Archivio per Maggio, 2014

imageMentre i principali quotidiani italiani azzardano analisi sui flussi di voto e si analizzano al meglio i principali difetti di comunicazione che hanno penalizzato le forze politiche uscite sconfitte, in Italia si respira un’aria di antichità. Nulla è cambiato e nulla cambierà fin quando le politiche economiche europee rimarranno queste. Assistiamo alla contrapposizione tra due mondi differenti, quello della vecchia generazione e quello giovanile. Il primo è un mondo fatto di privilegi e di certezze, il secondo è quello della precarietà, dell’insicurezza. Mentre la vecchia generazione vivacchia e rimane ancorata allo status quo, i giovani chiedono, o meglio chiedevano un cambiamento radicale. Quel cambiamento però non c’è stato e su questo va fatta una pacata riflessione che potrebbe infastidire diversi lettori. Quale futuro potrà esserci per i giovani se nulla cambia e nulla intendete cambiare? La sensazione è che a molti “vecchi” non interessi dei problemi degli altri, sembrano anestetizzati dai media e preferiscono vivere alla giornata attendendo che “passi a nuttata”. Allora entri in un bar e assisti a una discussione quasi surreale, un giovane che porge un volantino a un anziano, gli chiede di leggerlo e quest’ultimo infastidito lo butta nel cestino accanto alla porta d’uscita. Presunzione o semplice difficoltà di comunicazione tra le due generazioni? Da una parte c’è un anziano signore, vestito bene, pensionato e con casa di proprietà, dall’altra un ragazzo poco più che ventenne, alla ricerca di un lavoro stabile, un giovane che dedica il fine settimana all’attivismo, cercando di informare chi non si informa e chi invece rifiuta di farlo. Questa è la fotografia di un’Italia dove ci sono circa 3 milioni di disoccupati e dove gli 80 euro vengono dati ai penultimi e non agli ultimi. Una sorta di guerra dei poveri, dove il più debole chiede un contributo al più forte, che per tutta risposta se ne frega e gli sbatte la porta in faccia. Non esiste solidarietà, l’egoismo è palpabile e la società sembra essersi abituata alla corruzione e alla disonestà. Se il popolo premia i ladri e punisce gli onesti, qualcosa dal punto di vista sociale non funziona. Certo qualcosa di sbagliato i giovani la faranno sempre, ma almeno provano a intestarsi il cambiamento, rifiutano l’attuale modello di società e si oppongono alle cricche e al malaffare. Non tutti lo fanno però. Alcuni giovani si sono già arresi, non sono nemmeno andati a votare e fanno affidamento sui genitori e sul nonno anziano, una sorta di bancomat a durata limitata che prima o poi finirà. E allora poi cosa succederà? A chi verrà chiesto un aiuto? Non si sa, per il momento buona parte dei giovani sta lontano dalla politica e lascia il timone della nave alla vecchia generazione dei papà e dei nonni. Nessun problema ad ammettere che non tutte le visioni giovanili sono corrette, ma diciamocelo chiaramente, se l’Italia è in determinate condizioni non è certo colpa delle giovani generazioni. La sensazione è che “moriremo democristiani” e che il prossimo anno sarà un anno durissimo, soprattutto per i giovani. L’alternativa è fuggire da un paese dove il merito non esiste e dove vanno avanti i soliti noti. Il medico quando il malato sta male cambia medicina, l’italiano invece continua a tenersi la malattia e gli effetti collaterali. Capisco perfettamente che sia difficile ammettere di aver sbagliato per diversi anni, ma a volte cambiare idea serve e non bisogna esitare. La “guerra tra poveri” è già iniziata, il resto lo vedremo nei prossimi capitoli, per il momento hanno vinto i restauratori, altro che rinnovamento e rottamatori.

Elezioni Europee.

Elezioni Europee 2014.

Torno a scrivere dopo qualche giorno di silenzio e di assenza dal blog. Gli ultimi dieci giorni sono stati piuttosto impegnativi e hanno coinvolto anche me nella più dura campagna elettorale degli ultimi anni. Alla fine le elezioni europee le ha vinte Matteo Renzi, in maniera schiacciante, distaccando di quasi venti punti il Movimento Cinque Stelle, comunque seconda forza italiana. Quasi sei milioni di voti per i pentastellati, in una tornata elettorale in cui ha vinto comunque l’astensione. Si, perchè in effetti più del 40% degli italiani ha scelto di non recarsi alle urne, non ha espresso un voto e dunque si è autoescluso dalla partecipazione democratica. Ma la massa di voti ottenuta da Matteo Renzi e dal Pd da dove viene? Da una prima analisi condotta dall’Istituto Cattaneo di Bologna si nota che il Pd ha pescato principalmente nell’area centrista e in parte nell’area forzista e grillina. Gli elettori del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia si sono rifugiati nell’astensione e questo ha prodotto il gap tra democratici e altre forze politiche. L’Italia così come la Germania ha dato fiducia alla principale forza di Governo. La Merkel e Renzi hanno superato il test europee, però dovranno guardarsi bene dalla forte spinta euroscettica che viene dall’Inghilterra e soprattutto dalla Francia. Farage e Marine Le Pen non hanno nessuna intenzione di sottostare ai diktat della BCE e di continuare ad attuare politiche di austerity. Entrambi sono convinti che il problema sia l’euro e seppur in maniera diversa, sono intenzionati a isolarsi dall’eurozona. In Italia il Movimento 5 Stelle occupa saldamente il secondo gradino del podio. Grillo ha fallito il sorpasso, ma ora sa di poter contare su uno zoccolo duro da cui ripartire. Serviranno sicuramente nuove strategie comunicative e i portavoce dovranno cercare di parlare agli elettori in modo ancor più diretto, cercando di coinvolgere anche quella fascia di popolazione anziana, di pensionati, che attualmente non ascolta i pentastellati. Ma l’obiettivo numero uno del Movimento dovrà essere quello di dimostrare agli italiani di avere esponenti preparati sui contenuti, per scrollarsi di dosso i diversi appellativi che i media hanno coniato per denigrare il lavoro dei portavoce eletti. I pentastellati dovranno comunque continuare a diffondere il verbo e a lottare per un’Italia onesta e trasparente, ma dovranno soprattutto parlare a quella parte produttiva del paese, a quel Nord che non ha riposto fiducia in loro e che dall’analisi dei flussi di voto ha puntato su Matteo Renzi, in zone dove Berlusconi in passato aveva sempre fatto bottino pieno. Se è vero che i pentastellati (io compreso) qualche errore lo hanno commesso, è altrettanto vero che l’italiano medio ha avuto paura del cambiamento, si è spaventato e ha voluto mantenere lo status quo. L’aver premiato Renzi con un 40% significa aver percepito come più rassicurante il messaggio del Premier, il quale però non dovrà cullarsi per il risultato plebiscitario ottenuto domenica. Renzi è atteso da mesi molto importanti e le condizioni economiche del paese non sono affatto buone. I dati economici non sono positivi e con il calo dello spread  nessun disoccupato si riempie lo stomaco. Nei prossimi mesi Carlo Cottarelli, commissario addetto alla spending rewiew, individuerà dei capitoli di spesa che dovranno essere soggetti a tagli decisi. Toccherà poi al Governo decidere di attuarli traducendoli in decreti, e se la situazione economica non migliorerà, molti italiani dovranno rimpiangere di aver compiuto determinate scelte alle urne. Delle riforme promesse da Renzi non c’è ancora traccia, l’unica cosa che al momento appare certa, ma non strutturale, è il bonus o mancia dato a qualche milione di italiani. Non tutti avranno 80 euro, ma quasi tutti avranno poi delle sorprese sulle aliquote TASI e sull’ aumento delle accise. Infatti, qualora le previsioni di crescita venissero riviste al ribasso e il gettito IVA non fosse quello previsto, scatterebbero le cosiddette “clausole di salvaguardia”. Per sapere cosa sono le “clausole di salvaguardia” cercate su qualsiasi motore di ricerca e da domani sarete cittadini molto più informati.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/05/27/m5s-airola-la-sconfitta-colpa-dellinformazione-e-battibecca-con-sky-e-rainews/282018/

Matteo Renzi, PD

Matteo Renzi, segretario Pd.

Quando meno te l’aspetti arriva la notizia che rischia di mandare nel panico il Partito Democratico e il Governo. Le stime sul PIL diffuse ieri dall’Istat hanno complicato e non di poco la vita al Governo Renzi. Oggi il premier avrà di sicuro imprecato leggendo quel maledetto -0.1 % di PIL che nessuno aveva previsto e che rischia di non far quadrare i conti. E si, proprio quei conti che l’Europa ci chiede di tenere in ordine. Le previsioni di crescita che Renzi aveva sbandierato alla presentazione del DEF si sono volatilizzate in pochi giorni. Nessuna traccia di quel + 0.8 % di PIL, per far si che la previsione riesca a giungere a buon fine, nei prossimi trimestri la crescita globale dovrebbe toccare il +3.3%, insomma pura utopia in un momento difficile come questo. La crisi morde e se le previsioni di crescita non fossero centrate mancherebbero all’appello circa 5 miliardi di entrate. Un vero problema per l’ex sindaco di Firenze, una doccia fredda che arriva a nove giorni dall’appuntamento elettorale. Le opposizioni stanno spingendo sull’acceleratore, e se Berlusconi appare azzoppato e in affanno, Grillo gode di ottima forma e rischia di bruciare tutti sul rettilineo d’arrivo. I pentastellati ieri hanno battibeccato a lungo con gli esponenti del PD, i quali hanno dovuto ingoiare il rospo dell’arresto del deputato Francantonio Genovese. Un fulmine a ciel sereno che arriva dopo l’inchiesta Expo e che mette in imbarazzo il Partito Democratico. Da oggi il Parlamento è certamente più pulito, ma la sensazione è che potrebbero cadere ancora altre teste. Si tratta di un vero terremoto politico-giudiziario che rischia di orientare il voto in maniera del tutto imprevista. C’è chi racconta di sondaggi interni che preoccuperebbero i dem. Grillo e il M5S sarebbero lì, a una incollatura. Si spiegherebbe così la decisione di Renzi di andare in piazza, il premier starebbe provando in ogni modo ad arrestare l’emorragia di voti. Ma se Renzi è preoccupato per i numeri degli ultimi sondaggi, gli italiani dovrebbero esserlo per i dati diffusi oggi dall’Istat. Il paese non cresce e non aggancia nessuna ripresa. Le misure miracolose presentate dal premier sembrano dimostrarsi fragili e semplici spot elettorali. Oggi nessun tweet trionfalistico, nessun cenno all’economia e nessun attacco ai tecnici del Senato che i conti li sanno fare eccome. Non si sente più nulla, gli unici a gioire sono gli amici gufi e gli odiati grillini. Caro Matteo #staisereno la tua esperienza presto giungerà al termine.

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Sarà che in Italia non si riesce mai a stare in pace, sarà che certe notizie mancavano da un pò di tempo, ma l’ultima ondata di arresti strettamente legati ai cantieri Expo ha scatenato un vero e proprio terremoto politico. Nonostante Renzi tenti di tenere fuori dagli scandali la politica, la verità è che la politica tanto estranea a certe logiche non lo è. Che sui cantieri dell’Expo ci fossero degli interessi di un certo rilievo era cosa nota, ma l’inchiesta della Procura di Milano oltre ad aver acceso un faro su determinati giri e gruppi di potere, ha ampiamente influenzato l’opinione pubblica che a dodici giorni dal voto delle elezioni europee, potrebbe esprimere un consenso sull’onda emotiva del cosiddetto “tintinnio di manette”. La visita ispettiva dei parlamentari del M5S aveva già fatto drizzare le antenne agli inquirenti. Beppe Grillo attraverso il suo blog non era stato affatto tenero e aveva evidenziato una serie di fatti che rendevano i cantieri Expo una succulenta leccornia adatta al crimine organizzato. Una denuncia clamorosa, seguita ora da una serie di arresti che stanno facendo tremare le segreterie politiche. I pentastellati a onor del vero si sono sempre dichiarati contrari a quest’opera, considerata inutile, un favore ai soliti noti. Queste inchieste giudiziarie coinvolgono ancora una volta personaggi legati ai principali partiti italiani, professionisti già noti alle cronache giudiziarie. Tutti questi elementi rendono il prossimo voto europeo una contesa in cui regna l’incertezza. Il PD appare piuttosto in difficoltà, Forza Italia a quanto pare non raggiungerebbe il 20% e a beneficiarne potrebbe essere proprio il più grande partito di opposizione, quel M5S che zitto zitto rischia di attuare una rimonta clamorosa e che a pochi giorni dalle elezioni europee è dato in forte ascesa. Vedremo chi vincerà le elezioni, intanto Berlusconi, Grillo e Renzi affilano le armi, gli ultimi giorni saranno fondamentali per concludere al meglio la campagna elettorale con il più grande rischio di astensionismo della storia. Intanto i salotti televisivi si preparano ad accogliere i leaders politici, i quali tenteranno in ogni modo di giocarsi le ultime carte a disposizione, con il PD e il M5S pronti a contendersi la vittoria.

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Il primo Maggio come di consueto ha richiamato migliaia di persone in Piazza San Giovanni per via del mega concerto che si tiene ogni anno e che rende omaggio alla “Festa dei lavoratori “. A leggere i dati Istat il primo Maggio sembra essersi trasformato nella “Festa dei disoccupati”. I dati sono chiari: 13% il tasso generale di disoccupazione nazionale, 42% quella giovanile. Milioni di persone hanno perso il lavoro, qualcuno ha addirittura già perso le speranze perchè non riesce a scorgere un futuro. A soffrire maggiormente sono i giovani, i quali addirittura spesso rinunciano a cercare un’occupazione, perchè scoraggiati dai continui ” No siamo al completo”, “Per ora non assumiamo nessuno, ritorni in seguito”. La disoccupazione giovanile è la vera piaga di questo momento storico. Le offerte occupazionali presenti in Italia, spesso rasentano il ridicolo e i contratti di formazione e apprendistato non stanno dando i risultati sperati. La crisi ha colpito diversi settori, niente è stato risparmiato e quindi la nostra Italia ha oggi un tessuto economico ferito a morte. Serve lavoro, bisogna crearlo in qualche modo e a spronare i politici ci ha pensato il cantante Piero Pelù. Il rocker fiorentino ha sganciato una battuta al veleno contro il premier Matteo Renzi, il cantante toscano ha dichiarato:”Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo il lavoro”. Una frase forte che fotografa a perfezione la realtà, quella realtà che i politici non percepiscono più da tempo, perchè rinchiusi nel palazzo dorato dove tutto è lecito. Una classe politica lontana dai bisogni della gente è un cancro per la società. Le responsabilità per il pessimo stato economico-lavorativo del paese, sono da addebitare alla classe politica ma anche a quella sindacale. Per troppo tempo politici e sindacalisti hanno camminato a braccetto, inutile far finta di litigare, i diritti dei lavoratori sono stati quasi azzerati e dunque anche le rappresentanze sindacali hanno grosse colpe. Quello che però stupisce di più, è certamente l’atteggiamento del PD, un tempo vicino ai lavoratori, oggi artefice di riforme sui contratti lavorativi che definire peggiorative é un complimento. I ” compagni” siedono al Governo con Angelino Alfano, uomo non certo vicino alla CGIL, che ancora oggi spinge per riforme che tutelino di meno i lavoratori e di più le imprese. L’idea è diametralmente opposta a quella della vecchia sinistra, la quale lottava per tutelare i lavoratori e si batteva per migliorare la condizione dei più disagiati. Dov’è finita quell’idea? Perchè il PD oggi vota con Alfano e fa le riforme con Berlusconi? Siamo sicuri che Renzi abbia potere? Oppure è semplicemente una figura messa li per attuare un piano europeo? Abbiamo iniziato parlando di Piazza San Giovanni, lì tornerà Beppe Grillo giorno 23 Maggio, di sicuro non sarà un concerto, ma siamo certi che saprà cantarle ai partiti, tanto che i suoi acuti verranno uditi anche da Bruxelles.

Ps: Onore a Piero Pelù che ha il coraggio di dire cose scomode in diretta tv e sulle reti Rai. Di seguito il video in cui il rocker fiorentino attacca Renzi: