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Ancora una volta il Partito Democratico è riuscito a superarsi e a dare il peggio del peggio. Non che io fossi affezionato a Enrico Letta, persona che stimo poco e che ritengo molto lontano dai problemi della gente  e fin troppo vicino ai poteri forti, ma il modo in cui è stato scaricato e sostituito è forse il peggiore che si potesse usare. Ci si chiede perchè la gente non creda più alle promesse dei politici e spesso si invocano i giovani come panacea dei mali del nostro sistema politico, ma da oggi è tutto molto chiaro. I giovani possono presentarsi bene, come rottamatori, ma se l’unica ambizione è quella di occupare i posti di comando e le poltrone che contano, dimenticandosi dei veri problemi della gente, allora siamo proprio alla frutta, o peggio al dessert. Con Matteo Renzi Premier siamo al terzo Presidente del Consiglio posto sul trono senza legittimazione popolare, una pratica piuttosto anomala, impronta distintiva della Repubblica di Re Giorgio. Lo schema è sempre lo stesso, non cambia di una virgola, e come per magia, come se ci fosse un’alchimia, si sciolgono le larghe intese e di nuovo ripartono le larghe intese. Scopriamo poi che andare a votare è una sciocchezza, un qualcosa di inutile, dunque da cestinare. Misteri del mondo politico italiano, sempre più distante dai veri problemi della gente.

Il PD è il principale colpevole di questa pantomima. Un partito serio avrebbe dovuto stringere un patto di coalizione e di governo basato sui temi e non solo sui numeri. Prima di andare in Parlamento e ottenere la fiducia, andava siglato un patto, davanti a tutti e perchè no anche in streaming. Questo sarebbe servito a inchiodare l’alleato e metterlo a nudo davanti agli elettori. Il PD non ha fatto tutto ciò e ha stretto un patto con il Caimano, patto scellerato suggerito dal regista che dimora al Quirinale, che ancora una volta ha partorito larghe intese. E il Governo Renzi che Governo sarà ? Semplice, se dovesse nascere si tratterà ancora una volta di un esecutivo allargato ai vari Casini, Alfano e ai componenti del gruppo misto, insomma una maggioranza raccogliticcia e debole. Renzi è convinto di poter fare le riforme con il Cavaliere, ma siamo proprio sicuri che Berlusconi starà al gioco? Dubito fortemente e anzi ritengo che terrà gli occhi puntati sui sondaggi e quando lo riterrà opportuno manderà in malora l’Italicum, che secondo me non si farà. Renzi si gioca tutto, è chiaro che il suo ingresso in scena ha spiazzato tutti, ma non è ancora chiaro il motivo per cui sia avvenuto in maniera così repentina. La sensazione è che il Ministero dell’Economia e Finanze ci nasconda la verità e forse i conti sono peggiori di quelli che conosciamo.

La scelta di Renzi potrebbe significare l’inizio di un periodo fatto di privatizzazioni e di provvedimenti di taglio alla spesa pubblica. Il termine che verrà usato sarà freddo e da burocrati, si parlerà di razionalizzazione delle spese e di armonizzazione delle stesse. Tradotto in italiano significa che alcuni settori subiranno pesanti tagli e che questa volta la manovra “Lacrime e sangue 2”, potrebbe coinvolgere, o meglio dovrei dire travolgere, i dipendenti pubblici.  Ulteriori tagli potrebbero essere applicati al SSN e questo produrrebbe una caduta verticale della qualità dei servizi. La carta Renzi è l’ultimo disperato tentativo di difendere e proteggere una classe dirigente incompetente e super pagata. Il Sindaco dovrà percorrere un sentiero stretto e accidentato, dovesse fallire il suo mandato, l’Italia precipiterebbe  nel caos economico, il rischio c’è, specie se Renzi non sarà capace di ridiscutere i vincoli europei. Basteranno pochi mesi per giudicare il suo operato, lo faranno i cittadini alle prossime europee, li si capirà se Renzi è in grado di guidare la macchina statale o se al massimo dovrà accontentarsi di guidare la Smart. Ai posteri l’ardua sentenza.

Domenico Varano

Negli ultimi giorni i media si sono occupati dell’ostruzionismo parlamentare del M5S e della loro reazione eccessiva in seguito all’utilizzo della tagliola da parte del Presidente della Camera Laura Boldrini. Tutto questo caos, sapientemente amplificato dalla stampa filo-governativa , è riuscito però a far passare in secondo piano i veri problemi degli italiani. Nonostante il Premier Letta si vanti di aver concluso un accordo commerciale di 500 milioni di euro, l’economia italiana è impantanata da anni e con quella cifra si potrà fare veramente poco. Si tratta della solita trovata pubblicitaria del nostro Presidente del Consiglio, un vero attore, un uomo che negli ultimi tempi è riuscito a mettere in scena diverse fiction, cercando di far credere agli italiani che il suo Governo sta percorrendo la giusta rotta. Francamente ci chiediamo cosa possa spingere un uomo moderato come Letta a dire che “La crisi è finita”, affermazione particolarmente azzardata, visto il momento e la negatività di tutti gli indicatori economici. La sensazione che ho io, è quella di un Premier alla disperata ricerca di un risultato, di una vittoria, insomma di un qualcosa che possa elevarlo rispetto a Matteo Renzi.

Il Segretario PD parla molto poco di economia, questa è la sua vera pecca, una lacuna evidente che in campagna elettorale potrebbe creargli qualche problema. Renzi cerca di imprimere un’ accelerazione  ( mediatica) su determinati temi, ma non ha nessuna intenzione di far parte di questo Governo, tantomeno di rimpolparlo con dei suoi uomini. Il Sindaco di Firenze teme il trappolone delle vecchie volpi del Pd, entrare nell’esecutivo per lui sarebbe deleterio, ed è per questo che da fuori lancia imput e messaggi ben chiari. L’attuale esecutivo invece di raccoglierli li schiva, prende tempo e pensa a mantener salde le poltrone, perchè più tempo passa e più possibilità c’è di logorare anche questo Segretario. Intanto mentre Letta pranza con gli sceicchi, Renzi con Verdini e la splendida Onorevole Boschi, il figliol prodigo Casini ha deciso di mollare il centro e come dice lui di “Rientrare nella casa dei moderati”. Dovesse ricostituirsi la vecchia coalizione del Pdl, l’Italia rischierebbe molto, idem se la stessa cosa avvenisse nel Csx, poichè è possibile vincere un’ elezione allargando la coalizione, ma ciò non significa che una volta entrate in Parlamento quelle forze siano controllabili. È già successo con Casini e Fini, potrebbe verificarsi ancora e il Parlamento tornerebbe di nuovo in bilico, sarebbe appeso a numeri esigui, senza possibilità di slancio e di governabilità.

Probabilmente Renzi pensa di vincere le elezioni, ma così come è stato disegnato l’Italicum, c’è il rischio reale di riconsegnare la vittoria al Cavaliere o chi per lui. Intanto dopo il Decreto Imu/Bankitalia, siamo allo “svuota carceri” un provvedimento che è contestato da Lega, Fratelli d’Italia e M5S. Il deputato Bonanno ieri ha addirittura depositato un paio di manette sui banchi del governo, li dove c’era seduto il Ministro Cancellieri, poi è stato espulso dall’aula per aver esposto un cartello con su scritto “PD amico dei mafiosi”, insomma un clima pesante. Quello che fa più impressione è l’atteggiamento di questo esecutivo in materia economica. Zero provvedimenti a favore dei cittadini e delle imprese, pasticci sull’Imu e centinaia di vertenze da risolvere. Renziani o non renziani, la sensazione è che il Pd si sia impantanato in un governo che rischia di procurargli solo ferite. Nessuno si occupa degli operai, del problema dei crediti non pagati dalla Pubblica Amministrazione alle imprese, l’obiettivo è quello di proseguire fino al semestre europeo, il manovratore Napolitano lo ha deciso, decide lui, con l’Italia che nonostante la Costituzione lo vieti, si è trasformata in una Repubblica Presidenziale. Le prime tre cariche dello Stato, forse stanno andando oltre i loro poteri, sembra evidente che non siano super partes e dunque il problema esiste. Intanto Napolitano, sponsor dell’euro e dell’Europa dell’austerity, ora afferma “Basta austerità”, troppo tardi Presidente, ormai il paese è morente di austerity e urge un cambiamento radicale, che potrebbe verificarsi alle prossime elezioni europee che si terranno in primavera.

La parola elezioni rimbomba da giorni nei palazzi romani, chi conosce bene il Cavaliere racconta di un Berlusconi ringalluzzito e felice per i dati che vengono dai sondaggi che lui studia e interpreta positivamente. La scissione con Alfano non ha dato grossi problemi a Forza Italia, in crescita nelle rilevazioni dei vari istituti sondaggistici, ma comunque ancora molto distante dall’epoca d’oro del passato recente. Il PD e il M5S sono anch’essi in crescita, a quanto pare l’elettorato si è radicalizzato. C’è però un dato che preoccupa sia Renzi che Silvio Berlusconi, quello della tenuta dell’elettorato pentastellato. Gli elettori “grillini” sembrano essere molto soddisfatti dell’atteggiamento tenuto dagli eletti in Parlamento e a quanto pare la speranza di erodere consenso a Grillo, ribadita ad alta voce sia dall’ex senatore che dal Sindaco/Segretario in questi giorni, andrà delusa. Nonostante la crescita del PD dovuta all’effetto primarie, il centrosinistra oggi  avrebbe vita dura a vincere nettamente le elezioni e questo preoccupa molto, anche perchè il nemico Berlusconi sembra ancora in grado di dare l’ultimo colpo di coda e la distanza tra le due coalizioni è ancora minima. C’è chi giura che le prossime elezioni verranno decise dagli astenuti e dagli indecisi, ma c’è anche chi sostiene che altri eventi potrebbero far mutare notevolmente lo scenario elettorale. Uno di questi eventi potrebbe essere la possibilità che Berlusconi non prenda parte alla prossima campagna elettorale. Il Cavaliere ha fatto domanda e scelto i servizi sociali, ma il giudice di sorveglianza potrebbe anche impedirgli di muoversi liberamente e svolgere la consueta campagna elettorale, spesso fatta di maratone televisive a cui Silvio non potrebbe più partecipare in caso di diniego da parte del Tribunale.

Accadesse questo, FI sarebbe decapitata e perderebbe il vero leader, colui il quale conserva il consenso. Spostandoci a sinistra si intravede già qualche crepa. Matteo Renzi non ha idea di come si gestisca una Segreteria di partito, per lui si tratta solo di un passaggio dovuto, il vero obiettivo è quello di salire a Palazzo Chigi. I toni da toscanaccio e le battutine da show man, hanno già provocato mugugni e malumori, perfino qualche dimissione, e non tutte le correnti sembrano gradire gli attuali atteggiamenti del Sindaco di Firenze. Certo, a Renzi va dato il merito di aver rivitalizzato un partito quasi sepolto e in frantumi, ma per dirla alla Cacciari, Renzi se ne frega dell’unità e le sue punzecchiature potrebbero creare dei sismi di una certa portata all’interno del PD. La sensazione è che Matteo punti alle elezioni, in fondo in questo momento lo spread è ai minimi storici, il rischio di una campagna elettorale non spaventa nessuno, gli elettori spingono per il voto in primavera e tutti gli economisti e le associazioni di categoria chiedono un cambio di passo. Questo Renzi lo sa, lo percepisce e lo capisce, fiuta l’obiettivo voto anticipato e come un predatore insegue la preda da dilaniare. Renzi però non ha ancora lo scettro in mano e non tiene conto che il vero re é Giorgio Napolitano. Il regista guida l’esecutivo dal Quirinale, stoppa i contestatori e per difendere Enrico Letta sbandiera lo spettro e l’incubo del populismo. Napolitano pur di portare a termine il suo disegno, fatto di larghe intese e stabilità, é pronto a blindare il Governo Letta, da giorni bombardato dal fuoco amico. Renzi innesca le mine e Napolitano le disinnesca, in mezzo c’è il soldato Letta, che intorno a sè ha uno scenario da dopoguerra. L’Italia è in macerie dal punto di vista economico, non c’è più tempo da perdere, la guerra dei sondaggi è ripartita e presto si assisterà alla battaglia finale, uno contro l’altro, a colpi di haschtag, a colpi di battute il tutto volgerà al termine e alla fine ne rimarrà solo uno.

fonte foto: http://www.lanostratv.it

Domenico Varano

L’informazione  in queste ore ha dato ampio spazio all’argomento spread, sottolineando con entusiasmo il raggiungimento di  un differenziale Btp/Bund  inferiore ai 200 punti, con tassi di interesse pressoché stabili ma certamente non ancora del tutto ottimali. È ripreso pertanto il dibattito sull’importanza dello spread e quasi tutti i sostenitori delle politiche di austerità hanno rilasciato dichiarazioni trionfalistiche, sottolineando in particolare la possibilità di risparmiare miliardi di euro che altrimenti avremmo dovuto pagare in interessi. Quando Silvio Berlusconi fu costretto a dimettersi nel Novembre 2011, lo spread nel momento di massima crisi raggiunse i 580 punti, un valore enorme che se fosse rimasto invariato ancora per poco, secondo alcuni economisti avrebbe portato il Paese al default. Il resto è storia recente, Monti subentrò a Berlusconi e si formò un Governo tecnico appoggiato da un’ampia maggioranza (un anticipo di larghe intese), che ancora oggi non riscuote grande simpatia, come del resto l’attuale esecutivo che probabilmente ha ormai raggiunto il grado massimo di impopolarità. Sia chiaro che lo spread ha cambiato poco nell’economia reale e un grido di allarme é stato lanciato nella giornata di ieri da Federconsumatori. Secondo i dati raccolti dall’osservatorio nazionale Federconsumatori, i dati Istat sull’inflazione sarebbero sottostimati e darebbero una fotografia irreale dell’attuale situazione economica. Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti sottolineano che: “La crescita pressoché incontrollata di prezzi e tariffe, unita al progressivo peggioramento delle condizioni economiche dei cittadini, ha fatto letteralmente crollare i consumi, con un calo dell’ 8,1% equivalente a 60 miliardi di euro”. Nel comunicato consultabile sul sito http://www.federconsumatori.it si legge anche un accorato appello: “Le famiglie non ce la fanno più! Occorre intervenire al più presto avviando un piano di rilancio per l’occupazione e la crescita”.

In effetti appare abbastanza evidente che il problema principale sia quello della disoccupazione, la quale si attesta al 12,4 % e raggiunge addirittura una percentuale superiore al 40% tra i giovani. Per ora non si vedono soluzioni in grado di invertire i trend negativi, ma aspettiamo fiduciosi (per la verità poco) la scossa tanto sbandierata dal Premier Enrico Letta che oggi ancora latita. Si fa poco per aiutare le imprese a creare lavoro, gli imprenditori denunciano da tempo una tassazione eccessiva, che definiscono da cappio, che unita alla crisi, ha prodotto un disastro senza precedenti, paragonabile allo scenario economico dell’immediato periodo post-bellico. Non si tratta di frasi scritte per impressionare, ma delle riflessioni del Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, particolarmente critico nei riguardi della ricetta economica del Governo Letta. Intanto le opposizioni che da tempo giudicano insufficienti le misure economiche, sono sotto attacco mediatico. Non c’è giorno in cui non si leggono critiche o peggio falsità sulle forze di opposizione. Particolarmente bersagliato é il Movimento Cinque Stelle, ma non mancano colpi bassi anche nei confronti della Lega Nord e di Sel. I pentastellati e i leghisti stanno attuando un’opposizione durissima, preparando al meglio la campagna elettorale per le elezioni europee e mettendo soprattutto in evidenza gli errori grossolani compiuti dal Governo e sottolineando gli scarsi risultati dello stesso. L’attacco contro M5S e Lega é il chiaro segnale che l’Europa teme un fronte anti euro, fronte che anche in Francia sta riscuotendo consensi, grazie a Marie Le Pen e che nel Regno Unito ha in Nigel Farage il principale interprete. La vera partita si gioca sull’economia, non sulla legge elettorale. Presentarsi alle prossime europee con risultati insufficienti, per le forze politiche al governo sarebbe un dramma, il rischio di subire una pesante sconfitta sarebbe elevatissimo ed é per questo che si spinge molto sul tema del populismo e dell’antisemitismo. Creare degli spauracchi ed evocare determinati periodi storici, serve a distogliere l’attenzione dal vero problema, l’economia, dal fallimento delle politiche di austerity, ed è per questo che negli ultimi giorni sono ricomparse parole come fascismo e nazismo, due ideologie che nulla hanno a che vedere con Lega e Movimento Cinque Stelle e che in sostanza servono a nascondere la vera dittatura, quella economica imposta dall’Europa.

Domenico Varano

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Le proteste e le piazze calde di questi giorni non mi hanno per nulla stupito. Sebbene nei presidi e nei cortei ci sia stata qualche infiltrazione di violenti e facinorosi, la base della protesta è cospicua e variegata. Per comodità televisiva si sente spesso parlare del “Movimento dei forconi”, ma c’è da dire che i presidi di questi giorni e le proteste organizzate, fanno parte della manifestazione denominata “9 Dicembre”, una data e uno slogan che ha come obiettivo la classe politica italiana, in toto, ritenuta incapace e parassitaria, la vera causa del disastro economico italiano. In effetti chi ci governa ha dimostrato di avere grossi legami con gruppi finanziari e multinazionali, di avere comunque sempre a cuore il bene dell’Europa e un pò meno quello dell’Italia e soprattutto degli italiani. Se l’Italia versa oggi in una devastante situazione economica, le responsabilità vanno di sicuro date a chi ci ha governato per anni, ma soprattutto alle politiche economiche adottate negli ultimi periodi. La strada intrapresa dal Governo Monti prima e da quello Letta oggi, tiene conto solo delle politiche di risanamento e inasprisce la pressione fiscale del Paese, facendo si che l’Italia sia una tra le nazioni europee con la tassazione più alta. L’aumento dell’IVA non ha prodotto i risultati previsti, anzi ha diminuito il gettito, ha fatto calare ancor di più i consumi e devastato l’intero settore commerciale. Commercianti e piccole e medie imprese soffrono, se cala la richiesta è chiaro che viene meno il lavoro, se cala il lavoro aumenta la richiesta di ammortizzatori sociali e dunque la spesa sociale. Ma se un operaio è parzialmente tutelato da una serie di ammortizzatori sociali, chi tutela i lavoratori autonomi? La risposta è semplice, nessuno. Servono pertanto risposte, basta slogan e basta promesse elettorali, si deve partire dalla riduzione della spesa pubblica, poi gradualmente va detassato il regime di tassazione delle imprese, il costo del cuneo fiscale è insostenibile. Poi si passi alla lotta all’evasione fiscale, non da intendersi come quella del controllo dello scontrino fiscale ai piccoli esercizi (ben venga! ) ma si facciano controlli seri anche nell’alta finanza e in settori che oggi vanno a ingigantire quella stima paurosa dell’evasione fiscale che sembra toccare la quota di 200 miliardi all’anno. Chi di competenza vada in Europa e si sieda a ridiscutere i trattati firmati, MES e Fiscal Compact, trattati demenziali firmati da pochi, trattati che però produrranno danni su molti. Serve una nuova ricetta economica, per creare benessere bisogna creare lavoro, basta austerity e basta stritolare la popolazione, altrimenti i focolai di protesta aumenteranno, la gente è esasperata e ha perso la fiducia e un Paese sfiduciato e governato da una classe politica incapace, è solo destinato a morire.

Domenico Varano

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La lunga giornata di Enrico Letta si conclude in serata con una nuova fiducia al suo Governo, fiducia scontata ma ottenuta in una giornata ad alta tensione. È un Premier diverso quello che si presenta in mattinata a Montecitorio, agguerrito e aggressivo, a tratti nervoso, specie quando ingaggia un “duello verbale” con la parte più dura dell’opposizione, quel Movimento Cinque Stelle a cui Letta chiede in modo sprezzante di non votare la fiducia, perchè populista. Il duello verbale tra Letta e Nuti rimarrà di certo nella storia, quel “faccia di bronzo” esclamato dal parlamentare grillino non è andato proprio giù al Presidente del Consiglio. In seguito ci penserà il Deputato Alessio Villarosa a rincarare la dose, accusando Letta e la maggioranza di non aver mantenuto nessuna delle promesse fatte ai cittadini, dall’abolizione delle Province all’abolizione dei rimborsi elettorali, passando per la mancata abolizione dell’IMU che cambia nome ma che in sostanza resta. M5S, Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Sel, decidono di non votare la fiducia a questo Governo, ritenuto acefalo e delegittimato, l’espressione di una partitocrazia lenta e disperatamente arroccata alla poltrona. Si va avanti, si gioisce per una crescita zero e si punta il dito contro il dilagare del populismo.

Non ci siamo, il problema è un altro ed è piuttosto serio. Se nel paese esiste rancore e rabbia, un motivo ci sarà, qualcuno avrà alimentato il fuoco delle proteste e quel qualcuno oggi finge di non vedere i problemi della quotidianità, quelli che oggi la gente esasperata porta in piazza. Il Presidente Letta non faccia come fanno gli struzzi, non nasconda la testa sotto la sabbia, quella gente che oggi infiamma le strade e blocca l’Italia, non è altro che il tessuto sociale italiano che pian piano, anno dopo anno è andato disgregandosi. Ottenere la fiducia in Parlamento è un fatto numerico e politico, ottenere quella dei cittadini è ancor più importante. Oggi la maggioranza degli italiani vive in condizioni di vita disagiate, si sono acuite le diseguaglianze sociali e sono risorte nuove tensioni che non si vedevano da anni. La causa generante queste proteste è nota a tutti, la politica dell’austerity è la principale responsabile ed è inutile nasconderlo, oramai anche i bimbi lo hanno capito. Si faccia una legge elettorale decente e si torni al voto, non si tenga in piedi un esecutivo solo per il gusto e l’ostinazione di arrivare al semestre europeo, potrebbe essere troppo tardi e il popolo potrebbe non reggere questa scelta. Concludo dicendo che il Presidente Letta avrà ottenuto la fiducia dalle Camere, ma da tempo ha perso quella degli italiani, i quali non ne possono più e chiedono un vero cambiamento e non le solite operazioni di facciata.

Domenico Varano

Siamo alle solite, ancora una volta l’Europa sembra essere poco soddisfatta delle politiche economiche italiane e non ha perso un solo minuto per recapitare a Letta l’ennesimo messaggio di sfiducia che poi suona proprio come una bocciatura. Ancora una volta le bacchettate sono arrivate da Olli Rehn, Vicepresidente della Commissione Europea  e Commissario agli affari economici. Rehn in soldoni giudica insufficienti le misure che andranno a incidere sulla diminuizione del debito e ritiene che le entrate provenienti dalle future privatizzazioni siano sovrastimate. Questa intromissione non è piaciuta al Premier Letta che scuro in volto ha risposto anche in modo seccato, ribadendo che l’Italia e la Germania sono gli unici due paesi ad aver rispettato il rapporto deficit-Pil fissato al 3%. Letta ha poi ribadito: “L’Italia non merita di essere frustrata, va premiata e percepiamo i segnali della ripresa”.

Sarà, però in Italia la situazione delle famiglie sembra peggiorare. Nonostante questo gli esponenti del Governo fanno salotto in tv e si presentano osannando i meriti di un esecutivo che al momento ha fatto poco o nulla. Addirittura è quasi certo che la pressione fiscale aumenterà ancora e questa sera il Ministro Giovannini ospite a Ballarò, ha dipinto invece una fotografia di un paese che non esiste. Gli sguardi e le espressioni del leader della CGIL Susanna Camusso, erano l’immagine di chi invece ha una fotografia nitida del paese, di chi vede ogni giorno assottigliarsi la busta paga dei dipendenti pubblici e l’assegno dei pensionati, con una drastica riduzione del potere di acquisto. Come se non bastasse c’è ancora da risolvere il pasticcio IMU e molti Sindaci sono già sul piede di guerra, perchè temono il solito scherzetto proveniente da Roma, che li costringerà poi ad aumentare le imposte a livello locale.

Intanto mentre nei salotti si discute di decadenza, Porcellum e rimborsi spese gonfiati, il mondo delle imprese è in uno stato comatoso e vista la situazione attuale, lo si potrebbe paragonare a un malato grave, bisognoso di cure e trasfusioni, a cui invece viene somministrato placebo spacciato come medicina, specie in tv dove ultimamente la classe politica è riuscita a dare il peggio di se. Una classe politica parassitaria e cieca, sta distruggendo il tessuto sociale italiano, sta ampliando le disuguaglianze e soprattutto sta dimostrando di non mantenere le promesse elettorali. Tradire gli elettori è qualcosa di grave, può costare caro e far montare la rabbia, la quale sfuggendo ai consueti canali democratici potrebbe creare seri problemi e far esplodere a breve una “bomba sociale”.

Domenico Varano

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Nel giorno più lungo che ha sancito la decadenza dalla carica di Senatore di Silvio Berlusconi, abbiamo assistito come ormai capita da un ventennio, alle solite ospitate e ai soliti salottini pre-confezionati. Non se la prenda il buon Bruno Vespa se molti di noi hanno preferito disertare la sua prima serata e i suoi ospiti, ma francamente in una giornata come questa, ognuno di noi ha preferito compiere la propria scelta in piena libertà. Molti avranno scelto le reti del Biscione, altri si saranno sintonizzati sul’ottimo talk show condotto da Gianluigi Paragone, altri ancora avranno sicuramente scelto di spegnere il televisore o passare al limite su Chi l’ha visto per evitare di “vedere” il solito Pierferdinando Casini, come sempre intento a screditare gli esponenti del Movimento 5 Stelle, si proprio lui, uno che per dirla alla Grillo, si permette di screditare gli altri, dimenticando forse di aver ottenuto alle scorse elezioni un risultato da prefisso telefonico. Ma mentre tutto mi sembrava condurre al tiepido letto e sotto coperta, ecco che ci pensa il diversamente berlusconiano Cicchitto a ravvivarmi la serata, con il solito scontro all’ultimo sangue con il Direttore Sallusti (a proposito è piuttosto pallido e il sangue servirebbe a lui). A Matrix sono volate parole forti, insulti e urla che probabilmente faranno audience ma che purtroppo mostrano ai cittadini e agli elettori un’immagine distorta e brutta del mondo politico, il bis di un teatrino che già aveva offerto il primo round qualche giorno fa a Ballarò.

E Letta? Oggi il Premier ha detto che l’attuale maggioranza ora è più coesa, insomma pronta a fare qualcosa di concreto, visto e considerato che fino a questo momento abbiamo udito solo parole, visto e rivisto i soliti salotti apparecchiati da maggiordomi del giornalismo e soprattutto non abbiamo ancora visto, un solo semplice provvedimento che vada incontro a cittadini, imprese, disoccupati e famiglie. Non se la prenda il Presidente Napolitano, ma l’esperimento delle larghe intese è ormai fallito, ed è fallito perchè era già amorfo e privo di senso in partenza. Ora ci attende un periodo di cosiddetto riposizionamento, tutti sanno che sarà dura tenere in piedi un esecutivo che può contare al Senato su pochi voti di scarto, ognuno farà la sua mossa, come una partita a scacchi, o come i giocatori di poker, scaltri e astuti come non mai, pronti al bluff finale e decisi a vender cara la pelle fino all’ultima carta. Il PD ha un jolly da spendere, si chiama Matteo Renzi, per molti è un bluff dietro cui si nasconde la vecchia classe politica, per altri è l’unica speranza del Paese. Probabilmente non sarà così lunga l’attesa per assistere all’ultima mano. Renzi dopo la fatidica data  dell’8 Dicembre pungolerà il Governo e metterà con le spalle al muro Letta. Il Sindaco di Firenze sa che non può attendere più di tanto, non vuol vedersi erodere il consenso e teme che con il peggiorare della situazione economica e sociale, Grillo possa crescere ancora e convincere gli elettori a dargli la maggioranza. Berlusconi intanto si riorganizza, è decaduto lui ma non sono decadute le percentuali di voto nei sondaggi e il berlusconismo è più vivo che mai. Sarà questione di tempo, ne passerà poco e saremo di nuovo chiamati a votare, perchè è chiaro che con questo Governo monco non si va da nessuna parte, anche se è chiaro che oggi a governare non è certamente il Premier Letta ma probabilmente i burocrati d’Europa, coloro i quali ci impongono una politica di rigore, quella che prevede  il Fiscal Compact e il MES.

Domenico Varano