#Giovani contro anziani, signori questa è la “guerra dei poveri”

Pubblicato: 28 Maggio 2014 in politica e palazzo,
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imageMentre i principali quotidiani italiani azzardano analisi sui flussi di voto e si analizzano al meglio i principali difetti di comunicazione che hanno penalizzato le forze politiche uscite sconfitte, in Italia si respira un’aria di antichità. Nulla è cambiato e nulla cambierà fin quando le politiche economiche europee rimarranno queste. Assistiamo alla contrapposizione tra due mondi differenti, quello della vecchia generazione e quello giovanile. Il primo è un mondo fatto di privilegi e di certezze, il secondo è quello della precarietà, dell’insicurezza. Mentre la vecchia generazione vivacchia e rimane ancorata allo status quo, i giovani chiedono, o meglio chiedevano un cambiamento radicale. Quel cambiamento però non c’è stato e su questo va fatta una pacata riflessione che potrebbe infastidire diversi lettori. Quale futuro potrà esserci per i giovani se nulla cambia e nulla intendete cambiare? La sensazione è che a molti “vecchi” non interessi dei problemi degli altri, sembrano anestetizzati dai media e preferiscono vivere alla giornata attendendo che “passi a nuttata”. Allora entri in un bar e assisti a una discussione quasi surreale, un giovane che porge un volantino a un anziano, gli chiede di leggerlo e quest’ultimo infastidito lo butta nel cestino accanto alla porta d’uscita. Presunzione o semplice difficoltà di comunicazione tra le due generazioni? Da una parte c’è un anziano signore, vestito bene, pensionato e con casa di proprietà, dall’altra un ragazzo poco più che ventenne, alla ricerca di un lavoro stabile, un giovane che dedica il fine settimana all’attivismo, cercando di informare chi non si informa e chi invece rifiuta di farlo. Questa è la fotografia di un’Italia dove ci sono circa 3 milioni di disoccupati e dove gli 80 euro vengono dati ai penultimi e non agli ultimi. Una sorta di guerra dei poveri, dove il più debole chiede un contributo al più forte, che per tutta risposta se ne frega e gli sbatte la porta in faccia. Non esiste solidarietà, l’egoismo è palpabile e la società sembra essersi abituata alla corruzione e alla disonestà. Se il popolo premia i ladri e punisce gli onesti, qualcosa dal punto di vista sociale non funziona. Certo qualcosa di sbagliato i giovani la faranno sempre, ma almeno provano a intestarsi il cambiamento, rifiutano l’attuale modello di società e si oppongono alle cricche e al malaffare. Non tutti lo fanno però. Alcuni giovani si sono già arresi, non sono nemmeno andati a votare e fanno affidamento sui genitori e sul nonno anziano, una sorta di bancomat a durata limitata che prima o poi finirà. E allora poi cosa succederà? A chi verrà chiesto un aiuto? Non si sa, per il momento buona parte dei giovani sta lontano dalla politica e lascia il timone della nave alla vecchia generazione dei papà e dei nonni. Nessun problema ad ammettere che non tutte le visioni giovanili sono corrette, ma diciamocelo chiaramente, se l’Italia è in determinate condizioni non è certo colpa delle giovani generazioni. La sensazione è che “moriremo democristiani” e che il prossimo anno sarà un anno durissimo, soprattutto per i giovani. L’alternativa è fuggire da un paese dove il merito non esiste e dove vanno avanti i soliti noti. Il medico quando il malato sta male cambia medicina, l’italiano invece continua a tenersi la malattia e gli effetti collaterali. Capisco perfettamente che sia difficile ammettere di aver sbagliato per diversi anni, ma a volte cambiare idea serve e non bisogna esitare. La “guerra tra poveri” è già iniziata, il resto lo vedremo nei prossimi capitoli, per il momento hanno vinto i restauratori, altro che rinnovamento e rottamatori.

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