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Elezioni Europee.

Elezioni Europee 2014.

Torno a scrivere dopo qualche giorno di silenzio e di assenza dal blog. Gli ultimi dieci giorni sono stati piuttosto impegnativi e hanno coinvolto anche me nella più dura campagna elettorale degli ultimi anni. Alla fine le elezioni europee le ha vinte Matteo Renzi, in maniera schiacciante, distaccando di quasi venti punti il Movimento Cinque Stelle, comunque seconda forza italiana. Quasi sei milioni di voti per i pentastellati, in una tornata elettorale in cui ha vinto comunque l’astensione. Si, perchè in effetti più del 40% degli italiani ha scelto di non recarsi alle urne, non ha espresso un voto e dunque si è autoescluso dalla partecipazione democratica. Ma la massa di voti ottenuta da Matteo Renzi e dal Pd da dove viene? Da una prima analisi condotta dall’Istituto Cattaneo di Bologna si nota che il Pd ha pescato principalmente nell’area centrista e in parte nell’area forzista e grillina. Gli elettori del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia si sono rifugiati nell’astensione e questo ha prodotto il gap tra democratici e altre forze politiche. L’Italia così come la Germania ha dato fiducia alla principale forza di Governo. La Merkel e Renzi hanno superato il test europee, però dovranno guardarsi bene dalla forte spinta euroscettica che viene dall’Inghilterra e soprattutto dalla Francia. Farage e Marine Le Pen non hanno nessuna intenzione di sottostare ai diktat della BCE e di continuare ad attuare politiche di austerity. Entrambi sono convinti che il problema sia l’euro e seppur in maniera diversa, sono intenzionati a isolarsi dall’eurozona. In Italia il Movimento 5 Stelle occupa saldamente il secondo gradino del podio. Grillo ha fallito il sorpasso, ma ora sa di poter contare su uno zoccolo duro da cui ripartire. Serviranno sicuramente nuove strategie comunicative e i portavoce dovranno cercare di parlare agli elettori in modo ancor più diretto, cercando di coinvolgere anche quella fascia di popolazione anziana, di pensionati, che attualmente non ascolta i pentastellati. Ma l’obiettivo numero uno del Movimento dovrà essere quello di dimostrare agli italiani di avere esponenti preparati sui contenuti, per scrollarsi di dosso i diversi appellativi che i media hanno coniato per denigrare il lavoro dei portavoce eletti. I pentastellati dovranno comunque continuare a diffondere il verbo e a lottare per un’Italia onesta e trasparente, ma dovranno soprattutto parlare a quella parte produttiva del paese, a quel Nord che non ha riposto fiducia in loro e che dall’analisi dei flussi di voto ha puntato su Matteo Renzi, in zone dove Berlusconi in passato aveva sempre fatto bottino pieno. Se è vero che i pentastellati (io compreso) qualche errore lo hanno commesso, è altrettanto vero che l’italiano medio ha avuto paura del cambiamento, si è spaventato e ha voluto mantenere lo status quo. L’aver premiato Renzi con un 40% significa aver percepito come più rassicurante il messaggio del Premier, il quale però non dovrà cullarsi per il risultato plebiscitario ottenuto domenica. Renzi è atteso da mesi molto importanti e le condizioni economiche del paese non sono affatto buone. I dati economici non sono positivi e con il calo dello spread  nessun disoccupato si riempie lo stomaco. Nei prossimi mesi Carlo Cottarelli, commissario addetto alla spending rewiew, individuerà dei capitoli di spesa che dovranno essere soggetti a tagli decisi. Toccherà poi al Governo decidere di attuarli traducendoli in decreti, e se la situazione economica non migliorerà, molti italiani dovranno rimpiangere di aver compiuto determinate scelte alle urne. Delle riforme promesse da Renzi non c’è ancora traccia, l’unica cosa che al momento appare certa, ma non strutturale, è il bonus o mancia dato a qualche milione di italiani. Non tutti avranno 80 euro, ma quasi tutti avranno poi delle sorprese sulle aliquote TASI e sull’ aumento delle accise. Infatti, qualora le previsioni di crescita venissero riviste al ribasso e il gettito IVA non fosse quello previsto, scatterebbero le cosiddette “clausole di salvaguardia”. Per sapere cosa sono le “clausole di salvaguardia” cercate su qualsiasi motore di ricerca e da domani sarete cittadini molto più informati.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/05/27/m5s-airola-la-sconfitta-colpa-dellinformazione-e-battibecca-con-sky-e-rainews/282018/

Matteo Renzi, PD

Matteo Renzi, segretario Pd.

Quando meno te l’aspetti arriva la notizia che rischia di mandare nel panico il Partito Democratico e il Governo. Le stime sul PIL diffuse ieri dall’Istat hanno complicato e non di poco la vita al Governo Renzi. Oggi il premier avrà di sicuro imprecato leggendo quel maledetto -0.1 % di PIL che nessuno aveva previsto e che rischia di non far quadrare i conti. E si, proprio quei conti che l’Europa ci chiede di tenere in ordine. Le previsioni di crescita che Renzi aveva sbandierato alla presentazione del DEF si sono volatilizzate in pochi giorni. Nessuna traccia di quel + 0.8 % di PIL, per far si che la previsione riesca a giungere a buon fine, nei prossimi trimestri la crescita globale dovrebbe toccare il +3.3%, insomma pura utopia in un momento difficile come questo. La crisi morde e se le previsioni di crescita non fossero centrate mancherebbero all’appello circa 5 miliardi di entrate. Un vero problema per l’ex sindaco di Firenze, una doccia fredda che arriva a nove giorni dall’appuntamento elettorale. Le opposizioni stanno spingendo sull’acceleratore, e se Berlusconi appare azzoppato e in affanno, Grillo gode di ottima forma e rischia di bruciare tutti sul rettilineo d’arrivo. I pentastellati ieri hanno battibeccato a lungo con gli esponenti del PD, i quali hanno dovuto ingoiare il rospo dell’arresto del deputato Francantonio Genovese. Un fulmine a ciel sereno che arriva dopo l’inchiesta Expo e che mette in imbarazzo il Partito Democratico. Da oggi il Parlamento è certamente più pulito, ma la sensazione è che potrebbero cadere ancora altre teste. Si tratta di un vero terremoto politico-giudiziario che rischia di orientare il voto in maniera del tutto imprevista. C’è chi racconta di sondaggi interni che preoccuperebbero i dem. Grillo e il M5S sarebbero lì, a una incollatura. Si spiegherebbe così la decisione di Renzi di andare in piazza, il premier starebbe provando in ogni modo ad arrestare l’emorragia di voti. Ma se Renzi è preoccupato per i numeri degli ultimi sondaggi, gli italiani dovrebbero esserlo per i dati diffusi oggi dall’Istat. Il paese non cresce e non aggancia nessuna ripresa. Le misure miracolose presentate dal premier sembrano dimostrarsi fragili e semplici spot elettorali. Oggi nessun tweet trionfalistico, nessun cenno all’economia e nessun attacco ai tecnici del Senato che i conti li sanno fare eccome. Non si sente più nulla, gli unici a gioire sono gli amici gufi e gli odiati grillini. Caro Matteo #staisereno la tua esperienza presto giungerà al termine.

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Sarà che in Italia non si riesce mai a stare in pace, sarà che certe notizie mancavano da un pò di tempo, ma l’ultima ondata di arresti strettamente legati ai cantieri Expo ha scatenato un vero e proprio terremoto politico. Nonostante Renzi tenti di tenere fuori dagli scandali la politica, la verità è che la politica tanto estranea a certe logiche non lo è. Che sui cantieri dell’Expo ci fossero degli interessi di un certo rilievo era cosa nota, ma l’inchiesta della Procura di Milano oltre ad aver acceso un faro su determinati giri e gruppi di potere, ha ampiamente influenzato l’opinione pubblica che a dodici giorni dal voto delle elezioni europee, potrebbe esprimere un consenso sull’onda emotiva del cosiddetto “tintinnio di manette”. La visita ispettiva dei parlamentari del M5S aveva già fatto drizzare le antenne agli inquirenti. Beppe Grillo attraverso il suo blog non era stato affatto tenero e aveva evidenziato una serie di fatti che rendevano i cantieri Expo una succulenta leccornia adatta al crimine organizzato. Una denuncia clamorosa, seguita ora da una serie di arresti che stanno facendo tremare le segreterie politiche. I pentastellati a onor del vero si sono sempre dichiarati contrari a quest’opera, considerata inutile, un favore ai soliti noti. Queste inchieste giudiziarie coinvolgono ancora una volta personaggi legati ai principali partiti italiani, professionisti già noti alle cronache giudiziarie. Tutti questi elementi rendono il prossimo voto europeo una contesa in cui regna l’incertezza. Il PD appare piuttosto in difficoltà, Forza Italia a quanto pare non raggiungerebbe il 20% e a beneficiarne potrebbe essere proprio il più grande partito di opposizione, quel M5S che zitto zitto rischia di attuare una rimonta clamorosa e che a pochi giorni dalle elezioni europee è dato in forte ascesa. Vedremo chi vincerà le elezioni, intanto Berlusconi, Grillo e Renzi affilano le armi, gli ultimi giorni saranno fondamentali per concludere al meglio la campagna elettorale con il più grande rischio di astensionismo della storia. Intanto i salotti televisivi si preparano ad accogliere i leaders politici, i quali tenteranno in ogni modo di giocarsi le ultime carte a disposizione, con il PD e il M5S pronti a contendersi la vittoria.

Grillo,M5S.

Grillo,M5S.

La campagna elettorale è entrata nel vivo, nelle ultime 24 ore i toni si sono alzati e i leaders dei principali tre schieramenti italiani stanno cercando di gasare gli elettorati e parlare a quella parte di italiani che si è rifugiata nel non voto. Un’ampia fetta di elettorato oggi non andrebbe a votare, circa il 40% degli aventi diritto. Molti di loro sono completamente nauseati dal sistema politico e rispondono di non sentirsi rappresentati da nessuna forza politica. C’è chi giura che in questo momento sia impossibile pronosticare un vincitore, ma nelle ultime ore sembra essersi consolidata una tendenza ben precisa, ossia un testa a testa Renzi-Grillo. Sembra infatti che nelle stanze segrete del PD circoli un sondaggio interno che vede i democratici al 26-27 % più o meno la stessa percentuale attribuita al M5S, stimato intorno al 26-28% con un potenziale trend positivo, tanto che potrebbe sfiorare il 29% almeno secondo quanto afferma Alessandra Ghisleri di Euromedia Research. La puntata di questa sera di Ottoemezzo, nel consueto punto di Paolo Pagliaro, ha confermato la possibilità di un testa a testa, anche se secondo Demopolis la distanza tra i democratici e i penta stellati sarebbe maggiore. Numeri che servono certamente a livello statistico, ma che fotografano al meglio la realtà del paese. Da una parte c’è il PD, partito votato principalmente da dipendenti pubblici, insegnanti e in parte dai pensionati, dall’altra il Movimento 5 Stelle, una forza oggi molto apprezzata nel paese, specie tra gli studenti, i giovani, i disoccupati, i piccoli imprenditori e i laureati. Grillo nelle ultime settimane ha parlato al Nord est e poi si è spostato nei feudi rossi, vedasi comizio a Piombino e apparizione odierna all’assemblea dei soci di MPS. Un’offensiva penta stellata dai toni molto duri, un linguaggio reale e popolare che cerca di coinvolgere gli scettici, i cassintegrati e gli inoccupati, insomma anche quella porzione di elettori che storicamente votava a sinistra. Renzi dal canto suo prova a muovere le riforme e si è giocato il jolly del bonus di 80 euro da offrire ad alcuni milioni di suoi potenziali elettori. Per carità trattasi di un provvedimento parziale, ma i tempi e le cifre ci lasciano un pò perplessi, la sensazione è quella di un regalo a qualche milione di italiani in cambio di consenso. Non tutti prenderanno 80 euro in busta paga e questo non è cosa da sottovalutare. Scegliere di premiare i penultimi e non gli ultimi, è una scelta politica. Renzi ha deciso così, ma ha escluso incapienti, pensionati e molti precari. Il tempo ci dirà se la sua mossa sia stata azzeccata o se sia solamente una disperata trovata elettorale utilizzata per respingere l’assalto grillino. Si diceva dei sondaggi, ecco proprio questi tanto cari a Berlusconi questa volta sembrano penalizzarlo. L’ex Cavaliere non sembra più incisivo come un tempo, ma nelle ultime ore ha rilasciato 4 interviste ed è apparso più volte nei salotti dei talk show politici. Sembrerebbe un’offensiva mediatica necessaria a tamponare l’emorragia di voti in uscita. Sembra infatti che Forza Italia sia stimata intorno al 19-20% e che i voti in uscita stiano confluendo nel M5S e in NCD. Sarà un caso che Berlusconi abbia deciso di attaccare frontalmente Grillo definendolo un dittatore? Sarà un caso che lo abbia paragonato a Hitler definendo il Movimento “una setta”? Niente è casuale, specie in campagna elettorale. La sensazione è quella di un Berlusconi in difficoltà, di un leader che non riesce ad attrarre il consenso come un tempo e che pian piano si avvia al declino. Le ultime sparate potrebbero essere frutto di strategie comunicative o più semplicemente l’estremo tentativo di salvare il salvabile. Per Forza Italia fa il tifo il PD Renziano, dovesse infatti essere superata da Grillo e finire terza, bye bye riforme e tanti saluti all’Italicum e al sogno di Giorgio Napolitano.

Nelle ultime settimane diversi partiti hanno cambiato strategia comunicativa. Lo hanno fatto in particolar modo due partiti molto spostati a destra, la Lega Nord e Fratelli d’Italia. Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno scelto la strada che dovrà condurre all’uscita dall’euro, perchè ci dicono: “Vorremmo restituire al nostro paese la sovranità monetaria”. Sulla restituzione della sovranità monetaria in molti sono d’accordo, lo sono anch’io, però non posso non notare che il messaggio parte da due esponenti politici che non sono esenti da colpe e che in passato hanno fatto parte del Governo Berlusconi, quel governo che comunque ha sottoscritto dei trattati europei, quali il MES e il Fiscal Compact, e che nella propria maggioranza annoverava Giorgia Meloni e i leghisti. È dunque veramente credibile il messaggio lanciato da Salvini e Meloni? Oppure siamo solo davanti alla solita propaganda elettorale?

La seconda ipotesi sembra quella più plausibile, certo è che la Lega Nord ha lanciato un guanto di sfida alla principale forza di opposizione, quel Movimento Cinque Stelle che se vincesse le Elezioni Europee, potrebbe fare la voce grossa nelle stanze che contano. L’Europa ha fiutato l’ondata anti euro ed è per questo che in queste ore sembra accreditare le idee dell’europeista Renzi, piani definiti ambiziosi, per ora solo promesse, visto e considerato che dal Consiglio dei Ministri non è uscito nessun decreto e i provvedimenti citati ed enunciati nelle slides, sembrano di difficile realizzazione, con coperture al momento incerte. Il Premier Renzi domani incontrerà la Cancelliera tedesca Angela Merkel, è lei la guardiana dell’austerity, la vera padrona dell’Europa. Discuteranno di “Jobs Act” e di vincolo del 3%, argomenti che Renzi non mastica molto bene, al contrario della Merkel che conosce a perfezione il modello “austero”.

Ci chiediamo con quali soldi onoreremo il Fiscal Compact dal 2015, con quali investimenti rilanceremo l’occupazione e da dove arriveranno i 10 miliardi da distribuire nelle buste paga di 10 milioni di italiani. Cottarelli ha assicurato tre miliardi ottenuti dalla spending rewiew, Renzi ne ha citati sette, ragion per cui mancano all’appello quattro miliardi e quelli derivanti dagli interessi dello Spread sono ancora cifre aleatorie. Per questo motivo, siamo sicuri che domani Renzi rassicurerà la Merkel sul rispetto del vincolo del 3% e poi da ottimo comunicatore e “venditore di fumo”, andrà in tv a dire che ha ottenuto margini di manovra, a patto di fare determinati pacchetti di riforme. E cosa si nasconde in questi pacchetti? Tante cose, come ad esempio un piano di privatizzazioni, l’introduzione di una patrimoniale, tagli, ridiscussione di contratti di lavoro e nella peggiore delle ipotesi anche un prelievo forzoso sui conti. È già successo, potrebbe succedere e credo succederà. Se ce lo chiede l’Europa noi obbediamo, da sudditi o schiavi, scegliete voi.

Negli ultimi giorni i media si sono occupati dell’ostruzionismo parlamentare del M5S e della loro reazione eccessiva in seguito all’utilizzo della tagliola da parte del Presidente della Camera Laura Boldrini. Tutto questo caos, sapientemente amplificato dalla stampa filo-governativa , è riuscito però a far passare in secondo piano i veri problemi degli italiani. Nonostante il Premier Letta si vanti di aver concluso un accordo commerciale di 500 milioni di euro, l’economia italiana è impantanata da anni e con quella cifra si potrà fare veramente poco. Si tratta della solita trovata pubblicitaria del nostro Presidente del Consiglio, un vero attore, un uomo che negli ultimi tempi è riuscito a mettere in scena diverse fiction, cercando di far credere agli italiani che il suo Governo sta percorrendo la giusta rotta. Francamente ci chiediamo cosa possa spingere un uomo moderato come Letta a dire che “La crisi è finita”, affermazione particolarmente azzardata, visto il momento e la negatività di tutti gli indicatori economici. La sensazione che ho io, è quella di un Premier alla disperata ricerca di un risultato, di una vittoria, insomma di un qualcosa che possa elevarlo rispetto a Matteo Renzi.

Il Segretario PD parla molto poco di economia, questa è la sua vera pecca, una lacuna evidente che in campagna elettorale potrebbe creargli qualche problema. Renzi cerca di imprimere un’ accelerazione  ( mediatica) su determinati temi, ma non ha nessuna intenzione di far parte di questo Governo, tantomeno di rimpolparlo con dei suoi uomini. Il Sindaco di Firenze teme il trappolone delle vecchie volpi del Pd, entrare nell’esecutivo per lui sarebbe deleterio, ed è per questo che da fuori lancia imput e messaggi ben chiari. L’attuale esecutivo invece di raccoglierli li schiva, prende tempo e pensa a mantener salde le poltrone, perchè più tempo passa e più possibilità c’è di logorare anche questo Segretario. Intanto mentre Letta pranza con gli sceicchi, Renzi con Verdini e la splendida Onorevole Boschi, il figliol prodigo Casini ha deciso di mollare il centro e come dice lui di “Rientrare nella casa dei moderati”. Dovesse ricostituirsi la vecchia coalizione del Pdl, l’Italia rischierebbe molto, idem se la stessa cosa avvenisse nel Csx, poichè è possibile vincere un’ elezione allargando la coalizione, ma ciò non significa che una volta entrate in Parlamento quelle forze siano controllabili. È già successo con Casini e Fini, potrebbe verificarsi ancora e il Parlamento tornerebbe di nuovo in bilico, sarebbe appeso a numeri esigui, senza possibilità di slancio e di governabilità.

Probabilmente Renzi pensa di vincere le elezioni, ma così come è stato disegnato l’Italicum, c’è il rischio reale di riconsegnare la vittoria al Cavaliere o chi per lui. Intanto dopo il Decreto Imu/Bankitalia, siamo allo “svuota carceri” un provvedimento che è contestato da Lega, Fratelli d’Italia e M5S. Il deputato Bonanno ieri ha addirittura depositato un paio di manette sui banchi del governo, li dove c’era seduto il Ministro Cancellieri, poi è stato espulso dall’aula per aver esposto un cartello con su scritto “PD amico dei mafiosi”, insomma un clima pesante. Quello che fa più impressione è l’atteggiamento di questo esecutivo in materia economica. Zero provvedimenti a favore dei cittadini e delle imprese, pasticci sull’Imu e centinaia di vertenze da risolvere. Renziani o non renziani, la sensazione è che il Pd si sia impantanato in un governo che rischia di procurargli solo ferite. Nessuno si occupa degli operai, del problema dei crediti non pagati dalla Pubblica Amministrazione alle imprese, l’obiettivo è quello di proseguire fino al semestre europeo, il manovratore Napolitano lo ha deciso, decide lui, con l’Italia che nonostante la Costituzione lo vieti, si è trasformata in una Repubblica Presidenziale. Le prime tre cariche dello Stato, forse stanno andando oltre i loro poteri, sembra evidente che non siano super partes e dunque il problema esiste. Intanto Napolitano, sponsor dell’euro e dell’Europa dell’austerity, ora afferma “Basta austerità”, troppo tardi Presidente, ormai il paese è morente di austerity e urge un cambiamento radicale, che potrebbe verificarsi alle prossime elezioni europee che si terranno in primavera.

L’informazione  in queste ore ha dato ampio spazio all’argomento spread, sottolineando con entusiasmo il raggiungimento di  un differenziale Btp/Bund  inferiore ai 200 punti, con tassi di interesse pressoché stabili ma certamente non ancora del tutto ottimali. È ripreso pertanto il dibattito sull’importanza dello spread e quasi tutti i sostenitori delle politiche di austerità hanno rilasciato dichiarazioni trionfalistiche, sottolineando in particolare la possibilità di risparmiare miliardi di euro che altrimenti avremmo dovuto pagare in interessi. Quando Silvio Berlusconi fu costretto a dimettersi nel Novembre 2011, lo spread nel momento di massima crisi raggiunse i 580 punti, un valore enorme che se fosse rimasto invariato ancora per poco, secondo alcuni economisti avrebbe portato il Paese al default. Il resto è storia recente, Monti subentrò a Berlusconi e si formò un Governo tecnico appoggiato da un’ampia maggioranza (un anticipo di larghe intese), che ancora oggi non riscuote grande simpatia, come del resto l’attuale esecutivo che probabilmente ha ormai raggiunto il grado massimo di impopolarità. Sia chiaro che lo spread ha cambiato poco nell’economia reale e un grido di allarme é stato lanciato nella giornata di ieri da Federconsumatori. Secondo i dati raccolti dall’osservatorio nazionale Federconsumatori, i dati Istat sull’inflazione sarebbero sottostimati e darebbero una fotografia irreale dell’attuale situazione economica. Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti sottolineano che: “La crescita pressoché incontrollata di prezzi e tariffe, unita al progressivo peggioramento delle condizioni economiche dei cittadini, ha fatto letteralmente crollare i consumi, con un calo dell’ 8,1% equivalente a 60 miliardi di euro”. Nel comunicato consultabile sul sito http://www.federconsumatori.it si legge anche un accorato appello: “Le famiglie non ce la fanno più! Occorre intervenire al più presto avviando un piano di rilancio per l’occupazione e la crescita”.

In effetti appare abbastanza evidente che il problema principale sia quello della disoccupazione, la quale si attesta al 12,4 % e raggiunge addirittura una percentuale superiore al 40% tra i giovani. Per ora non si vedono soluzioni in grado di invertire i trend negativi, ma aspettiamo fiduciosi (per la verità poco) la scossa tanto sbandierata dal Premier Enrico Letta che oggi ancora latita. Si fa poco per aiutare le imprese a creare lavoro, gli imprenditori denunciano da tempo una tassazione eccessiva, che definiscono da cappio, che unita alla crisi, ha prodotto un disastro senza precedenti, paragonabile allo scenario economico dell’immediato periodo post-bellico. Non si tratta di frasi scritte per impressionare, ma delle riflessioni del Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, particolarmente critico nei riguardi della ricetta economica del Governo Letta. Intanto le opposizioni che da tempo giudicano insufficienti le misure economiche, sono sotto attacco mediatico. Non c’è giorno in cui non si leggono critiche o peggio falsità sulle forze di opposizione. Particolarmente bersagliato é il Movimento Cinque Stelle, ma non mancano colpi bassi anche nei confronti della Lega Nord e di Sel. I pentastellati e i leghisti stanno attuando un’opposizione durissima, preparando al meglio la campagna elettorale per le elezioni europee e mettendo soprattutto in evidenza gli errori grossolani compiuti dal Governo e sottolineando gli scarsi risultati dello stesso. L’attacco contro M5S e Lega é il chiaro segnale che l’Europa teme un fronte anti euro, fronte che anche in Francia sta riscuotendo consensi, grazie a Marie Le Pen e che nel Regno Unito ha in Nigel Farage il principale interprete. La vera partita si gioca sull’economia, non sulla legge elettorale. Presentarsi alle prossime europee con risultati insufficienti, per le forze politiche al governo sarebbe un dramma, il rischio di subire una pesante sconfitta sarebbe elevatissimo ed é per questo che si spinge molto sul tema del populismo e dell’antisemitismo. Creare degli spauracchi ed evocare determinati periodi storici, serve a distogliere l’attenzione dal vero problema, l’economia, dal fallimento delle politiche di austerity, ed è per questo che negli ultimi giorni sono ricomparse parole come fascismo e nazismo, due ideologie che nulla hanno a che vedere con Lega e Movimento Cinque Stelle e che in sostanza servono a nascondere la vera dittatura, quella economica imposta dall’Europa.

Domenico Varano