Archivio per dicembre, 2013

Il 2013 si sta per chiudere e probabilmente verrà ricordato da tutti noi come l’anno delle tasse. Hanno provato a cambiar nome ai tributi, a farli slittare di qualche mese, talvolta li hanno addirittura cancellati creando enormi buchi nel già famoso bilancio groviera dello Stato, ma non è finita qui. Le principali associazioni dei consumatori hanno annunciato a mezzo stampa l’aumento di alcune tariffe che andranno a colpire direttamente le famiglie italiane. Il tartassamento dura ormai da anni, il rapporto deficit/PIL da tenere sotto il 3% è il responsabile, come del resto sono responsabili i politici che in questi anni hanno svenduto l’Italia al potere dell’Europa, andando a firmare una serie di trattati economici che definire demenziali è poco. Ma cosa succederà in concreto ai bilanci delle famiglie italiane? Semplice, ancora una volta le famiglie saranno tartassate da aumenti su servizi postali, luce, gas, carburanti, rifiuti. Gli aumenti faranno si che le famiglie perderanno ancora potere di acquisto e questi aumenti andranno a sottrarre in media 1300 euro all’anno ad ogni famiglia. Ci saranno 2,1 miliardi di tasse in più rispetto al 2013 e tutti gli indicatori economici al momento non lasciano ben sperare. Questa è la politica del MES e del Fiscal Compact, vi prego di andare a digitare sul motore di ricerca il significato, poi capirete che continuando di questo passo la nave affonderà. Non si tratta di essere pessimisti e di fare le cassandre, ma dal 2010 ci ripetono che la luce è in fondo al tunnel e che il peggio è passato, é come se un medico dicesse a un malato che morirà in due anni anziché in sei mesi, pensate che notiziona…

Ma mentre Renzi é impegnato in un supercazzola tour sui social network e Alfano cerca di capire se vale la pena stare al Governo, gli italiani la sera del 31 Dicembre non faranno nemmeno a tempo a festeggiare l’arrivo del nuovo anno che  già si dovranno munire di calcolatrice  per fare i conti sul 2014. Tra tutte le tasse la peggiore che si è deciso  di introdurre è di sicuro la web-tax, una porcata di dimensioni enormi, che potrebbe infliggere un duro colpo al mondo del web, una tassa che ricordiamolo è stata severamente criticata dall’Europa, perchè in aperto contrasto con le normative in vigore nell’Unione Europea. Il dettaglio è stato ignorato da Francesco Boccia, Presidente della Commissione Bilancio, il quale ha appoggiato un dissennato emendamento del Deputato Edoardo Fanucci (Pdexmenoelle ) il quale oltre a infliggere un duro colpo ai provider di ricerca, penalizza i blogger e la libertà di circolazione dei contenuti sul web. È questa una “censura mascherata” nella quale interi blog, interi spazi e siti aperti allo scambio di contenuti audio,video,immagine, potrebbero essere segnalati e oscurati. A parte che la Costituzione verrebbe ancora una volta violentata, ( ridate una lettura all’articolo 21 della stessa), si tratterebbe comunque di un provvedimento inibitorio, una censura travestita, un qualcosa proposto da un esponente di un partito che si dice democratico. Tasse, tasse e solo tasse, alcune scandalose altre vergognose, studiate tutte per un solo fine, quello di far cassa e rispettare il patto di stabilità. Pagare le tasse è un dovere di ogni cittadino, esserne perseguitato è invece un dramma. Cari governanti state scherzando con il fuoco, la pazienza dei cittadini è ormai al limite, pur di mantenere i vostri privilegi state affossando il Paese. I regali di fine anno sono ormai pronti e confezionati, per una volta fatene uno anche a noi, andate tutti a casa e restituite la parola agli italiani.

Domenico Varano

Il giovane Raf tanti anni fa cantava “Cosa resterà di questi anni 80”, splendida canzone ancora oggi molto ascoltata e apprezzata. “Cosa resterà della nostra Italia”, potrebbe invece essere il nuovo titolo di una canzone, da dedicare chiaramente a chi ci governa. Pezzi di Paese stanno finendo in mano a investitori stranieri, nemmeno ce ne accorgiamo più, il Bel Paese é ormai ridotto in brandelli, molto simile a un corpo sezionato che inizia a emanare un cattivo odore. Cattivo odore lo emanano anche i rifiuti, in alcune parti d’Italia ancora per strada per via di una interminabile emergenza rifiuti, da altre parti interrati in quantità industriale, tanto da aver avvelenato un intero territorio, quello campano, oggi meglio conosciuto come “Terra dei fuochi”. Migliaia di persone oggi si ammalano di neoplasie (tumori), strettamente correlate a un’esposizione a determinati fattori ambientali e soprattutto all’assunzione di alimenti anch’essi contaminati. Mentre tutto questo accade, mentre migliaia di persone perdono la vita e altre lottano per sopravvivere sostenendo cicli di chemioterapia, pochi affrontano adeguatamente il problema del rifiuto. Non servono discariche, inceneritori e altre invenzioni tipiche della politica, per risolvere il problema dei rifiuti e uscire dalle emergenze, serve solo una vasta opera di sensibilizzazione della gente, la quale deve essere correttamente informata dei rischi e dei benefici, insomma resa partecipe di ciò che ogni giorno accade ed educata a fare una corretta raccolta differenziata, cercando di ridurre sempre più il rifiuto. Intere Regioni del sud Italia oggi mancano completamente di seri piani regionali sulla gestione del rifiuto, ritardi che non possono essere più tollerati, specie se frutto di un immobilismo da addebitare a una classe politica incapace e spesso collusa con il malaffare. Seppellire i rifiuti significa distruggere un intero territorio e soprattutto condannare a morte migliaia di persone, ed è per questo che ci chiediamo cosa resterà di questi anni. L’uomo è debole e non si rende conto che il danaro è una tentazione micidiale, il desiderio di possedere ricchezza pervade la maggioranza della popolazione e si fa di tutto per fare soldi, maledettissimi soldi, spesso sporchi e privi di valore. Di recente il deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista ha pronunciato un discorso straordinario nell’aula di Montecitorio, nel lungo discorso a un certo punto affermava: “La vita è molto altro, cosa pensate che il denaro ve lo potrete portare anche all’altro mondo? Le casse da morto con le cassaforti incorporate non le hanno ancora inventate grazie a Dio, abbiamo dimostrato che la coerenza è un valore e che l’onestà è una virtù”. Ecco, chi di competenza rifletta e rilegga bene queste frasi, magari le riascolti, sono di una bellezza e purezza unica, danno l’idea di una politica al servizio del cittadino e ribadiscono ancora una volta che i soldi non servono a un cazzo, tantomeno quelli sporchi che possono garantire una vita migliore a pochi, rendendo un dramma quella altrui. La politica riacquisti credibilità, dia dei segnali di cambiamento, dimostri che l’onestà può anche aver la meglio sulla disonestà. Sindaci, Governatori, Presidenti di Province, del Consiglio, unitevi e cambiate l’Italia sul serio, il tempo delle chiacchiere è finito, ora servono i fatti. In un Paese devastato dalla disoccupazione, corruzione, dissesto idrogeologico, crisi economica, non c’è futuro, così si muore ed è necessario invertire la rotta. Difendiamo il suolo, i nostri prodotti, la nostra salute, la nostra economia, è possibile farlo, da questo stato di crisi globale si può uscire, ne sono certo. Le battaglie vanno sempre combattute, non c’è bisogno di simboli o bandiere, si può vincere semplicemente usando la testa, cambiando il modo di pensare, perchè quello attuale ha già fatto troppi danni, riducendo la povera vecchia Italia come un cadavere, sbrandellato da avvoltoi che senza alcun scrupolo continuano a cibarsi delle carni.

fonte foto: http://www.naturecolors.it

Domenico Varano

Parliamoci chiaro, fare l’opposizione non è semplice, specie in Italia dove buona parte dell’elettorato é solito non seguire le dinamiche politiche giornaliere. Detto questo e dato per certo che oggi il Parlamento ha diverse opposizioni, ho provato a immaginare cosa sarebbe successo se per 20 anni al posto del PD ci fosse stato il M5S. In questo lungo ventennio, che Berlusconi spesso osa definire “Guerra dei vent’anni”, il PD quando ha fatto opposizione spesso si è preoccupato di demonizzare l’avversario, non ha mai rinunciato a usare l’arma dell’attacco personale, facendo poco, per la verità molto poco, per proporre eventuali soluzioni che magari i due maggiori poli avrebbero potuto condividere. Qualcuno mi dirà: “Senti ma in questi anni il PD ha governato poco, ha sempre fatto opposizione a Berlusconi, come poteva migliorare il Paese?”, domanda lecita ma facilmente smontabile in circa due minuti. Per prima cosa il PD in questi venti anni oltre a fare opposizione, si è trovato al governo diverse volte: con Prodi, oggi con Letta e perfino nel Governo Monti faceva parte della maggioranza, uno dei primi esperimenti di larghe intese studiati dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, poi ripetuto nell’aprile 2013 , quando in seguito al risultato elettorale, il Presidente decise di unire le maggiori forze politiche del paese (anche se opposte) nella speranza di portare avanti un fantomatico pacchetto di riforme e soprattutto nella speranza che si riuscisse a fare una legge elettorale decente, sapendo che il Porcellum sarebbe comunque stato demolito a breve da una sentenza della Consulta. L’opposizione fatta dal PD in questi anni era cementata dall’attacco al Berlusconismo, ma i democratici quando sono stati al governo hanno girato alla larga su temi quali il conflitto di interessi o legge elettorale. Il celebre discorso di Luciano Violante in cui garantiva al Cavaliere la totale protezione delle sue aziende, è sotto gli occhi di tutti, basta cliccare su Youtube per ascoltarlo e provare dei brividi. Sarebbe quella la sinistra forcaiola? Siamo sicuri che gli elettori avessero dato il voto per udire un discorso così dissennato? Dubito che gli elettori del PD abbiano gradito quel patto, lo dubito fortemente e credo che in quel frangente molti si siano anche vergognati di sentir pronunciare delle parole assolutamente non di sinistra. Ma siamo sicuri che opposizione significhi solo attaccare l’avversario e poi votare in modo difforme da quanto dichiarato in tv ai propri elettori?

La domanda è lecita e in questi giorni di festa mi è capitato di parlare con elettori o ex elettori del PD, per la verità non tutti entusiasti del nuovo Segretario e apparsi distanti, forse troppo lontani dai modi e dai comportamenti che il loro gruppo parlamentare, o ex gruppo, tiene oggi a Montecitorio e Palazzo Madama. La maggior parte di loro mi è apparsa smarrita, consapevole del vuoto politico esistente ma non ancora pronta a un cambiamento netto. Molti di loro alle prossime elezioni non andranno a votare, non si sentono rappresentati da una classe politica che secondo loro è semplicemente ingorda e ladra, ed è difficile dargli torto in questo momento. In quanto al ruolo di opposizione, molti mi hanno detto che diverse cose fatte dal M5S  in questi mesi a loro sono piaciute e me le hanno anche elencate: restituzione diarie, niente finanziamento pubblico ai partiti, idea di due mandati e poi a casa, abbassamento dei costi della politica, però quasi tutti hanno aggiunto un punto fondamentale del programma, ossia l’istituzione di un reddito minimo, una soluzione tampone da attuare in maniera temporanea, perchè nessuno deve rimanere indietro. Allora è qui che torna centrale il ruolo delle opposizioni, non solo un semplice ruolo di controllo fatto di secchi no, ma anche quel ruolo costruttivo che spesso gli analisti politici sbandierano in tv. Il M5S in questi mesi oltre a fare una dura opposizione, cosa lecita e apprezzabile specie al cospetto di un governo poco incisivo e confuso, ha anche fatto delle proposte, alcune accettate e votate, altre completamente ignorate, basta citarne qualcuna (sono tante) per rendersi conto che tanto è stato proposto ma tanto è stato respinto. La prima proposta andata a segno è stata quella di presentare la richiesta di decadenza dell’ex Senatore Silvio Berlusconi, proposta irrobustita con la richiesta di voto palese, proposta decisiva, che ha fatto decadere in base a quanto previsto dalla legge, un eletto colpito da sentenza definitiva, pensate cosa sarebbe successo se invece ci fosse stato il voto segreto. La seconda vittoria la si è avuta stando all’opposizione, no non sto delirando. Il fatto di non aver fatto un governo con i democratici non è solo un gran rifiuto come molti vogliono far credere, in sostanza è un bene. Stando all’opposizione il M5S ha spesso dimostrato l’incapacità dell’esecutivo, smascherato più volte, si pensi alla finta abolizione delle Province e a quella dei rimborsi elettorali, si pensi ai pianisti, ai lobbysti, si pensi anche all’ultimo decreto Salva Roma, tutte vittorie non celebrate sulle prime pagine dei giornali e nel migliore dei casi attribuite a Renzi o ad altre forze di opposizione o finta opposizione. Opporsi e dire no significa anche modificare mediante migliaia di emendamenti un provvedimento non buono, inefficace, privo di senso, oppure penalizzante per la maggioranza degli italiani o peggio ancora per chi sta meno bene. Fare opposizione significa dire la verità ai cittadini, niente inciuci e scambi di poltrone, i mercanti devono uscire fuori dal tempio, il Palazzo deve diventare una casa di vetro, trasparente e pulita, questo è una delle missioni delle opposizioni. Chi sostiene che il movimento scegliendo di stare all’opposizione  abbia di fatto congelato il pacchetto di voti e la fiducia degli italiani, si sbaglia. Chi ha a cuore il bene dell’Italia sarà contento di sentire i discorsi dei vari Di Battista, Sorial, Taverna, Villarrosa, Sibilia, Lezzi, Tofalo e via dicendo, discorsi che vengono dalla cittadinanza, discorsi concreti e ricchi di contenuti, quei contenuti che però oggi l’informazione bolla come populisti e demagoghi, discorsi che però faranno la storia e che dimostrano il vero ruolo dell’opposizione, che è quello di controllo, di critica e poi anche di proposta, proposte che non si sa perchè vengano ignorate e qui vien da pensare che vengano respinte solo perchè fatte dall’opposizione.

Domenico Varano

Ogni bambino prima delle festività natalizie scrive una classica letterina a Babbo Natale. Nella letterina ci sono richieste esagerate e a volte dettate dall’ingenuità, richieste che spesso hanno come oggetto montagne di giocattoli, la vera passione dei più piccoli. Anche al Governo arrivano le “letterine”, si perchè in fondo i nostri politici sono un pò dei Babbo Natale, nonostante le smentite del Premier Enrico Letta. Allora leggendo attentamente la letterina, si nota che le richieste fatte al grande Babbo Natale con sede a Roma, sono piuttosto corpose e spesso esagerate. Un regalino ai concessionari di slot machines e un bel pò di carbone al Comune cattivo che decide di opporsi al rilascio di licenze per sale da gioco, un aiutino al ricco immobiliare e una punizione sempre sotto forma di letterina ai cittadini, la busta contiene un regalino di nome Tares, di certo non troppo gradito ma comunque confezionato e impacchettato in quel di Montecitorio. Sotto l’albero dovrebbe esserci anche la finta abolizione delle Province e la creazione di altre città metropolitane, le quali potrebbero addirittura costarci di più, ma si sa a Natale son tutti più buoni e quindi meglio non badare a spese, un giorno il favore potrebbe tornar sotto forma di consenso. Non sarebbe la prima volta che si annuncia l’abolizione di qualcosa, lo hanno già fatto nel caso dei rimborsi elettorali, allora perchè non ripeterlo per le Province? La formula è semplice: si fa un annuncio in tv, il giorno dopo campeggiano i titoloni sui principali quotidiani e l’italiano credulone viene disinformato a dovere.

Ma non finisce qui! Siccome la Casta è ingorda e non si ferma, si scopre che dal Piemonte alla Sicilia esistono inchieste sulle spese pazze dei consiglieri, regali “presi in prestito” senza neppure aver mandato la classica letterina a Babbo Natale. Intanto gli italiani hanno il terrore delle lettere e perfino del postino, un tempo grande amico del popolo, oggi è visto come una minaccia, suscita terrore, anche perchè potrebbe anche lasciare nella buca da lettere una classica cartella targata Equitalia, capace di rovinare il Natale a milioni di italiani. La Casta non ha questi timori, ha da poco scampato il pericolo dei “Forconi”, probabilmente avrà gioito per le divisioni interne al movimento e quindi è in procinto di tuffarsi nella classica abbuffata natalizia. Cene, dolci, champagne, vacanze, regali e perfino mutande(saranno rosse per il Capodanno o ancora verdi?), tutto questo sulle spalle degli italiani e alla faccia dei “Grillini rompiscatole”, accusati per giunta di essere alleati di Berlusconi, messaggio(chiaramente falso) che da ore viene lanciato e propagandato da tv e giornali e al quale molti italiani crederanno. Ma se i politici consumeranno chili di panettoni, Letta docet, molti italiani al contrario cercheranno di procurarsi un pasto, magari in famiglia, oppure da amici, quelli più sfortunati(e sono tanti) nelle mense dei poveri. Circa 48 milioni di italiani rimarranno a casa in queste festività, 26 milioni per motivi economici. “Cari politici” fatevi le feste e continuate a mantenere la vostra voracità, molti non vi credono più, altri presto capiranno l’inganno. Mentre voi sarete impegnati a mangiare sulle tavole imbandite e ricche di ogni genere di specialità, sappiate che in Italia molta gente non ha più nulla e da anni non riceve regali da nessun Babbo Natale. Vi raccomando scrivete e parlate agli italiani, poi concludete le lettera o il discorso con questa semplice frase “Buon Natale dalla Casta” e vedrete che anche gli italiani che stavano mangiando, inizieranno ad avvertire un pesante e fastidioso senso di nausea.

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Domenico Varano

Che l’Italia fosse cambiata era noto a molti, ma mai e poi mai ci saremmo aspettati una tale metamorfosi in 20 anni. Sono stati anni lunghi, segnati dal fenomeno del “berlusconismo” e da una profonda crisi economica che ha ridotto il Paese allo stremo. Oggi l’Italia è un paese smarrito, stanco e morente, e qui qualcuno potrebbe accusarmi di pessimismo. Il pessimismo non c’entra niente, è la semplice constatazione della realtà, il Paese è stanco di slogan e di una classe politica incapace e improduttiva, smarrito perchè non ha una guida e una rotta precisa, morente perchè parte del tessuto economico è già seppellito da tempo e ciò che resta è in profonda agonia. L’Italia, uno dei paesi più importanti dell’Europa, è oggi ridotta a un ruolo marginale, costretta a chinar la testa e rispondere sissignore ai diktat di Bruxelles. Il passato è stato burrascoso, spesso si è più discusso dei problemi giudiziari del Cavaliere che di quelli del Paese e oggi i risultati sono evidenti. Non siamo più competitivi, non lo siamo perchè in questi venti lunghissimi anni, nessuno ha deciso di puntare su ricerca e innovazione, due termini sconosciuti al vocabolario della nostra classe dirigente. Che fare a questo punto? Restare nell’eurozona o magari intraprendere una soluzione alternativa? Questo non è chiaro, a deciderlo dovrebbero essere gli italiani, ma la Costituzione  non permette nessun tipo di Referendum a riguardo, tantomeno sul decidere di continuare con l’euro o tornare a essere uno Stato sovrano capace di battere moneta. Intanto la penisola subisce una metamorfosi e pian piano il ricco Nord si sta trasformando in un luogo povero e senza più risorse, il Sud peggiora e addirittura viene sorpassato da paesi come la Bulgaria, che fino a pochi anni fa possedeva un’economia meno solida ed era molto più arretrata di alcune Regioni meridionali.

Oggi non è più così, la metamorfosi è in atto e sta avvenendo anche in Parlamento, tra le forze politiche. Se Forza Italia sembra virare verso un’ idea anti-euro e contro la politica di austerity, il PD continua a seguire e attuare l’agenda che ha la sua cabina di regia in Europa. Per uno strano caso della vita, dopo 20 anni a criticar Berlusconi, a demonizzarlo, oggi il Partito Democratico si ritrova un segretario molto lontano da quell’idea di sinistra europea inseguita per anni e molto più vicino alla figura del primo Berlusconi, per intenderci quello del 94. Si, Matteo Renzi è il prodotto della metamorfosi della sinistra, un giovane politico che non ama i sindacati e che molto spesso dice cose di centrodestra. Lui non ha mai nascosto di voler allargare l’elettorato ed è per questo che oggi è difficile comprendere le differenze tra PD ed ex PDL, sarà anche per questo che l’opposizione più dura, quella del M5S, li definisce il “partito unico”, e in effetti non ha tutti i torti. Ad esempio un partito di sinistra non avrebbe permesso e nemmeno votato la Legge Fornero, Renzi invece la vuol mantenere, non avrebbe permesso il maxi condono ai concessionari di giochi, non avrebbe mai fatto accordi con Berlusconi e non avrebbe mai votato un emendamento che prevede il taglio dei trasferimenti ai Comuni che si oppongono al rilascio di licenze per sale da gioco. Qualcuno dirà che Renzi ha subito detto che si tratta di una ” porcata”, termine molto caro anche a Calderoli, che definì così la legge elettorale Porcellum, quella legge che ancora oggi andrebbe cambiata e che invece ancora non prende forma. La sensazione è che il vecchio gruppo dirigente del PD si diverta a seminare trappole nel percorso del Sindaco di Firenze, il quale oggi fa finta di cadere dalle nuvole, ma che probabilmente non avrebbe detto o fatto nulla se nessuno si fosse accorto di questo vergognoso emendamento. Che futuro ci aspetta? Possiamo riporre speranze in questa classe politica attenta ai forti e cieca verso i deboli? Francamente credo di no e non penso di essere l’unico a pensarla così. Possiamo scegliere due strade: la prima è quella di affidarci a Renzi, volto nuovo di una squadra già vista e rivista in questi 20 anni, la seconda è quella di cambiar squadra e modulo e compiere un cambiamento netto, radicale, provare ad affidare a un nuovo movimento l’onere e l’onore della ricostruzione di un Paese che oggi è in macerie, ed è come se ci fosse stata una guerra, la quale ha prodotto ferite e lacerazioni, talmente evidenti da rendere gli scenari futuri molto nebulosi.

Domenico Varano

Potrebbe esserci anche un voto di fiducia su questa Legge di Stabilità, una pessima legge, la solita minestra insipida che scontenta tutti, da Confindustria ai sindacati. In questi minuti i Capigruppo si riuniscono per  fare il punto  della situazione, ma sembra chiaro che il Governo sia intenzionato a porre la Fiducia. Le opposizioni sono già insorte, un eventuale voto di fiducia andrebbe a blindare il provvedimento, il quale rimarrebbe fermo all’ultima bozza, quella che non piace a nessuno. Sel, Forza Italia, M5S, Lega Nord, sostengono che si tratti di un pacchetto di provvedimenti incapace di dare una scossa all’economia del Paese. La web tax non è stata cancellata, ha subito delle modifiche in nottata ma andava stralciata, produrrà diversi danni al mercato del web, su Tares e IMU hanno combinato un pasticcio, sul cuneo fiscale il Premier Letta ha tradito gli industriali, non bastasse questo sembrano del tutto insufficienti le misure sul lavoro. Insomma si tratta di una “Legge di Stabilità” che cambia poco o nulla, chi ci governa è sempre più attento a rispettare il rapporto deficit/Pil, ce lo chiede l’Europa e guai a disobbedire ai burocrati di Bruxelles!

Intanto mentre Enrico Letta si adira contro il quotidiano di Confindustria “Il Sole 24 Ore”, dimostrando di non gradire le critiche dei giornali e dei giornalisti, in Italia cresce il malcontento e nonostante le previsioni di crescita citate dal Premier, ( crescita dell’1% nel 2014 e probabile 2% nel 2015), un terzo degli italiani è ormai pienamente nell’area povertà e continua a crescere la disoccupazione, vera piaga sociale del Paese. Infatti secondo diversi studi, i disoccupati aumenteranno anche nel 2014 e perciò ci chiediamo da dove arrivi tutto l’ottimismo del Premier Letta. Forconi o non forconi, le richieste di aiuto che vengono dalle piazze vanno sempre ascoltate, sono il segnale di un malessere, purtroppo sempre più crescente e se migliaia di persone scendono in piazza, un motivo dovrà pur esserci. Anche il Cardinale Bagnasco ha invitato i politici ad ascoltare chi protesta, possibile che non ci si renda conto che nel Paese qualcosa sta avvenendo? MES e Fiscal Compact sono trattati sconosciuti alla popolazione, l’informazione in questo potrebbe esser d’aiuto, dovrebbe spiegare alla gente come funzionano, informare il popolo su cosa accadrà nel 2015 per evitare disordini di piazza futuri.

Ma se è vero che la grandezza e la civiltà di un Paese si misurano dall’economia e dalla capacità di accogliere e rispettare i più deboli, l’Italia è messa proprio male. Il trattamento riservato ai malati di SLA e alle loro famiglie va a braccetto con quello riservato agli immigrati di Lampedusa. A Roma gente che si dissangua per rivendicare i propri diritti, a Lampedusa invece nessun diritto, solo scene ignobili e barbare, non degne di un Paese civile. Sarebbero queste le politiche di accoglienza che l’Italia promette da anni all’Unione europea? Basterebbe leggere uno studio di “Save The Children” per capire quanti immigrati, quante donne e quanti minori arrivano sul suolo italiano e quali sono i motivi che li portano a compiere una traversata rischiosa, un viaggio della speranza. Il trattamento riservato agli immigrati nel centro di Lampedusa, è un trattamento vergognoso, disumano, ma un Paese serio non solo non si comporta così come documentato dalle immagini del TG2, ma prende anche provvedimenti, assieme all’Europa, la quale non deve nascondersi e deve collaborare nelle politiche sui flussi migratori. Non vogliamo più rivedere scene da lager, l’Italia torni a essere un Paese civile, faccia un salto in avanti in tutti i sensi e cambi strada, quella intrapresa non è quella giusta e ci condurrà in un tunnel buio e senza via di uscita.

Domenico Varano

Prima di parlare di economia e dell’attuale situazione dell’Italia e degli italiani, è doveroso riportare un pensiero di qualche mese fa, non mio ma di Papa Francesco, il quale diceva: “Quello che comanda oggi non è l’uomo ma il denaro. Se qui muore una persona in piazza, se muoiono di freddo i senza tetto, se in tante parti del mondo non hanno da mangiare, tutto questo non è notizia, sono cose che rientrano nella norma, ma l’abbassamento di dieci punti nelle borse, quella si che è considerata una tragedia”. Dopo queste parole pronunciate da Papa Bergoglio, non ci sarebbe altro da aggiungere, ma nel mio piccolo tenterò di far comprendere il mio pensiero. Quando il capo della Chiesa pronuncia determinate frasi, attua un’opera di cambiamento radicale senza lasciare nulla al caso, dimostra seriamente di voler dare una sterzata al sistema ecclesiastico, fino a poco tempo fa investito da enormi scandali che hanno finito con l’allontanare i fedeli dalla casa di Dio, un luogo sacro che negli ultimi anni è stato offuscato da vicende che nulla hanno a che fare con i messaggi che la Chiesa cattolica dovrebbe diffondere. Il Papa si è messo in discussione, ha cambiato un sistema secolare e ha condannato coloro i quali avevano gravemente ferito un’istituzione e un punto di riferimento conosciuto in tutto il mondo.

La politica è riuscita ad attuare un cambiamento? La risposta è semplice, assolutamente no. Gli scandali e l’incapacità della maggior parte degli esponenti politici è sotto gli occhi di tutti. Dai Comuni alle massime istituzioni, di cambiamenti ne sono arrivati pochi, questo i cittadini lo percepiscono ed è questo il motivo che li porta ad associare l’intera classe politica a un sistema che in modo sprezzante viene definito “casta”. Come è possibile ignorare i segnali che arrivano dalle piazze? Siamo sicuri che la stabilità alla fine paghi? Abbiamo un piano B nel caso le politiche di austerity fallissero miseramente ? Domande che personalmente ritengo lecite e che purtroppo non hanno ancora conosciuto risposte. Con tutto l’ottimismo che mi contraddistingue, non riesco a comprendere quali siano i motivi che fanno si che tutte le istituzioni si ostinino a continuare a suonare le note impresse sullo spartito, quelle  note stonate che producono una parola, la quale si sta diffondendo sempre di più, povertà. I dati offerti oggi dall’ISTAT sono preoccupanti, si sta consumando una tragedia economica, forse sarebbe opportuno definirla “economicidio”, che sta falcidiando così come fanno i virus, la stragrande maggioranza della popolazione italiana ed  europea. La Chiesa e Papa Francesco sono a conoscenza di questi dati, non hanno bisogno di attendere gli studi ISTAT perchè da tempo le mense allestite dalla “Caritas” sono piene, non solo di extracomunitari ma anche di italiani, soprattutto pensionati, costretti a consumare un pasto caldo al di fuori delle mura domestiche a causa delle loro condizioni di indigenza economica.

È per questo che oggi non comprendo il discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica, lo trovo lontano dai cittadini, troppo distante dai bisogni del Paese. La stabilità serve se l’economia riparte, i dati attuali non dimostrano nessun miglioramento. Il Paese sta morendo di austerity e stabilità, mentre tutto traballa e si sta scatenando un terremoto sociale, al chiuso dei Palazzi si discute di stabilità e di riforme. Renzi ha chiesto 12/15 mesi per portare avanti le riforme, lo ha detto a Letta e hanno sancito un patto, un patto che è tra di loro e che probabilmente ignora la reale condizione dell’Italia. Francamente ritengo che restare ancorati a un sistema in nome della stabilità sia un errore grave, se stabilità significa arroccarsi e difendere privilegi e regalie, io non ci sto. Abusare del termine stabilità per impaurire la gente, raccontandogli che un voto democratico farebbe precipitare il paese in miseria è senza dubbio discutibile. La sensazione che ho è che il Governo faccia un pò come Penelope, di giorno tesse la tela e la notte la disfa, in modo consapevole, per non muoversi dalla situazione di stasi in cui si trova, perchè diciamocelo chiaramente   la legge elettorale non viene fatta perchè non si vuole andare al voto, se si facesse non ci sarebbe più la possibilità di dire no alle elezioni, alla volontà del popolo, alla sovranità popolare, si quella svenduta all’Europa in nome della stabilità.

Domenico Varano

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Le proteste e le piazze calde di questi giorni non mi hanno per nulla stupito. Sebbene nei presidi e nei cortei ci sia stata qualche infiltrazione di violenti e facinorosi, la base della protesta è cospicua e variegata. Per comodità televisiva si sente spesso parlare del “Movimento dei forconi”, ma c’è da dire che i presidi di questi giorni e le proteste organizzate, fanno parte della manifestazione denominata “9 Dicembre”, una data e uno slogan che ha come obiettivo la classe politica italiana, in toto, ritenuta incapace e parassitaria, la vera causa del disastro economico italiano. In effetti chi ci governa ha dimostrato di avere grossi legami con gruppi finanziari e multinazionali, di avere comunque sempre a cuore il bene dell’Europa e un pò meno quello dell’Italia e soprattutto degli italiani. Se l’Italia versa oggi in una devastante situazione economica, le responsabilità vanno di sicuro date a chi ci ha governato per anni, ma soprattutto alle politiche economiche adottate negli ultimi periodi. La strada intrapresa dal Governo Monti prima e da quello Letta oggi, tiene conto solo delle politiche di risanamento e inasprisce la pressione fiscale del Paese, facendo si che l’Italia sia una tra le nazioni europee con la tassazione più alta. L’aumento dell’IVA non ha prodotto i risultati previsti, anzi ha diminuito il gettito, ha fatto calare ancor di più i consumi e devastato l’intero settore commerciale. Commercianti e piccole e medie imprese soffrono, se cala la richiesta è chiaro che viene meno il lavoro, se cala il lavoro aumenta la richiesta di ammortizzatori sociali e dunque la spesa sociale. Ma se un operaio è parzialmente tutelato da una serie di ammortizzatori sociali, chi tutela i lavoratori autonomi? La risposta è semplice, nessuno. Servono pertanto risposte, basta slogan e basta promesse elettorali, si deve partire dalla riduzione della spesa pubblica, poi gradualmente va detassato il regime di tassazione delle imprese, il costo del cuneo fiscale è insostenibile. Poi si passi alla lotta all’evasione fiscale, non da intendersi come quella del controllo dello scontrino fiscale ai piccoli esercizi (ben venga! ) ma si facciano controlli seri anche nell’alta finanza e in settori che oggi vanno a ingigantire quella stima paurosa dell’evasione fiscale che sembra toccare la quota di 200 miliardi all’anno. Chi di competenza vada in Europa e si sieda a ridiscutere i trattati firmati, MES e Fiscal Compact, trattati demenziali firmati da pochi, trattati che però produrranno danni su molti. Serve una nuova ricetta economica, per creare benessere bisogna creare lavoro, basta austerity e basta stritolare la popolazione, altrimenti i focolai di protesta aumenteranno, la gente è esasperata e ha perso la fiducia e un Paese sfiduciato e governato da una classe politica incapace, è solo destinato a morire.

Domenico Varano

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Ricordate il battibecco tra il Premier Letta e il Vice Presidente della Commissione europea e Commissario per gli affari economici e monetari Olli Rehn? A quanto pare sembra che l’ex calciatore finlandese e “bacchettatore” ufficiale del Governo italiano abbia ragione. I conti pubblici italiani non sono proprio in ordine, tanto che poche ore fa l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha rivisto al ribasso le stime di crescita del nostro paese. Infatti secondo i dati pubblicati nello studio redatto dall’agenzia, l’economia italiana dovrebbe crescere dello 0,4% rispetto alle stime del Tesoro che prevedeva un +1,1%, lo 0,7% dell’Ue e Istat e lo 0,6% dell’Ocse. Dati rivisti come al solito al ribasso,che fotografano una difficoltà di crescita nell’eurozona, con un’economia italiana che arranca. Standard & Poor’s sottolinea che “L’euro forte penalizza paesi come Francia, Spagna, Italia e Portogallo”, specie nell’export, mentre favorisce l’economia della Germania che si basa prevalentemente sull’importazione di materie prime, poi lavorate  e trasformate in prodotti di alto valore aggiunto. Ancora una volta l’Italia ne esce penalizzata, a godere è la solita Germania che cresce alle spese degli altri paesi della zona euro. La situazione è insostenibile e sarebbe opportuno che il nostro Governo invertisse la rotta, così oltre a impattare, la nave rischia di affondare. Lo “Schettino” di turno potrebbe essere il nostro Ministro dell’economia, coadiuvato dalla ciurma guidata da Capitan Letta.

La nave Italia è in piena tempesta, la popolazione inizia a ribellarsi e l’austerità di questi anni sta provocando una evidente disgregazione del tessuto sociale. I conti non tornano, specie nelle famiglie italiane dove si fatica ad arrivare alla seconda settimana del mese, altro che fine mese! Vogliamo ancora continuare a scherzare con il fuoco? È così difficile invertire la rotta e cambiare comandante e ciurma? Domande, semplicissime domande da rivolgere agli italiani, i quali ogni volta che decidono di andare a votare sognano di essere in crociera, per poi accorgersi dopo pochi mesi che la nave sta andando a impattare contro un gigantesco iceberg, proprio come accadde al celebre Titanic. Dopo l’impatto molti morirono, furono inghiottiti dal mare, altri rimasero a galla e furono salvati per miracolo, riportando però in seguito le ferite e il trauma che li accompagnò per tutta la loro esistenza. Presidente Letta, i conti non tornano, dichiari l’abbandono nave e lasci il timone a un nuovo Comandante, usi l’ultima scialuppa di salvataggio e si faccia da parte, prima che questo paese sprofondi e che la nave Italia affondi. Infine un pensiero va rivolto a chi oggi non ha una meta e non sa dove andare, la migliore occasione per citare un grande filosofo, Seneca, il quale affermava:”Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, sottolineando la necessità di avere una meta chiara per poterla raggiungere favorevolmente, ecco gli italiani scelgano una meta e poi con un vento favorevole, quello del cambiamento, sarà semplice raggiungerla.

Domenico Varano

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La lunga giornata di Enrico Letta si conclude in serata con una nuova fiducia al suo Governo, fiducia scontata ma ottenuta in una giornata ad alta tensione. È un Premier diverso quello che si presenta in mattinata a Montecitorio, agguerrito e aggressivo, a tratti nervoso, specie quando ingaggia un “duello verbale” con la parte più dura dell’opposizione, quel Movimento Cinque Stelle a cui Letta chiede in modo sprezzante di non votare la fiducia, perchè populista. Il duello verbale tra Letta e Nuti rimarrà di certo nella storia, quel “faccia di bronzo” esclamato dal parlamentare grillino non è andato proprio giù al Presidente del Consiglio. In seguito ci penserà il Deputato Alessio Villarosa a rincarare la dose, accusando Letta e la maggioranza di non aver mantenuto nessuna delle promesse fatte ai cittadini, dall’abolizione delle Province all’abolizione dei rimborsi elettorali, passando per la mancata abolizione dell’IMU che cambia nome ma che in sostanza resta. M5S, Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Sel, decidono di non votare la fiducia a questo Governo, ritenuto acefalo e delegittimato, l’espressione di una partitocrazia lenta e disperatamente arroccata alla poltrona. Si va avanti, si gioisce per una crescita zero e si punta il dito contro il dilagare del populismo.

Non ci siamo, il problema è un altro ed è piuttosto serio. Se nel paese esiste rancore e rabbia, un motivo ci sarà, qualcuno avrà alimentato il fuoco delle proteste e quel qualcuno oggi finge di non vedere i problemi della quotidianità, quelli che oggi la gente esasperata porta in piazza. Il Presidente Letta non faccia come fanno gli struzzi, non nasconda la testa sotto la sabbia, quella gente che oggi infiamma le strade e blocca l’Italia, non è altro che il tessuto sociale italiano che pian piano, anno dopo anno è andato disgregandosi. Ottenere la fiducia in Parlamento è un fatto numerico e politico, ottenere quella dei cittadini è ancor più importante. Oggi la maggioranza degli italiani vive in condizioni di vita disagiate, si sono acuite le diseguaglianze sociali e sono risorte nuove tensioni che non si vedevano da anni. La causa generante queste proteste è nota a tutti, la politica dell’austerity è la principale responsabile ed è inutile nasconderlo, oramai anche i bimbi lo hanno capito. Si faccia una legge elettorale decente e si torni al voto, non si tenga in piedi un esecutivo solo per il gusto e l’ostinazione di arrivare al semestre europeo, potrebbe essere troppo tardi e il popolo potrebbe non reggere questa scelta. Concludo dicendo che il Presidente Letta avrà ottenuto la fiducia dalle Camere, ma da tempo ha perso quella degli italiani, i quali non ne possono più e chiedono un vero cambiamento e non le solite operazioni di facciata.

Domenico Varano