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Confesercenti ha diffuso in queste ore un dato che ha stupito tutti e fatto parecchio clamore. Secondo un sondaggio effettuato da SWG, gli italiani non avrebbero gradito il provvedimento dell’anticipo del TFR in busta paga. Solo il 18% dei dipendenti vorrebbe avere il trattamento di fine rapporto in maniera anticipata, una piccola minoranza che ha allarmato e non poco il Ministro Padoan, che dal gettito della tassazione sul Tfr contava di ricavare circa 2,5 miliardi. Se i dati forniti da Confesercenti venissero confermati il Governo avrebbe un ammanco di 1,5 miliardi alla voce “Gettito da anticipo Tfr”. Un problema serio, che potrebbe essere risolto e tamponato attraverso l’uso delle clausole di salvaguardia. Il provvedimento inserito in Legge di Stabilitá ha come obiettivo quello di fornire maggiore liquidità ai cittadini, i quali secondo le ipotesi del MEF andrebbero poi a spendere il surplus ottenuto in busta paga. Tale ipotesi potrebbe però essere smentita, infatti non vi è certezza che l’utilizzatore finale usi l’anticipo per fare consumi. Molti dipendenti hanno già dichiarato che lo userebbero principalmente per pagare vecchi debiti, o nella migliore delle ipotesi per aprire un fondo pensione integrativo (29%). Da ricordare che la tassazione sui fondi pensione è aumentata recentemente, passando dal 12,5% al 20%. Il centro studi dei consulenti del lavoro, ha però voluto dare un parere su questo provvedimento, bollandolo come una misura pericolosa, misura che potrebbe incidere negativamente sul sistema pensionistico. A riguardo vi invito a leggere il parere dei consulenti del lavoro, lo trovate a questo link: http://www.consulentidellavoro.it/files/PDF/2014/FS/Parere_3_2014.pdf . Il Direttore esprime un parere negativo, soprattutto in ottica futura, andando a sottolineare il fatto che le pensioni future potrebbero essere piuttosto misere. Alla luce di quanto si evince dallo studio, non vi è alcuna convenienza a chiedere un anticipo di Tfr in busta paga, anche perché avere dei soldi oggi potrebbe creare serie criticità ai trattamenti pensionistici di domani. Insomma, uno spot pubblicitario del Governo Renzi, prontamente smascherato dagli stessi cittadini che lo hanno sonoramente bocciato.

Alluvione,Genova.

Alluvione Genova.

L’alluvione che ha colpito Genova ha ferito nuovamente quella parte del paese che già nel 2011 aveva avuto ingenti danni a causa dell’esondazione del Bisagno. Chi conosce Genova sa perfettamente come é fatta e quanto si sia abusato con la cementificazione, dunque non sorprende il fatto che la natura si sia ripreso il proprio spazio in modo violento, con forza quasi inarrestabile. Sorprende invece l’incapacità dell’amministrazione comunale genovese, la quale non solo non è stata in grado di lanciare l’allarme, ma ancora oggi non è in grado di coordinare sufficientemente la macchina dei soccorsi. I genovesi hanno denunciato enormi ritardi e l’assenza di aiuti e soccorsi in molti quartieri della città. La Protezione Civile ha fatto sapere che i mezzi e i fondi messi a disposizione, al momento non sono sufficienti a risolvere le criticità del capoluogo ligure, ragion per cui si è innescato quel fantastico meccanismo della solidarietà che in questi casi assume un valore importantissimo. Gruppi di giovani e meno giovani, da più di 48 ore spalano il fango dalle cantine e dai negozi, sono gli angeli del fango, persone straordinarie che da 2 giorni lavorano in modo incessante, senza che nessuno li abbia chiamati. In città si respira un’aria pesante, la cittadinanza é molto arrabbiata con il Sindaco Doria, lo è in generale con la classe politica, ancora una volta assente ingiustificato. Sotto accusa oltre a Doria ci sono il Presidente della Regione Liguria Burlando e il Governo Italiano. In questi anni è stato fatto molto poco per prevenire esondazioni e criticità del territorio, dimenticando l’annoso problema del rischio idrogeologico nel territorio ligure. Il Bisagno provoca danni dal 1970, ma gli interventi compiuti per metterlo in sicurezza si sono dimostrati insufficienti. Il popolo genovese è stato ferito profondamente, la politica abbia almeno un sussulto di dignità e faccia il suo, faciliti la ricostruzione e gli interventi di messa in sicurezza del territorio, lo faccia sul serio, non a parole, perché la gente è stufa e si sente presa in giro dalle istituzioni.

PS: Mi sento genovese d’adozione, dunque esprimo la mia totale solidarietà al popolo ligure. Onore a Genova e ai genovesi !

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Le vicende politiche di questi giorni farebbero pensare a una dura opposizione della minoranza PD in parlamento nelle prossime 24 ore. Il pacchetto lavoro che Renzi vuole approvare Mercoledi, non piace alla minoranza democratica, tantomeno ai sindacati che sono già in agitazione e minacciano lo sciopero generale. Ma queste proteste sono vere? Ci possiamo fidare dei vari Fassina,Civati, Cuperlo,Bersani? La risposta è no. Le proteste e le critiche messe in scena in queste settimane, non sono altro che l’ultimo sussulto di una parte della vecchia dirigenza ex DS che oggi sembra non avere le forze e i mezzi per contrastare il nuovo corso Renziano. La maggior parte degli attori coinvolti in questa grande pantomima, sono politici asfaltati dal rottamatore, che nonostante continui a far disastri,ha deciso di proseguire per la sua strada. Non sappiamo se il pacchetto lavoro migliorerá la situazione occupazionale del paese, ma sappiamo per certo che molti senatori non avranno il coraggio di votare in disaccordo. Il motivo è piuttosto semplice, non perdere la poltrona. Nessuno dei “vecchi democratici” avrá la forza di opporsi agli ordini di Renzi, è troppo grande la voglia di mantenere il comodo sedile in parlamento e di strappare al segretario un posto in lista per le prossime elezioni. Questa realtà è molto triste, ma rappresenta perfettamente la nostra classe dirigente, sempre più dedita alla difesa dei propri privilegi e lontana anni luce dal paese reale. Morale della favola, tutti voteranno secondo le disposizioni date dal partito, i disobbedienti saranno al massimo 3 o 4.

Ma in questa opposizione al piano lavoro del premier, che ruolo hanno i sindacati? Molto semplice, i sindacati si sono arroccati in difesa dell’articolo 18, non perchè volevano combattere e riprendere la lotta che dovrebbe impedire lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, ma perchè hanno compreso che se cade questo totem, a essere penalizzati saranno anche loro e non solo i lavoratori. Perchè? Il motivo è semplice e proveró a spiegarlo senza mezze parole. Il sindacato ha capito che Renzi tende a scardinare il loro sistema, hanno fiutato il rischio di perdere migliaia di tesserati e dunque hanno provato a giocare la minaccia dello sciopero generale. Quello che é certo è che il prezzo più alto lo pagheranno come al solito i lavoratori, già in difficoltà a causa di salari troppo bassi e tartassati da una serie di balzelli che il Governo ha previsto. L’incontro Renzi-sindacati servirá a poco, il Premier ha già promesso all’Europa la riforma, non importa come sarà, per lui conta solo farla. Per l’ennesima volta un Presidente del Consiglio cede alle pressioni della Commissione europea e alle politiche della BCE, non è un caso, ma è un piano ben studiato che si è servito di attori illustri: Monti,Letta, ora Renzi, tutti accomunati da un unico fine, ossia favorire i grandi gruppi di potere europei e l’alta finanza. Il peggio però deve ancora venire.#sapevatelo

Da piccolo mi hanno insegnato che la democrazia è una forma di governo dove il popolo esercita un potere, quello di scegliere mediante il voto chi mandare in Parlamento, il cosiddetto rappresentante nelle istituzioni. Alle 19:43 di ieri la democrazia è morta, uccisa dalla decisione del Presidente della Camera Laura Boldrini, la quale ha deciso di impedire alle opposizioni di svolgere il ruolo fondamentale di controllo, quello di rappresentante delle minoranze. La decisione di mettere il bavaglio ha provocato la reazione immediata dei deputati di Fratelli D’Italia, del Movimento Cinque Stelle e di qualche leghista. Il Governo messo alle corde dall’ostruzionismo grillino, ha deciso di concludere la giornata nel peggiore dei modi, offendendo ancora una volta il Parlamento. In seguito alla decisione del Presidente Boldrini di attuare la “tagliola”, alcuni esponenti penta stellati e di Fratelli D’Italia hanno occupato i banchi del Governo. Si è scatenata una bagarre in aula, con i commessi impegnatissimi a placare l’ira dei grillini. Sono stati esposti dei cartelli con su scritto “corrotti”, e alcuni deputati si sono messi un bavaglio in bocca in segno di protesta. In questo caos, il questore d’aula Dambruoso, appartenente a Scelta Civica, ha colpito violentemente al viso la deputata del M5S Loretta Lupo.

Si tratta di un gesto gravissimo, un uomo che picchia una donna, un rappresentante delle istituzioni che dovrebbe mantenere l’ordine e gestire certe situazioni calde, ha assunto invece il ruolo di picchiatore. La deputata è stata costretta a ricorrere alle cure mediche e chi l’ha vista racconta di un occhio gonfio e tumefatto. Lo schiaffo di Dambruoso farà certamente male, ma farà più male il Decreto licenziato e convertito in legge. Il Governo ha pensato bene di regalare 7,5 miliardi a Banca d’Italia, regalando di fatto soldi pubblici, dei cittadini, anche alle banche private che detengono quote azionarie riferibili a Banca d’Italia. A far più rabbia è il modo in cui è stato concepito il testo del Decreto, nel quale erano contenute anche le misure che impediranno di pagare la seconda rata Imu. Il trucco è semplice, inserendo nel decreto i 7,5 miliardi alle banche e la copertura Imu, si attua un ricatto alle opposizioni. Se il decreto fosse decaduto, oltre ad affossare la parte del provvedimento legato alle banche, gli italiani avrebbero dovuto pagare la rata Imu. Un modus operandi truffaldino, un sistema usato per ricattare e mettere in cattiva luce l’operato parlamentare delle opposizioni, che invece suggerivano lo scorporo dei due provvedimenti.

Il PD e chi sostiene il Governo ha deciso di fare il regalo alle banche e Roberto Speranza capogruppo del PD alla Camera, a Rai News ha rilasciato dichiarazioni non veritiere, sconfinando nella demagogia e accusando il M5S di voler far pagare l’IMU. Speranza dimentica che il M5S vuole l’abolizione di IMU e mini IMU e che le coperture potevano essere reperite facendo versare la multa alle concessionarie del gioco, multa che pian piano si è assottigliata, forse perchè nessuno ha avuto la forza di far rispettare le regole. Cantare “Bella ciao” è sempre un qualcosa di nobile, solo che il gruppo PD oggi ha emesso suoni stonati e non in sintonia con i principi democratici. Più che “Bella ciao” io avrei proposto di intonare “Banca ciao”, perchè  la banca non c’è più, come non ci sono più i 7,5 miliardi degli italiani e milioni di voti andati in fumo in seguito a questa “porcata”. Riepilogando: la democrazia è morta, Fiat non è più italiana, le buste paga diventeranno polacche e l’Italia da oggi è più simile a una dittatura. Porca boia se non è morta la democrazia!

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La parola elezioni rimbomba da giorni nei palazzi romani, chi conosce bene il Cavaliere racconta di un Berlusconi ringalluzzito e felice per i dati che vengono dai sondaggi che lui studia e interpreta positivamente. La scissione con Alfano non ha dato grossi problemi a Forza Italia, in crescita nelle rilevazioni dei vari istituti sondaggistici, ma comunque ancora molto distante dall’epoca d’oro del passato recente. Il PD e il M5S sono anch’essi in crescita, a quanto pare l’elettorato si è radicalizzato. C’è però un dato che preoccupa sia Renzi che Silvio Berlusconi, quello della tenuta dell’elettorato pentastellato. Gli elettori “grillini” sembrano essere molto soddisfatti dell’atteggiamento tenuto dagli eletti in Parlamento e a quanto pare la speranza di erodere consenso a Grillo, ribadita ad alta voce sia dall’ex senatore che dal Sindaco/Segretario in questi giorni, andrà delusa. Nonostante la crescita del PD dovuta all’effetto primarie, il centrosinistra oggi  avrebbe vita dura a vincere nettamente le elezioni e questo preoccupa molto, anche perchè il nemico Berlusconi sembra ancora in grado di dare l’ultimo colpo di coda e la distanza tra le due coalizioni è ancora minima. C’è chi giura che le prossime elezioni verranno decise dagli astenuti e dagli indecisi, ma c’è anche chi sostiene che altri eventi potrebbero far mutare notevolmente lo scenario elettorale. Uno di questi eventi potrebbe essere la possibilità che Berlusconi non prenda parte alla prossima campagna elettorale. Il Cavaliere ha fatto domanda e scelto i servizi sociali, ma il giudice di sorveglianza potrebbe anche impedirgli di muoversi liberamente e svolgere la consueta campagna elettorale, spesso fatta di maratone televisive a cui Silvio non potrebbe più partecipare in caso di diniego da parte del Tribunale.

Accadesse questo, FI sarebbe decapitata e perderebbe il vero leader, colui il quale conserva il consenso. Spostandoci a sinistra si intravede già qualche crepa. Matteo Renzi non ha idea di come si gestisca una Segreteria di partito, per lui si tratta solo di un passaggio dovuto, il vero obiettivo è quello di salire a Palazzo Chigi. I toni da toscanaccio e le battutine da show man, hanno già provocato mugugni e malumori, perfino qualche dimissione, e non tutte le correnti sembrano gradire gli attuali atteggiamenti del Sindaco di Firenze. Certo, a Renzi va dato il merito di aver rivitalizzato un partito quasi sepolto e in frantumi, ma per dirla alla Cacciari, Renzi se ne frega dell’unità e le sue punzecchiature potrebbero creare dei sismi di una certa portata all’interno del PD. La sensazione è che Matteo punti alle elezioni, in fondo in questo momento lo spread è ai minimi storici, il rischio di una campagna elettorale non spaventa nessuno, gli elettori spingono per il voto in primavera e tutti gli economisti e le associazioni di categoria chiedono un cambio di passo. Questo Renzi lo sa, lo percepisce e lo capisce, fiuta l’obiettivo voto anticipato e come un predatore insegue la preda da dilaniare. Renzi però non ha ancora lo scettro in mano e non tiene conto che il vero re é Giorgio Napolitano. Il regista guida l’esecutivo dal Quirinale, stoppa i contestatori e per difendere Enrico Letta sbandiera lo spettro e l’incubo del populismo. Napolitano pur di portare a termine il suo disegno, fatto di larghe intese e stabilità, é pronto a blindare il Governo Letta, da giorni bombardato dal fuoco amico. Renzi innesca le mine e Napolitano le disinnesca, in mezzo c’è il soldato Letta, che intorno a sè ha uno scenario da dopoguerra. L’Italia è in macerie dal punto di vista economico, non c’è più tempo da perdere, la guerra dei sondaggi è ripartita e presto si assisterà alla battaglia finale, uno contro l’altro, a colpi di haschtag, a colpi di battute il tutto volgerà al termine e alla fine ne rimarrà solo uno.

fonte foto: http://www.lanostratv.it

Domenico Varano

L’Istat mercoledì diffonderà i nuovi dati sul tasso di disoccupazione e c’è da aspettarsi un ulteriore aggravamento della situazione occupazionale del Paese. Detto questo é quasi certo che a pagare il prezzo più alto saranno i giovani, sprofondati ormai nel dimenticatoio e poco tutelati da un Governo debole e piuttosto litigioso. Se é vero che la befana porta il carbone ai bimbi cattivi e i doni a quelli bravi, gli italiani devono essere un popolo di bambinoni e cattivoni, perchè a quanto pare vi saranno una serie di aumenti a pioggia. Il grido di allarme delle associazioni di categoria é stato ignorato, le famiglie ormai stremate da una tassazione soffocante, dovranno ancora stringere i denti perchè tra i tanti doni dell’esecutivo ci saranno ancora tasse e aumenti. I primi aumenti ci saranno sui pedaggi autostradali, al Nord sono previsti rincari salati, aumenteranno i servizi postali, la luce, il gas, la benzina e il diesel e a quanto pare anche i tabacchi e determinati prodotti associati alle sigarette elettroniche. Sono già aumentate considerevolmente le imposte sui rifiuti, la Tares è stata una mazzata, potrebbero anche aumentare le imposte sulla casa, imposte che al momento generano confusione e terrorizzano gli italiani che infatti non spendono. I consumi sono calati drasticamente, e cala anche  la fiducia degli investitori stranieri che nonostante lo spread basso, scelgono la vicina Spagna, ritenuta più affidabile. Standard & Poor’s ha assegnato all’Italia una tripla B, le agenzie di rating non ci accordano tanta fiducia e infatti rilevano una fuga degli investitori e sottolineano che il Paese è a rischio deflazione. E gli italiani cosa fanno? Gli italiani in questi giorni cercano di non pensare all’economia, ma di certo sanno bene che i rincari toccheranno anche il loro portafoglio e ciò farà calare ancora il cosiddetto potere di acquisto.

Sia chiaro che il messaggio da far passare é quello che le tasse vanno pagate, ma la domanda che mi pongo é piuttosto semplice, siamo sicuri che gli italiani siano in grado di pagarle? Non lo so, magari qualcuno stringerà i denti e verserà il tutto, altri invece inizieranno a far parte di quella fascia di cittadini che lo Stato identifica come “evasori fiscali”. A proposito di evasori fiscali, vorrei ricordare una frase pronunciata dal dimissionario Vice Ministro Stefano Fassina, il quale qualche mese fa in tutta onestà affermò: “Non credo che tutti coloro i quali non pagano le tasse non le paghino perchè non vogliono, spesso si evade anche per necessità e per sopravvivere”. Appunto, evadere per sopravvivere, insomma per non morire di fame. Il carico fiscale si abbatte sulle famiglie italiane in modo del tutto esagerato, oggi solo il Belgio ha una tassazione superiore alla nostra, ma i servizi offerti ai belgi sono nettamente superiori rispetto a quelli offerti dalla Repubblica Italiana. La sensazione é che molte tasse che noi paghiamo (più che una sensazione è una certezza) vadano a finanziare una serie di enti inutili e del tutto improduttivi, tenuti in piedi solo esclusivamente come laboratori elettorali, insomma solo per avere consensi. I nostri politici non si stanno più rendendo conto che la società è cambiata e che oggi le bugie hanno le gambe corte. La tecnologia e l’uso dei social network, permette di condividere informazioni e scambiare velocemente opinioni, l’accesso è spesso semplice e immediato e internet rappresenta una finestra sul mondo.

La politica é ampiamente condizionata da questo nuovo modo di comunicare e l’elezione stessa di Barack Obama a Presidente degli Stati Uniti, dimostra quanto possa essere fondamentale e decisivo il sistema informativo dei social network. Spesso però i politici eccedono nell’uso e l’utilizzo scade tipicamente in propaganda elettorale, tradotto significa che alle frasi a effetto spesso non seguono i fatti. Sono attese nelle prossime settimane nuove proteste, torneranno a farsi sentire i “forconi” e scenderanno in piazza diverse sigle sindacali, insomma la situazione economica e sociale é molto simile a una polveriera pronta a esplodere da un momento all’altro. Infine vorrei sottolineare un episodio fastidioso, forse dovrei dire episodi fastidiosi perchè si sono moltiplicati con il passare delle ore, mi riferisco agli insulti all’Onorevole Bersani e ad alcune frasi lette sulle pagine web dei principali quotidiani nazionali. Pierluigi Bersani è stato colpito da un aneurisma celebrale ed é stato sottoposto a un intervento chirurgico che si é concluso alle 22 di ieri, tecnicamente riuscito e che lo pone per 24/48 ore in prognosi riservata. Augurare la morte o insultare un avversario politico, non è cosa da Paese civile, chiunque abbia compiuto un atto del genere, non importa di che colore politico sia, ha compiuto un errore e un gesto che personalmente definisco inqualificabile. Bersani in questi anni ha compiuto errori, il PD ha spesso creato danni irreparabili e spesso finto di fare opposizione, va bene l’odio verso il sistema politico ma a tutto c’è un limite. Che la classe politica abbia fallito in toto è sotto gli occhi di tutti, ma questo non autorizza nessuno a insultare un esponente politico in pericolo di vita, tantomeno autorizza i media a speculare su una vicenda che riguarda la salute dell’uomo Bersani, a cui rivolgo personalmente un in bocca al lupo, pur essendo distante dalle sue ideologie politiche.

fonte foto: http://www.noi.caserta.it

Domenico Varano

L’informazione  in queste ore ha dato ampio spazio all’argomento spread, sottolineando con entusiasmo il raggiungimento di  un differenziale Btp/Bund  inferiore ai 200 punti, con tassi di interesse pressoché stabili ma certamente non ancora del tutto ottimali. È ripreso pertanto il dibattito sull’importanza dello spread e quasi tutti i sostenitori delle politiche di austerità hanno rilasciato dichiarazioni trionfalistiche, sottolineando in particolare la possibilità di risparmiare miliardi di euro che altrimenti avremmo dovuto pagare in interessi. Quando Silvio Berlusconi fu costretto a dimettersi nel Novembre 2011, lo spread nel momento di massima crisi raggiunse i 580 punti, un valore enorme che se fosse rimasto invariato ancora per poco, secondo alcuni economisti avrebbe portato il Paese al default. Il resto è storia recente, Monti subentrò a Berlusconi e si formò un Governo tecnico appoggiato da un’ampia maggioranza (un anticipo di larghe intese), che ancora oggi non riscuote grande simpatia, come del resto l’attuale esecutivo che probabilmente ha ormai raggiunto il grado massimo di impopolarità. Sia chiaro che lo spread ha cambiato poco nell’economia reale e un grido di allarme é stato lanciato nella giornata di ieri da Federconsumatori. Secondo i dati raccolti dall’osservatorio nazionale Federconsumatori, i dati Istat sull’inflazione sarebbero sottostimati e darebbero una fotografia irreale dell’attuale situazione economica. Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti sottolineano che: “La crescita pressoché incontrollata di prezzi e tariffe, unita al progressivo peggioramento delle condizioni economiche dei cittadini, ha fatto letteralmente crollare i consumi, con un calo dell’ 8,1% equivalente a 60 miliardi di euro”. Nel comunicato consultabile sul sito http://www.federconsumatori.it si legge anche un accorato appello: “Le famiglie non ce la fanno più! Occorre intervenire al più presto avviando un piano di rilancio per l’occupazione e la crescita”.

In effetti appare abbastanza evidente che il problema principale sia quello della disoccupazione, la quale si attesta al 12,4 % e raggiunge addirittura una percentuale superiore al 40% tra i giovani. Per ora non si vedono soluzioni in grado di invertire i trend negativi, ma aspettiamo fiduciosi (per la verità poco) la scossa tanto sbandierata dal Premier Enrico Letta che oggi ancora latita. Si fa poco per aiutare le imprese a creare lavoro, gli imprenditori denunciano da tempo una tassazione eccessiva, che definiscono da cappio, che unita alla crisi, ha prodotto un disastro senza precedenti, paragonabile allo scenario economico dell’immediato periodo post-bellico. Non si tratta di frasi scritte per impressionare, ma delle riflessioni del Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, particolarmente critico nei riguardi della ricetta economica del Governo Letta. Intanto le opposizioni che da tempo giudicano insufficienti le misure economiche, sono sotto attacco mediatico. Non c’è giorno in cui non si leggono critiche o peggio falsità sulle forze di opposizione. Particolarmente bersagliato é il Movimento Cinque Stelle, ma non mancano colpi bassi anche nei confronti della Lega Nord e di Sel. I pentastellati e i leghisti stanno attuando un’opposizione durissima, preparando al meglio la campagna elettorale per le elezioni europee e mettendo soprattutto in evidenza gli errori grossolani compiuti dal Governo e sottolineando gli scarsi risultati dello stesso. L’attacco contro M5S e Lega é il chiaro segnale che l’Europa teme un fronte anti euro, fronte che anche in Francia sta riscuotendo consensi, grazie a Marie Le Pen e che nel Regno Unito ha in Nigel Farage il principale interprete. La vera partita si gioca sull’economia, non sulla legge elettorale. Presentarsi alle prossime europee con risultati insufficienti, per le forze politiche al governo sarebbe un dramma, il rischio di subire una pesante sconfitta sarebbe elevatissimo ed é per questo che si spinge molto sul tema del populismo e dell’antisemitismo. Creare degli spauracchi ed evocare determinati periodi storici, serve a distogliere l’attenzione dal vero problema, l’economia, dal fallimento delle politiche di austerity, ed è per questo che negli ultimi giorni sono ricomparse parole come fascismo e nazismo, due ideologie che nulla hanno a che vedere con Lega e Movimento Cinque Stelle e che in sostanza servono a nascondere la vera dittatura, quella economica imposta dall’Europa.

Domenico Varano

Negli ultimi giorni ho potuto notare quanto sia diffusa in tv la pubblicità sul gioco d’azzardo. La campagna mediatica è massiccia, gli spot sono ben studiati e riescono comunque a far passare un messaggio fuorviante che è quello di vittorie copiose. Sarà, ma io che non sono un giocatore, mi rendo conto di quanto possa incidere uno spot che prospetta facili guadagni in un momento di crisi come questo. Dalle ultime statistiche e da una serie di studi effettuati da diversi istituti demografici, sembra ben delineato l’identikit del giocatore d’azzardo. Si tratta prevalentemente di un’ampia platea di persone, di diversa estrazione sociale, persone che pensano di poter migliorare le proprie condizioni con il gioco e che in sostanza vivono una situazione economica molto difficile. Dagli studi emerge però una cosa fondamentale, direi anche sorprendente. È pur vero che i giovani non disdegnano l’aiuto della dea bendata, ma a quanto pare la categoria che di più si affida al gioco è quella dei pensionati. Ogni pensionato spende in media 300 euro al mese in giochi, alcuni anche 400, andando così a toccare un dato che li fa entrare di diritto nella categoria del cosiddetto “giocatore patologico”. Circa 1,7 milioni di pensionati si affidano al Fato, una miniera per lo Stato che incassa circa 5,5 miliardi, un settore quello delle slot, in continua espansione e crescita. I dati sono allarmanti soprattutto perchè il 44% degli anziani riceve una pensione inferiore ai mille euro (dati INPS) e quindi calcolando un’uscita di 300 euro, molti di loro spesso si ritrovano a dover sudare sette camicie per arrivare alla fine del mese, va leggermente meglio per un altro 38% che comunque riceve dall’istituto di previdenza un assegno di circa duemila euro. Impressionante é anche il numero delle slot dislocate sul territorio, circa 350000, poi ci sono anche 250 sale da Bingo e quasi 60000 tabaccherie, insomma è impossibile ignorare il gioco d’azzardo.

Negli ultimi tempi sono comparsi dei gazebo e punti vendita agli ingressi dei centri commerciali, contornati di splendide signorine che comunque vada hanno l’effetto di attirare il giocatore, guarda caso prevalentemente anziano. Tutto studiato, tutto pianificato, forse però il Governo dimentica che é in aumento anche il numero dei giocatori patologici. Sapete chi paga le cure per la dissuefazione da gioco? Semplice tutti i contribuenti, é questo il punto fondamentale. Lo Stato fa cassa e incamera 5,5 miliardi, poi però in seguito dovrà farsi carico delle spese sanitarie di soggetti colpiti da “ludopatie”, scaricando i costi complessivi dell’assistenza sui contribuenti. Non bastasse questo, la maggior parte dei soggetti colpiti da ludopatie diventa spesso aggressiva e sviluppa una serie di comportamenti compulsivi. Il gioco per loro diventa una droga, della quale non riescono a farne a meno e quando i soldi mancano e l’astinenza da gioco é al massimo, spesso i soggetti compiono anche reati e piccoli furti pur di procurarsi poche decine di euro da investire nel gioco. È bene chiarire che nessuno costringe i giocatori a investire cifre considerevoli, certo la pressione mediatica esercitata per indurre al gioco é evidente, ma comunque ognuno è pur sempre artefice del proprio destino. Si potrebbe fare molto per evitare di mandare in rovina migliaia di famiglie, ma non lo si fa. Il legislatore spesso e volentieri agevola l’industria del gioco e mediante le cifre incassate spesso copre voci di bilancio che altrimenti rimarrebbero scoperte. Non bastano nemmeno le raccomandazioni a un gioco responsabile, sembrano parole al vento, un qualcosa detto solo ed esclusivamente per tutelarsi legalmente. Visto e considerato che molti italiani ancora oggi tentano la fortuna, é bene specificare che al momento vince il banco e che la speranza di una vita migliore spesso si infrange contro la dura realtà: lo Stato vince sempre, a rimetterci é il giocatore che spesso finisce la sua vita in completa rovina.

fonte foto: http://www.panorama.it

Domenico Varano

Il 2013 si sta per chiudere e probabilmente verrà ricordato da tutti noi come l’anno delle tasse. Hanno provato a cambiar nome ai tributi, a farli slittare di qualche mese, talvolta li hanno addirittura cancellati creando enormi buchi nel già famoso bilancio groviera dello Stato, ma non è finita qui. Le principali associazioni dei consumatori hanno annunciato a mezzo stampa l’aumento di alcune tariffe che andranno a colpire direttamente le famiglie italiane. Il tartassamento dura ormai da anni, il rapporto deficit/PIL da tenere sotto il 3% è il responsabile, come del resto sono responsabili i politici che in questi anni hanno svenduto l’Italia al potere dell’Europa, andando a firmare una serie di trattati economici che definire demenziali è poco. Ma cosa succederà in concreto ai bilanci delle famiglie italiane? Semplice, ancora una volta le famiglie saranno tartassate da aumenti su servizi postali, luce, gas, carburanti, rifiuti. Gli aumenti faranno si che le famiglie perderanno ancora potere di acquisto e questi aumenti andranno a sottrarre in media 1300 euro all’anno ad ogni famiglia. Ci saranno 2,1 miliardi di tasse in più rispetto al 2013 e tutti gli indicatori economici al momento non lasciano ben sperare. Questa è la politica del MES e del Fiscal Compact, vi prego di andare a digitare sul motore di ricerca il significato, poi capirete che continuando di questo passo la nave affonderà. Non si tratta di essere pessimisti e di fare le cassandre, ma dal 2010 ci ripetono che la luce è in fondo al tunnel e che il peggio è passato, é come se un medico dicesse a un malato che morirà in due anni anziché in sei mesi, pensate che notiziona…

Ma mentre Renzi é impegnato in un supercazzola tour sui social network e Alfano cerca di capire se vale la pena stare al Governo, gli italiani la sera del 31 Dicembre non faranno nemmeno a tempo a festeggiare l’arrivo del nuovo anno che  già si dovranno munire di calcolatrice  per fare i conti sul 2014. Tra tutte le tasse la peggiore che si è deciso  di introdurre è di sicuro la web-tax, una porcata di dimensioni enormi, che potrebbe infliggere un duro colpo al mondo del web, una tassa che ricordiamolo è stata severamente criticata dall’Europa, perchè in aperto contrasto con le normative in vigore nell’Unione Europea. Il dettaglio è stato ignorato da Francesco Boccia, Presidente della Commissione Bilancio, il quale ha appoggiato un dissennato emendamento del Deputato Edoardo Fanucci (Pdexmenoelle ) il quale oltre a infliggere un duro colpo ai provider di ricerca, penalizza i blogger e la libertà di circolazione dei contenuti sul web. È questa una “censura mascherata” nella quale interi blog, interi spazi e siti aperti allo scambio di contenuti audio,video,immagine, potrebbero essere segnalati e oscurati. A parte che la Costituzione verrebbe ancora una volta violentata, ( ridate una lettura all’articolo 21 della stessa), si tratterebbe comunque di un provvedimento inibitorio, una censura travestita, un qualcosa proposto da un esponente di un partito che si dice democratico. Tasse, tasse e solo tasse, alcune scandalose altre vergognose, studiate tutte per un solo fine, quello di far cassa e rispettare il patto di stabilità. Pagare le tasse è un dovere di ogni cittadino, esserne perseguitato è invece un dramma. Cari governanti state scherzando con il fuoco, la pazienza dei cittadini è ormai al limite, pur di mantenere i vostri privilegi state affossando il Paese. I regali di fine anno sono ormai pronti e confezionati, per una volta fatene uno anche a noi, andate tutti a casa e restituite la parola agli italiani.

Domenico Varano

Parliamoci chiaro, fare l’opposizione non è semplice, specie in Italia dove buona parte dell’elettorato é solito non seguire le dinamiche politiche giornaliere. Detto questo e dato per certo che oggi il Parlamento ha diverse opposizioni, ho provato a immaginare cosa sarebbe successo se per 20 anni al posto del PD ci fosse stato il M5S. In questo lungo ventennio, che Berlusconi spesso osa definire “Guerra dei vent’anni”, il PD quando ha fatto opposizione spesso si è preoccupato di demonizzare l’avversario, non ha mai rinunciato a usare l’arma dell’attacco personale, facendo poco, per la verità molto poco, per proporre eventuali soluzioni che magari i due maggiori poli avrebbero potuto condividere. Qualcuno mi dirà: “Senti ma in questi anni il PD ha governato poco, ha sempre fatto opposizione a Berlusconi, come poteva migliorare il Paese?”, domanda lecita ma facilmente smontabile in circa due minuti. Per prima cosa il PD in questi venti anni oltre a fare opposizione, si è trovato al governo diverse volte: con Prodi, oggi con Letta e perfino nel Governo Monti faceva parte della maggioranza, uno dei primi esperimenti di larghe intese studiati dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, poi ripetuto nell’aprile 2013 , quando in seguito al risultato elettorale, il Presidente decise di unire le maggiori forze politiche del paese (anche se opposte) nella speranza di portare avanti un fantomatico pacchetto di riforme e soprattutto nella speranza che si riuscisse a fare una legge elettorale decente, sapendo che il Porcellum sarebbe comunque stato demolito a breve da una sentenza della Consulta. L’opposizione fatta dal PD in questi anni era cementata dall’attacco al Berlusconismo, ma i democratici quando sono stati al governo hanno girato alla larga su temi quali il conflitto di interessi o legge elettorale. Il celebre discorso di Luciano Violante in cui garantiva al Cavaliere la totale protezione delle sue aziende, è sotto gli occhi di tutti, basta cliccare su Youtube per ascoltarlo e provare dei brividi. Sarebbe quella la sinistra forcaiola? Siamo sicuri che gli elettori avessero dato il voto per udire un discorso così dissennato? Dubito che gli elettori del PD abbiano gradito quel patto, lo dubito fortemente e credo che in quel frangente molti si siano anche vergognati di sentir pronunciare delle parole assolutamente non di sinistra. Ma siamo sicuri che opposizione significhi solo attaccare l’avversario e poi votare in modo difforme da quanto dichiarato in tv ai propri elettori?

La domanda è lecita e in questi giorni di festa mi è capitato di parlare con elettori o ex elettori del PD, per la verità non tutti entusiasti del nuovo Segretario e apparsi distanti, forse troppo lontani dai modi e dai comportamenti che il loro gruppo parlamentare, o ex gruppo, tiene oggi a Montecitorio e Palazzo Madama. La maggior parte di loro mi è apparsa smarrita, consapevole del vuoto politico esistente ma non ancora pronta a un cambiamento netto. Molti di loro alle prossime elezioni non andranno a votare, non si sentono rappresentati da una classe politica che secondo loro è semplicemente ingorda e ladra, ed è difficile dargli torto in questo momento. In quanto al ruolo di opposizione, molti mi hanno detto che diverse cose fatte dal M5S  in questi mesi a loro sono piaciute e me le hanno anche elencate: restituzione diarie, niente finanziamento pubblico ai partiti, idea di due mandati e poi a casa, abbassamento dei costi della politica, però quasi tutti hanno aggiunto un punto fondamentale del programma, ossia l’istituzione di un reddito minimo, una soluzione tampone da attuare in maniera temporanea, perchè nessuno deve rimanere indietro. Allora è qui che torna centrale il ruolo delle opposizioni, non solo un semplice ruolo di controllo fatto di secchi no, ma anche quel ruolo costruttivo che spesso gli analisti politici sbandierano in tv. Il M5S in questi mesi oltre a fare una dura opposizione, cosa lecita e apprezzabile specie al cospetto di un governo poco incisivo e confuso, ha anche fatto delle proposte, alcune accettate e votate, altre completamente ignorate, basta citarne qualcuna (sono tante) per rendersi conto che tanto è stato proposto ma tanto è stato respinto. La prima proposta andata a segno è stata quella di presentare la richiesta di decadenza dell’ex Senatore Silvio Berlusconi, proposta irrobustita con la richiesta di voto palese, proposta decisiva, che ha fatto decadere in base a quanto previsto dalla legge, un eletto colpito da sentenza definitiva, pensate cosa sarebbe successo se invece ci fosse stato il voto segreto. La seconda vittoria la si è avuta stando all’opposizione, no non sto delirando. Il fatto di non aver fatto un governo con i democratici non è solo un gran rifiuto come molti vogliono far credere, in sostanza è un bene. Stando all’opposizione il M5S ha spesso dimostrato l’incapacità dell’esecutivo, smascherato più volte, si pensi alla finta abolizione delle Province e a quella dei rimborsi elettorali, si pensi ai pianisti, ai lobbysti, si pensi anche all’ultimo decreto Salva Roma, tutte vittorie non celebrate sulle prime pagine dei giornali e nel migliore dei casi attribuite a Renzi o ad altre forze di opposizione o finta opposizione. Opporsi e dire no significa anche modificare mediante migliaia di emendamenti un provvedimento non buono, inefficace, privo di senso, oppure penalizzante per la maggioranza degli italiani o peggio ancora per chi sta meno bene. Fare opposizione significa dire la verità ai cittadini, niente inciuci e scambi di poltrone, i mercanti devono uscire fuori dal tempio, il Palazzo deve diventare una casa di vetro, trasparente e pulita, questo è una delle missioni delle opposizioni. Chi sostiene che il movimento scegliendo di stare all’opposizione  abbia di fatto congelato il pacchetto di voti e la fiducia degli italiani, si sbaglia. Chi ha a cuore il bene dell’Italia sarà contento di sentire i discorsi dei vari Di Battista, Sorial, Taverna, Villarrosa, Sibilia, Lezzi, Tofalo e via dicendo, discorsi che vengono dalla cittadinanza, discorsi concreti e ricchi di contenuti, quei contenuti che però oggi l’informazione bolla come populisti e demagoghi, discorsi che però faranno la storia e che dimostrano il vero ruolo dell’opposizione, che è quello di controllo, di critica e poi anche di proposta, proposte che non si sa perchè vengano ignorate e qui vien da pensare che vengano respinte solo perchè fatte dall’opposizione.

Domenico Varano