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Terradeifuochi

Terra dei fuochi, roghi tossici.

Abbiamo imparato a conoscerla come la “Terra dei fuochi”, parliamo di una vasta area che comprende diversi comuni del casertano e del napoletano, dove i livelli di inquinamento ambientale hanno raggiunto percentuali allarmanti e dove l’incidenza e la mortalità a causa di patologie oncologiche risulta essere molto alta, terribilmente alta. Durante la sua visita al Corso di Nutraceutica all’Università Federico II di Napoli, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, parlando di bonifiche ambientali ha ribadito: “Il Ministero ha fatto il suo e ora sta partendo la Regione“. Un’affermazione che ha fatto arrabbiare e non poco, i comitati che da anni chiedono delle serie bonifiche sulle aree interessate dalla contaminazione conseguente allo sversamento illegale di #rifiuti tossici, che secondo alcune testimonianze di residenti continuerebbe ancora. Non bastasse questa notizia allarmante, il Ministro ha pensato bene di aggiungere una dichiarazione che farà molto discutere. Beatrice Lorenzin ha ribadito che secondo i dati a sua disposizione, non basterebbero le bonifiche ambientali delle zone contaminate, ma per diminuire l’incidenza delle patologie tumorali sarebbe anche opportuno modificare lo stile di vita della popolazione campana. Fumo, alcool e cibi grassi sarebbero dunque tra le cause principali dell’alto numero di tumori, affermazioni che però non hanno convinto le associazioni ambientaliste e i medici che da anni lavorano sul territorio campano.

Per onestà intellettuale è bene sottolineare che la frase del Ministro da un punto di visto scientifico risulta essere inattaccabile. Corrisponde infatti al vero dire che certi stili di vita favoriscono la genesi delle patologie tumorali, ma da un punto di vista scientifico è evidente e provato da uno studio dell’OMS (pubblicato nel 2009) che l’inquinamento ambientale   rilevato in quelle zone è strettamente correlato alla genesi dei tumori cerebrali, al testicolo e alle malattie endocrine. Forse il Ministro avrebbe dovuto evitare l’affermazione sugli stili di vita al cospetto di madri e parenti di malati di tumore, forse avrebbe dovuto soffermarsi di più sullo stato delle bonifiche e avrebbe dovuto spiegare i motivi per cui ancora oggi procedono a rilento. I comitati, le associazioni e i medici, avrebbero sicuramente gradito delle risposte in merito e avrebbero voluto trovare nel Ministro un vero e proprio interlocutore istituzionale. La popolazione campana si sente abbandonata dallo Stato, si continua a morire di tumore e le operazioni di bonifica procedono maledettemente a rilento. I rischi sono altissimi: non bonificare con celerità significa aspettarsi un’altissima mortalità nei prossimi anni. Servirebbero dei controlli immediati alle falde acquifere, che rischiano di essere contaminate e di conseguenza vanno a irrigare frutta e verdura del posto che poi finisce sulle nostre tavole. La problematica viene spesso rispolverata in campagna elettorale, poi tutto finisce nel dimenticatoio e le famiglie sono costretto ad accudire i propri cari che si ammalano e nella peggiore delle ipotesi a piangerli. Ma la Terra dei fuochi non è l’unico sito che in Italia andrebbe monitorato e bonificato, la lista è lunga e per rimanere al Sud basterebbe ricordare l’area su cui sorge l’Ilva di Taranto, l’ex zona industriale di Crotone, ma anche tante zone della Calabria, dove i rifiuti interrati mietono vittime, perchè la criminalità non uccide solo con le armi.

fonte foto: uomoplanetario.org

Mi capita molto spesso di dialogare con i cittadini e come sempre le nostre conversazioni toccano diverse tematiche: dal cibo, al calcio, passando per la chimica e la farmacologia. L’argomento che però mi permette di farmi un quadro completo dell’attuale situazione calabrese è quello sulle elezioni e sulla classe politica. Voglio premettere che ogni riferimento che farò, sarà puramente casuale, ma proverò a descrivere la Calabria e i calabresi da un particolare punto di vista, quello dell’osservatore esterno. Oggi la Calabria è una regione devastata dal malaffare e dalla cattiva politica. Non passa giorno in cui su un quotidiano non si legga di inchieste, di corruzione e concussione. Il calabrese medio è solito indignarsi davanti a questi scandali. Sbraita, si sgola e spesso afferma: “Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, stavolta non vado a votare”. L’indignazione è però temporanea, perchè pochi giorni dopo lo stesso signore che aveva promesso di non voler più votare, lo trovi al bar o in piazza abbracciato al politico di turno, un’immagine tipica del sistema feudale in salsa calabrese. Se il politico garantisce appalti e favori alle imprese e alla “casta” degli amici, nessuno si indigna,  si è pronti a farlo solo quando la notizia è già diventata di dominio pubblico, è la regola del “non sacciu, non vitti e non criu”, regola antica che si tramanda da anni e che protegge il sistema marcio in cui tutti noi viviamo.

In queste settimane la Calabria è sommersa dai rifiuti, i cassintegrati non hanno ancora ricevuto le indennità e migliaia di giovani versano da tempo in stato di inoccupazione o disoccupazione. Ci si aspetterebbe una risposta veemente a questo status quo, una protesta coordinata che faccia sentire al “Palazzo” la voce dei cittadini e la forza della sovranità popolare, invece niente, nessuno si muove e nessuno alza la voce. Perchè accade tutto ciò? Molto semplice da spiegare per chi conosce la Calabria e i calabresi. Si tira a campare, si aspetta il favore di turno e si campa “a la jornata”, nella speranza che alle prossime elezioni il politico di turno sistemi il figlio disoccupato e che dunque possa dargli una mano di aiuto. La realtà è questa, molta gente vive ancora in un libro di fiabe, interpreta il ruolo dei personaggi di La Fontaine e non si rende conto che la politica non può offrire più niente. Il calabrese è ancorato a delle vecchie ideologie, non capisce che il posto fisso non esiste più e che la politica fa gli interessi propri e non quelli altrui. Sarebbe ingeneroso fare di tutta l’erba un fascio, esiste ancora qualche politico onesto e a questo dovrebbero dar credito i cittadini. I “venditori di fumo” hanno già affossato questa regione, non è più  tempo di promesse e di libri delle favole, oggi serve del sano realismo e una politica partecipata. I calabresi e la Calabria sono in ginocchio, colpiti a morte da un sistema politico che ha ridotto in macerie una terra dalle enormi risorse, sedotta, depredata e abbandonata. Serve un sussulto d’orgoglio, i calabresi devono reagire a questo impasse e rialzare la testa, solo così la Calabria si rialzerà.

fonte foto: it.calabria.wikia.com

Domenico Varano

Mi è capitato tante volte di discutere con turisti provenienti da ogni parte d’Italia, persone che appena giungono in Calabria restano incantate dalla bellezza del territorio e dalle nostre tradizioni culturali ed enogastronomiche. La Calabria è per i visitatori un posto baciato dalla fortuna, una terra bagnata da due mari che nonostante tutto riesce ancora  ad attrarre diversi visitatori. Dico nonostante tutto perchè è evidente che la nostra regione soffra di un deficit infrastrutturale rispetto ad altre regioni d’Italia e ciò rende difficile collegarla  e inserirla in determinati pacchetti turistici, perchè di fronte a un viaggio della speranza su treni ormai obsoleti, un turista sceglie l’opzione aereo e una meta all’estero, che poco lascia alla Calabria in termini di guadagno ma che anzi sposta il denaro altrove, uno schiaffo in faccia all’economia nostrana. Questo accade perchè le linee ferroviarie sono ancora quelle vecchie ed obsolete di costruzione mussoliniana e in alcuni tratti spesso capita di attraversare ponti che non si vedono nemmeno in Africa. Provate a fare un viaggio e verificate ciò che affermo, capirete che la situazione del trasporto calabrese è ormai simile a un’odissea. Lo scenario è triste: stazioni abbandonate, binari ricoperti dalle erbacce, passaggi a livello abbandonati e soprattutto macerie e vetri rotti, zero pensiline dove poter attendere un autobus sostitutivo e mancanza totale di servizi igienici in alcune stazioni del reggino. Le tv si sono occupate di questo scempio, lo ha fatto Riccardo Iacona, il grande giornalista di Rai tre che nel corso del suo programma “Presa Diretta” ha puntato la lente di ingrandimento sullo stato di abbandono della rete ferroviaria calabrese. In stato di abbandono sono anche diversi siti archeologici, ognuno ha la sua Pompei e anche la Calabria ne ha una. Il sito archeologico di Sibari ha subito diversi danni in seguito all’alluvione, un sito che andrebbe rivalutato e che assieme al Parco Scolacium di Roccelletta di Borgia, Gerace e Monesterace, dovrebbe attrarre migliaia di visitatori e portare ricchezza al territorio e alle economie del luogo. Proprio a Monesterace, il 23 Luglio 2013, l’archeologo Francesco Cuteri ha effettuato una campagna di scavi durante la quale è riuscito a riportare alla luce uno straordinario mosaico di circa 35 metri quadrati risalente al periodo ellenistico e dunque al IV secolo avanti Cristo. È stata ritrovata anche una tabella bronzea anch’essa risalente al IV secolo, di epoca achea, meraviglie di un territorio che però circa un mese fa hanno subito dei danni in seguito alla mareggiata che ha pesantemente danneggiato i resti della casamatta che necessiterebbero di lavori di messa in sicurezza. Per mettere in sicurezza il sito servirebbero 1,5-2 milioni di euro, soldi che sono stati richiesti dalla Soprintendenza e dal Comune di Monesterace, ma che ancora non sono pervenuti.

È questa la grande debolezza della Calabria, debolezza che ci porta a dimenticare siti che nel passato hanno ospitato civiltà e che per fortuna si sono conservati nel tempo, ma noi nonostante tutto non riusciamo a promuoverli e preservarli. La cultura è ricchezza, produce ricchezza e fa da traino all’economia, ma se non vi sono adeguati collegamenti, mancano le guide turistiche, i siti restano in stato di abbandono, è difficile creare e distribuire ricchezza. La Calabria è stata la culla della Magna Graecia e ha un enorme patrimonio archeologico da preservare e rivalutare. Oggi i politici dei palazzi romani e gli amministratori locali, pensano a promuovere fondazioni e associazioni di dubbia importanza, associazioni che non sempre svolgono i compiti assegnati e che spesso fungono da “cavallo di Troia” nel quale si celano i soliti noti ed i soliti politici mascherati. Se pensiamo che la Germania riesce ad attrarre milioni di visitatori pronti a visitare vecchie miniere di salgemma, che la Francia guadagna il triplo dell’Italia grazie alla promozione culturale, allora dobbiamo chiederci e capire perchè ciò avviene. Il motivo è semplice, la politica si avvicina alla cultura solo quando c’è da lucrare, oppure quando magari può strappare qualche biglietto in prima fila, tutto questo per far passerella e mostrare la propria grandezza per accreditarsi le simpatie e l’amicizia di qualcuno. La promozione del proprio territorio è il mezzo attraverso cui richiamare flussi turistici, a cui poi offrire i prodotti sani della nostra terra, le primizie e le specialità culinarie. Per promuovere il territorio i sindaci devono fare rete, consorziarsi e stabilire una serie di gemellaggi con altri paesi d’Europa e d’Italia, bisogna aprire le porte ai visitatori e fare della Calabria l’oasi della cultura e non semplicemente la discarica d’Europa dove tutti vengono a scaricare rifiuti, violentando un paesaggio incantevole attraverso la costruzione di discariche che nulla hanno a che vedere con la sostenibilità ambientale e che nel tempo produrranno solo danni. Chi comprerebbe mai un prodotto coltivato in prossimità di un sito dove vengono depositati rifiuti? Pensate che i tedeschi e gli stranieri gradirebbero uno spettacolo del genere? Dubito che gradirebbero, anzi rigetterebbero con forza certe cose che solo noi italiani riusciamo a partorire. Tutelare la cultura e il territorio significa rilanciare l’economia, non lo dico io ma lo dicono i vari osservatori che si occupano della raccolta dei dati. Basta parole e per una volta la nostra regione si distingua per elevata cultura e tutela dell’ambiente, scelga una nuova strada, quella percorsa fino a oggi è sbagliata e condannerà il popolo calabrese ad atroci sofferenze.

fonte foto: http://www.restoalsud.it

Domenico Varano