Archivio per ottobre, 2014

Triskel182

TasseMOLTE SFORBICIATE LINEARI, PERÒ LA VERA REVISIONE DELLA SPESA VALE 500 MILIONI TRA MAGGIORI E MINORI ENTRATE IL SALDO È DI 5 MILIARDI, NON 18 COME SULLE SLIDE.

Il lavoro di controllo delle tabelle della legge di Stabilità è appena all’inizio, ma c’è una cosa che si può dire fin da ora: come aveva in sostanza annunciato lo stesso commissario Carlo Cottarelli, di vera spending review lì dentro ce n’è poca. A guardare gli allegati, di veri tagli di spesa corrente su singoli capitoli di spesa giudicati troppo ricchi – cioè una vera spending review – ci sono 413 milioni. Tutto qua: neanche la metà, insomma, del miliardo e spiccioli di tagli ai ministeri (il resto sono spese in conto capitale).  E I 15 MILIARDI di spending review di cui ha parlato Matteo Renzi? Sembra difficile che ci siano tutti, però sono per la maggior parte i soliti tagli…

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Voglio prestare per qualche ora il mio blog a una bella iniziativa di una blogger che attraverso la scrittura sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione sulla “Prevenzione al tumore al seno”. Facciamo un bel passaparola tra blogger, si tratta di una iniziativa importante.

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Da diversi giorni i media bombardano gli italiani con reportage e filmati dedicati all’emergenza Ebola. Il virus continua a mietere vittime in Africa, specie in quei luoghi dove le strutture sanitarie risultano essere non adeguate, a volte del tutto inesistenti. Da diversi anni esisteva un focolaio del virus che però aveva colpito prevalentemente i villaggi, zone poco abitate e isolate rispetto ai grandi centri, provocando dunque perdite limitate. Questa nuova ondata epidemica è differente, perché i casi si sono manifestati prevalentemente in grandi centri urbani, dunque il rischio che si corre è che si diffonda velocemente e che il numero dei morti sia molto alto. L’Europa continua a inviare aiuti umanitari alle popolazioni africane, ma la soluzione migliore per quelle popolazioni sarebbe quella di avere degli ospedali attrezzati, strumentazioni e presidi ospedalieri che oggi scarseggiano. Le Ong fanno il massimo per circoscrivere l’epidemia, ma i mezzi a loro disposizione spesso sono insufficienti. I casi di ebola che si sono verificati in Spagna e negli Stati Uniti hanno le medesime caratteristiche. I soggetti colpiti sono operatori sanitari entrati in contatto con persone contagiate, nel caso dell’infermiera spagnola c’è poi un errore procedurale. L’infermiera ha contratto il virus perché si è toccata la fronte con dei guanti contaminati, dunque il contagio è dovuto a una grave disattenzione. Ma se ebola arrivasse in Italia e si verificassero i primi casi, sapremmo prendere le contromisure? I nostri ospedali sarebbero attrezzati ? Le domande sono lecite, ed è giusto rispondere con accortezza e competenza. È molto probabile che l’Italia riuscirebbe a gestire bene l’emergenza, ma è opportuno che gli operatori sanitari adottino un protocollo standard senza commettere errori. Oggi l’ebola fa paura in Africa, il Congo, la Liberia e il Mali sono i paesi maggiormente colpiti, assieme alla Nigeria, che però al momento sembra aver raggiunto il livello di sicurezza. Da piú di 40 giorni non vengono segnalati casi, dunque il virus sembra essersi arrestato. I principali paesi europei dovrebbero agire in sinergia e coalizzarsi per intervenire seriamente in Africa. È li che ebola fa paura, miete vittime e incute terrore. Le scene viste in tv dimostrano che le condizioni igienico-sanitarie sono quasi assenti, dunque il compito dei paesi industrializzati sarebbe quello di intervenire e prestare soccorso concretamente. Medici senza frontiere ha lanciato un appello, servono aiuti e servono risorse, vedremo se i potenti che comandano il mondo risponderanno positivamente o risponderanno picche. Ai posteri l’ardua sentenza.

Leggo spesso il vostro blog, lo trovo molto interessante. Mi complimento con voi.Approfitto per segnalarvi il mio blog: http://www.iotiinformo.wordpress.com

AlessandroPedrini Finanza&Mercati

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Alla fine, come previsto, la lettera della Commissione europea con la richiesta di informazioni aggiuntive sulla manovra 2015 presentata dall’Italia è arrivata a Roma. Con quelli che il premier Matteo Renzi già ieri aveva definito «rilievi tecnici». Il primo: la legge di Stabilità prevede una «significativa deviazione dal percorso di aggiustamento all’obiettivo di bilancio di medio termine nel 2015».

Rispetto al programma di stabilità del 2014, la lettera sottolinea che la manovra «dell’Italia rinvia il raggiungimento degli obiettivi di medio termine (Mto) al 2017 e rallenta la riduzione del rapporto debito/Pil negli anni a venire. Come risultato, la bozza del piano di bilancio prevede di violare i requisiti richiesti all’Italia nel braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita».

Secondo le analisi preliminari della Commissione, scrive il vicepresidente della Commissione Jyirki Katainen al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, “l’Italia programma una deviazione significativa dalla strada di aggiustamento richiesta verso i…

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Matteo Renzi, PD

Matteo Renzi, segretario Pd.

La domenica appena trascorsa è stata segnata da diversi eventi importanti, sopratutto dal punto di vista sportivo. È stata la domenica di Valentino Rossi, il campione di Tavullia ha scritto un’altra pagina memorabile nel diario della sua straordinaria carriera, ma è stata anche la domenica della consacrazione di Filippo Inzaghi come tecnico del Milan. Tutto sembrava filare liscio fin quando mia madre non ha deciso di cambiare canale, (ero sintonizzato su Cielo) per sintonizzarsi su Canale cinque. Nel consueto salotto domenicale, Barbara D’Urso ospitava nello stesso pomeriggio la straordinaria madre di Marco Pantani, la signora Tonina, ma anche Nino D’Angelo. È fin qui era anche possibile resistere per 10 minuti, giusto il tempo di sorseggiarmi il caffè e di gustare il classico dolcino domenicale. Intanto mentre portavo avanti il mio lavoro di redattore e seguivo in streaming un evento del Movimento Cinque Stelle, nello studio Mediaset entrava il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. L’intervistatrice, ossia la padrona di casa Barbara D’Urso, rivolgeva una serie di domande al miele al giovane premier, in un clima da tarallucci e vino. Renzi come suo solito si è trovato subito a suo agio sulla poltrona del biscione, quasi come si trattasse del divano di casa sua. Ma veniamo ai temi toccati dal Presidente del Consiglio e analizziamo le sue dichiarazioni intrise di una sequela di bugie. Renzi ha sostenuto che lui non si è recato a Genova perché non voleva fare la solita passerella. Questa affermazione non è credibile e tutti sappiamo che Renzi non si è recato a Genova perché ha fiutato un clima pesante.

Temeva di essere contestato dai genovesi e non si è recato nel capoluogo ligure. Diciamo che in questa occasione il premier ha dimostrato di non avere “cuor di leone” un po’ come il Don Abbondio di manzoniana memoria. Seconda affermazione da analizzare è questa: “Non servono chiacchiere, dobbiamo lavorare per dare delle risposte concrete ai genovesi. Lo stiamo facendo con lo #SbloccaItalia e spero che il Movimento cinque stelle non faccia ostruzionismo in Parlamento”. Intanto l’opposizione ha il diritto di usare l’ostruzionismo come strumento parlamentare, seconda cosa è bene chiarire che nel testo dello “Sblocca Italia” non vi sono solo provvedimenti su cui convergere, ma anche sanatorie,nuove linee guida su estrazione di idrocarburi, progetti di reti di inceneritori, dunque provvedimenti che il M5S non potrebbe mai votare, perché contrari alle sue politiche energetiche e difformi dal programma elettorale del 2013. Far passare il messaggio che il Movimento dica solo no, non è corretto, ancor più scorretto è far passare l’idea che i pentastellati voteranno no ai provvedimenti destinati all’alluvione genovese. Il Governo fece così con il Decreto Imu-Bankitalia, inserì nello stesso testo il provvedimento sulla casa e quello della ricapitalizzazione delle quote della banca. I media per giorni si concentrarono sulle proteste dei deputati del M5S, spostando l’obiettivo dal vero scandalo: ossia un regalo di soldi pubblici alle banche. Ma torniamo a Renzi e alla sua intervista. Il Premier ha parlato anche di un provvedimento che prevede un bonus di 80 euro per le famiglie che hanno bambini con etá non superiore ai 3 anni. Soldi che secondo il premier servirebbero a comprare i pannolini.

Intanto spero che il Presidente del Consiglio non si riferisca alla social card, non vorrei che avesse fatto confusione. La carta acquisti esiste da parecchio tempo e fu un’idea di Silvio Berlusconi e Tremonti, ma viene ricaricata ogni due mesi con una cifra di 80 euro, soldi che al momento ci sono, non mi risulta che ci siano stati ritardi. Dare 80 euro per incentivare le coppie a fare figli è utopia allo stato puro. Oggi quel provvedimento di cui parla Renzi e che dovrebbe entrare a regime da Gennaio 2015 ha comunque un costo, circa 2-3 miliardi di euro. È più o meno la stessa cifra che Renzi chiede alle Regioni, le quali devono certamente risparmiare, ma non tagliando i servizi e la spesa sanitaria. Qualcuno ha detto che Renzi fa il gradasso con i soldi degli altri, ecco quel qualcuno ci ha preso in pieno. Le Regioni dovrebbero tagliare emolumenti e vitalizi dei consiglieri, spese di rappresentanza, le spese per uffici e arredamenti e abbassare sopratutto i contratti di affitto che le legano ai privati. Renzi spinga per questo, non faccia come con le Province e il CNEL, ancora vivi e vegeti con tanto di personale e super stipendi. La macchina dello Stato ci costa circa 842 miliardi, Renzi ritrovi il dossier Cottarelli e inizi a tagliare dai suoi deputati. Si elimini il vitalizio ai condannati per associazione mafiosa, si azzerino i rimborsi elettorali. Esistono ancora le pensioni d’oro, si agisca su questi privilegi e si aumentino le pensioni minime che oggi sono da fame. Un’ultima cosa voglio dire al Presidente: basta selfie da bambino, si ricordi che lei rappresenta gli italiani, anche quelli intelligenti, non solo quelli ignorantelli.

Alluvione,Genova.

Alluvione Genova.

L’alluvione che ha colpito Genova ha ferito nuovamente quella parte del paese che già nel 2011 aveva avuto ingenti danni a causa dell’esondazione del Bisagno. Chi conosce Genova sa perfettamente come é fatta e quanto si sia abusato con la cementificazione, dunque non sorprende il fatto che la natura si sia ripreso il proprio spazio in modo violento, con forza quasi inarrestabile. Sorprende invece l’incapacità dell’amministrazione comunale genovese, la quale non solo non è stata in grado di lanciare l’allarme, ma ancora oggi non è in grado di coordinare sufficientemente la macchina dei soccorsi. I genovesi hanno denunciato enormi ritardi e l’assenza di aiuti e soccorsi in molti quartieri della città. La Protezione Civile ha fatto sapere che i mezzi e i fondi messi a disposizione, al momento non sono sufficienti a risolvere le criticità del capoluogo ligure, ragion per cui si è innescato quel fantastico meccanismo della solidarietà che in questi casi assume un valore importantissimo. Gruppi di giovani e meno giovani, da più di 48 ore spalano il fango dalle cantine e dai negozi, sono gli angeli del fango, persone straordinarie che da 2 giorni lavorano in modo incessante, senza che nessuno li abbia chiamati. In città si respira un’aria pesante, la cittadinanza é molto arrabbiata con il Sindaco Doria, lo è in generale con la classe politica, ancora una volta assente ingiustificato. Sotto accusa oltre a Doria ci sono il Presidente della Regione Liguria Burlando e il Governo Italiano. In questi anni è stato fatto molto poco per prevenire esondazioni e criticità del territorio, dimenticando l’annoso problema del rischio idrogeologico nel territorio ligure. Il Bisagno provoca danni dal 1970, ma gli interventi compiuti per metterlo in sicurezza si sono dimostrati insufficienti. Il popolo genovese è stato ferito profondamente, la politica abbia almeno un sussulto di dignità e faccia il suo, faciliti la ricostruzione e gli interventi di messa in sicurezza del territorio, lo faccia sul serio, non a parole, perché la gente è stufa e si sente presa in giro dalle istituzioni.

PS: Mi sento genovese d’adozione, dunque esprimo la mia totale solidarietà al popolo ligure. Onore a Genova e ai genovesi !

Angela Merkel,

Angela Merkel, Cancelliera tedesca.

Quando l’Italia aderì alla moneta unica europea, Romano Prodi, economista e politico di centrosinistra affermò: “Con l’euro lavoreremo un giorno in meno, guadagnando come se lavorassimo un giorno in più“. Un’affermazione che a distanza di anni può essere definita del tutto infelice. Non è certo colpa di Prodi se l’euro non ha reso la vita degli italiani più semplice e agiata, ma a distanza di anni certe affermazioni e tesi del Professore si sono dimostrate errate. Oggi è certamente vero che si lavori di meno, ma non certo grazie alla moneta unica, ma per colpa di un tasso di disoccupazione elevatissimo che non accenna a diminuire. Di #austerity si muore e lo dimostrano alcuni dati che se letti con attenzione incutono terrore. L’Italia da quando ha aderito alla zona euro, ha perso il 25% della produzione industriale, ha diminuito vertiginosamente il PIL e aumentato il tasso di disoccupazione. A preoccupare particolarmente è quella giovanile, l’ultimo dato ci consegna una fotografia impietosa, con una percentuale di disoccupati pari al 44% nei giovani tra i 15 e i 24 anni.

Il Governo sta cercando in ogni modo di nascondere il fallimento delle politiche economiche, ma non può certo mentire per tanto tempo. L’Italia sta morendo soffocata a causa del vincolo del 3% e #Renzi ostinandosi a rispettare tale parametro sbaglia. Sforare di qualche decimale non produrrebbe comunque grandi shock economici, ed è per questo che ritengo che continuare a navigare nella zona euro sia un suicidio. In Grecia a pagare il prezzo del default è stata la popolazione, sono stati azzerati i principali servizi di assistenza, lo stipendio dei lavoratori è crollato ai minimi storici e oggi molta gente muore perchè non ha i soldi necessari per curarsi. Personalmente sceglierei di uscire dall’euro e lo farei senza forzature, informando la popolazione dei pro e dei contro dell’operazione. Per questo motivo credo che nei prossimi mesi i partiti e i movimenti politici anti-austerity e anti-euro andranno con convinzione in piazza, per cercare di stabilire una connessione con alcune fasce della popolazione che oggi vedono con favore un’eventuale uscita dall’euro.

Front National, Lega Nord, #M5S, Ukip e altre forze anti-europeiste proveranno a rovesciare il sistema messo in atto dalla BCE. La prima ad aver ingaggiato questa battaglia è stata Marine Le Pen. Il suo consenso è ormai ai massimi livelli e non è un caso che il partito socialista francese stia cercando di forzare la mano in Europa. I socialisti sono convinti che la ricetta della BCE produrrà ulteriori sofferenze sociali e per questo motivo chiedono alla Commissione europea una maggiore flessibilità. La sinistra francese ha capito perfettamente che se la Francia non otterrà uno spazio di manovra maggiore, il Front National conquisterà la maggioranza dei francesi.

In Italia invece le cose sembrano mutare ancora con troppa lentezza.Siamo un paese vecchio anagraficamente, dunque è abbastanza normale che la popolazione con un’età compresa tra i 64/75 anni abbia paura di un cambiamento estremo. Per questo motivo, forze come la Lega Nord, il M5S in particolare, vengono demonizzate e viste come una minaccia. Una reazione piuttosto prevedibile, la vecchia generazione tenta con ogni mezzo di arrestare un cambiamento, minacciando inconsapevolmente il futuro dei propri figli e nipoti. Il M5S è chiaramente una forza di rottura e cambiamento, si oppone con forza alle logiche dei partiti e alle politiche economiche europee, si pone dunque come alternativa al PD europeista e rispettoso delle politiche di austerity.

Lo dimostrano le dichiarazioni di Grillo e Casaleggio, che oggi hanno chiaramente intrapreso un percorso che punta a condurre l’Italia verso un’uscita consapevole dall’euro. Il leader e il cofondatore del Movimento Cinque Stelle, si ergono dunque a #nuovaresistenza, provano a prendersi la piazza e a difendere una serie di diritti conquistati in passato dai nostri nonni. L’evento del Circo Massimo ha confermato che Beppe Grillo ha ancora un gran seguito e che migliaia di cittadini e attivisti sono pronti a percorrere un nuovo cammino. Casaleggio e Grillo hanno attaccato Renzi, Letta e Monti, non tre nomi a caso, ma tre personalità che il Movimento intero vede come esecutori spietati delle politiche economiche di austerity, dunque gente da combattere.

Per Renzi inizia da lunedi un periodo durissimo. La base grillina si è ricompattata attorno al suo leader, la sinistra radicale è sul piede di guerra, i sindacati, in particolare FiOM e CGIL, hanno promesso battaglia. Il Jobs Act non piace a molti del Pd, tantomeno ai lavoratori. L’idea di un lavoro più precario spaventa le nuove generazioni e il Premier troverà davanti a sè delle forti resistenze, anche all’interno della sua stessa segreteria. Sovranità monetaria e popolare saranno le parole chiave di questo caldo autunno e siamo certi che saranno in migliaia a scandirle nelle piazze italiane.

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Le vicende politiche di questi giorni farebbero pensare a una dura opposizione della minoranza PD in parlamento nelle prossime 24 ore. Il pacchetto lavoro che Renzi vuole approvare Mercoledi, non piace alla minoranza democratica, tantomeno ai sindacati che sono già in agitazione e minacciano lo sciopero generale. Ma queste proteste sono vere? Ci possiamo fidare dei vari Fassina,Civati, Cuperlo,Bersani? La risposta è no. Le proteste e le critiche messe in scena in queste settimane, non sono altro che l’ultimo sussulto di una parte della vecchia dirigenza ex DS che oggi sembra non avere le forze e i mezzi per contrastare il nuovo corso Renziano. La maggior parte degli attori coinvolti in questa grande pantomima, sono politici asfaltati dal rottamatore, che nonostante continui a far disastri,ha deciso di proseguire per la sua strada. Non sappiamo se il pacchetto lavoro migliorerá la situazione occupazionale del paese, ma sappiamo per certo che molti senatori non avranno il coraggio di votare in disaccordo. Il motivo è piuttosto semplice, non perdere la poltrona. Nessuno dei “vecchi democratici” avrá la forza di opporsi agli ordini di Renzi, è troppo grande la voglia di mantenere il comodo sedile in parlamento e di strappare al segretario un posto in lista per le prossime elezioni. Questa realtà è molto triste, ma rappresenta perfettamente la nostra classe dirigente, sempre più dedita alla difesa dei propri privilegi e lontana anni luce dal paese reale. Morale della favola, tutti voteranno secondo le disposizioni date dal partito, i disobbedienti saranno al massimo 3 o 4.

Ma in questa opposizione al piano lavoro del premier, che ruolo hanno i sindacati? Molto semplice, i sindacati si sono arroccati in difesa dell’articolo 18, non perchè volevano combattere e riprendere la lotta che dovrebbe impedire lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, ma perchè hanno compreso che se cade questo totem, a essere penalizzati saranno anche loro e non solo i lavoratori. Perchè? Il motivo è semplice e proveró a spiegarlo senza mezze parole. Il sindacato ha capito che Renzi tende a scardinare il loro sistema, hanno fiutato il rischio di perdere migliaia di tesserati e dunque hanno provato a giocare la minaccia dello sciopero generale. Quello che é certo è che il prezzo più alto lo pagheranno come al solito i lavoratori, già in difficoltà a causa di salari troppo bassi e tartassati da una serie di balzelli che il Governo ha previsto. L’incontro Renzi-sindacati servirá a poco, il Premier ha già promesso all’Europa la riforma, non importa come sarà, per lui conta solo farla. Per l’ennesima volta un Presidente del Consiglio cede alle pressioni della Commissione europea e alle politiche della BCE, non è un caso, ma è un piano ben studiato che si è servito di attori illustri: Monti,Letta, ora Renzi, tutti accomunati da un unico fine, ossia favorire i grandi gruppi di potere europei e l’alta finanza. Il peggio però deve ancora venire.#sapevatelo

Terradeifuochi

Terra dei fuochi, roghi tossici.

Abbiamo imparato a conoscerla come la “Terra dei fuochi”, parliamo di una vasta area che comprende diversi comuni del casertano e del napoletano, dove i livelli di inquinamento ambientale hanno raggiunto percentuali allarmanti e dove l’incidenza e la mortalità a causa di patologie oncologiche risulta essere molto alta, terribilmente alta. Durante la sua visita al Corso di Nutraceutica all’Università Federico II di Napoli, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, parlando di bonifiche ambientali ha ribadito: “Il Ministero ha fatto il suo e ora sta partendo la Regione“. Un’affermazione che ha fatto arrabbiare e non poco, i comitati che da anni chiedono delle serie bonifiche sulle aree interessate dalla contaminazione conseguente allo sversamento illegale di #rifiuti tossici, che secondo alcune testimonianze di residenti continuerebbe ancora. Non bastasse questa notizia allarmante, il Ministro ha pensato bene di aggiungere una dichiarazione che farà molto discutere. Beatrice Lorenzin ha ribadito che secondo i dati a sua disposizione, non basterebbero le bonifiche ambientali delle zone contaminate, ma per diminuire l’incidenza delle patologie tumorali sarebbe anche opportuno modificare lo stile di vita della popolazione campana. Fumo, alcool e cibi grassi sarebbero dunque tra le cause principali dell’alto numero di tumori, affermazioni che però non hanno convinto le associazioni ambientaliste e i medici che da anni lavorano sul territorio campano.

Per onestà intellettuale è bene sottolineare che la frase del Ministro da un punto di visto scientifico risulta essere inattaccabile. Corrisponde infatti al vero dire che certi stili di vita favoriscono la genesi delle patologie tumorali, ma da un punto di vista scientifico è evidente e provato da uno studio dell’OMS (pubblicato nel 2009) che l’inquinamento ambientale   rilevato in quelle zone è strettamente correlato alla genesi dei tumori cerebrali, al testicolo e alle malattie endocrine. Forse il Ministro avrebbe dovuto evitare l’affermazione sugli stili di vita al cospetto di madri e parenti di malati di tumore, forse avrebbe dovuto soffermarsi di più sullo stato delle bonifiche e avrebbe dovuto spiegare i motivi per cui ancora oggi procedono a rilento. I comitati, le associazioni e i medici, avrebbero sicuramente gradito delle risposte in merito e avrebbero voluto trovare nel Ministro un vero e proprio interlocutore istituzionale. La popolazione campana si sente abbandonata dallo Stato, si continua a morire di tumore e le operazioni di bonifica procedono maledettemente a rilento. I rischi sono altissimi: non bonificare con celerità significa aspettarsi un’altissima mortalità nei prossimi anni. Servirebbero dei controlli immediati alle falde acquifere, che rischiano di essere contaminate e di conseguenza vanno a irrigare frutta e verdura del posto che poi finisce sulle nostre tavole. La problematica viene spesso rispolverata in campagna elettorale, poi tutto finisce nel dimenticatoio e le famiglie sono costretto ad accudire i propri cari che si ammalano e nella peggiore delle ipotesi a piangerli. Ma la Terra dei fuochi non è l’unico sito che in Italia andrebbe monitorato e bonificato, la lista è lunga e per rimanere al Sud basterebbe ricordare l’area su cui sorge l’Ilva di Taranto, l’ex zona industriale di Crotone, ma anche tante zone della Calabria, dove i rifiuti interrati mietono vittime, perchè la criminalità non uccide solo con le armi.

fonte foto: uomoplanetario.org

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