato che ci obbliga a tenere sul nostro suolo i migranti sbarcati. L’Italia non deve aver paura dei flussi migratori, ma è chiaro che non può trasformarsi in un grande centro d’accoglienza.

I migranti vanno identificati e divisi in modo equo tra i paesi membri, ma serve soprattutto un lavoro diplomatico per trovare dei validi interlocutori aldilà del Mediterraneo, nella polveriera libica dove i migranti sono divenuti merce usata per finanziare i gruppi terroristici e le bande criminali. Sarebbe una pazzia intervenire militarmente, ma sarebbe invece intelligente creare un fronte di liberazione della Libia, per arrestare l’avanzata dell’Isis e le violenze. Fin quando la Libia non riuscirà a trovare una stabilità, gli sbarchi non cesseranno. L’occidente non pensi nemmeno di inviare truppe d’invasione in Libia, farebbe il gioco dei terroristi e incentiverebbe i flussi. È triste da dire, ma al momento una soluzione alla crisi libica non esiste, ed è per questo che oggi l’immigrazione fa paura. Regolamentare il fenomeno è necessario, strumentalizzarla per un pugno di voti è barbaro.

  • Alla fine Sepp Blatter ha dovuto lasciare il suo trono. Dopo 17 anni di dominio assoluto ai vertici del calcio mondiale, la sua avventura si è conclusa. Il “boss” ha abdicato e lo ha fatto nel peggiore dei modi, ora dovrà difendersi dalle accuse scaturite dalla pesante inchiesta sui fenomeni corruttivi, portata avanti dall’FBI e che ha generato 7 arresti e 14 indagati. Gli agenti federali ipotizzano che per l’assegnazione dei Mondiali in Qatar e Russia, ci siano stati dei passaggi di denaro, un giro di bustarelle che avrebbe favorito questi due paesi. Blatter dopo la sua elezione ha provato a resistere, ma la pressione mediatica di queste ultime ore, lo ha costretto a lasciare il trono della presidenza della FIFA. Il 79 enne svizzero dovrà ora difendersi dalle accuse pesantissime e il calcio stesso dovrà cercare di darsi una ripulita, provando a recuperare i veri valori dello sport, restituendo credibilità a un mondo che oggi ha perso il suo appeal e che è percepito come una vasca di squali. La speranza è che le autorità competenti vadano a fondo e facciano chiarezza. Per ridare credibilità al governo del calcio, servirà un lavoro certosino, bisognerà eliminare quelle nicchie di potere che per anni hanno condizionato quasi tutte le decisioni e le competizioni mondiali. Chi per anni ha sostenuto Blatter, oggi eviti di fucilarlo, non sarebbe credibile e finirebbe con l’infliggere l’ennesima coltellata a chi ama il calcio e lo vive con passione. Per ripartire serve una ventata di novità, ma soprattutto un profilo in grado di far crescere le radici dell’onestà nel mondo del pallone. Ci vorrà del tempo e gli ostacoli non mancheranno, ma da oggi si apre una nuova fase, un periodo di transizione che servirà a individuare il giusto profilo dell’uomo che andrà a occupare quella scottante poltrona, oggi vacante.