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imageMentre i principali quotidiani italiani azzardano analisi sui flussi di voto e si analizzano al meglio i principali difetti di comunicazione che hanno penalizzato le forze politiche uscite sconfitte, in Italia si respira un’aria di antichità. Nulla è cambiato e nulla cambierà fin quando le politiche economiche europee rimarranno queste. Assistiamo alla contrapposizione tra due mondi differenti, quello della vecchia generazione e quello giovanile. Il primo è un mondo fatto di privilegi e di certezze, il secondo è quello della precarietà, dell’insicurezza. Mentre la vecchia generazione vivacchia e rimane ancorata allo status quo, i giovani chiedono, o meglio chiedevano un cambiamento radicale. Quel cambiamento però non c’è stato e su questo va fatta una pacata riflessione che potrebbe infastidire diversi lettori. Quale futuro potrà esserci per i giovani se nulla cambia e nulla intendete cambiare? La sensazione è che a molti “vecchi” non interessi dei problemi degli altri, sembrano anestetizzati dai media e preferiscono vivere alla giornata attendendo che “passi a nuttata”. Allora entri in un bar e assisti a una discussione quasi surreale, un giovane che porge un volantino a un anziano, gli chiede di leggerlo e quest’ultimo infastidito lo butta nel cestino accanto alla porta d’uscita. Presunzione o semplice difficoltà di comunicazione tra le due generazioni? Da una parte c’è un anziano signore, vestito bene, pensionato e con casa di proprietà, dall’altra un ragazzo poco più che ventenne, alla ricerca di un lavoro stabile, un giovane che dedica il fine settimana all’attivismo, cercando di informare chi non si informa e chi invece rifiuta di farlo. Questa è la fotografia di un’Italia dove ci sono circa 3 milioni di disoccupati e dove gli 80 euro vengono dati ai penultimi e non agli ultimi. Una sorta di guerra dei poveri, dove il più debole chiede un contributo al più forte, che per tutta risposta se ne frega e gli sbatte la porta in faccia. Non esiste solidarietà, l’egoismo è palpabile e la società sembra essersi abituata alla corruzione e alla disonestà. Se il popolo premia i ladri e punisce gli onesti, qualcosa dal punto di vista sociale non funziona. Certo qualcosa di sbagliato i giovani la faranno sempre, ma almeno provano a intestarsi il cambiamento, rifiutano l’attuale modello di società e si oppongono alle cricche e al malaffare. Non tutti lo fanno però. Alcuni giovani si sono già arresi, non sono nemmeno andati a votare e fanno affidamento sui genitori e sul nonno anziano, una sorta di bancomat a durata limitata che prima o poi finirà. E allora poi cosa succederà? A chi verrà chiesto un aiuto? Non si sa, per il momento buona parte dei giovani sta lontano dalla politica e lascia il timone della nave alla vecchia generazione dei papà e dei nonni. Nessun problema ad ammettere che non tutte le visioni giovanili sono corrette, ma diciamocelo chiaramente, se l’Italia è in determinate condizioni non è certo colpa delle giovani generazioni. La sensazione è che “moriremo democristiani” e che il prossimo anno sarà un anno durissimo, soprattutto per i giovani. L’alternativa è fuggire da un paese dove il merito non esiste e dove vanno avanti i soliti noti. Il medico quando il malato sta male cambia medicina, l’italiano invece continua a tenersi la malattia e gli effetti collaterali. Capisco perfettamente che sia difficile ammettere di aver sbagliato per diversi anni, ma a volte cambiare idea serve e non bisogna esitare. La “guerra tra poveri” è già iniziata, il resto lo vedremo nei prossimi capitoli, per il momento hanno vinto i restauratori, altro che rinnovamento e rottamatori.

Essere giovani significa possedere una dose di entusiasmo superiore alla media, avere la voglia di capovolgere il mondo e scendere in campo in prima persona per occuparsi della cosa pubblica. Oggi però essere giovani significa anche non vedere un futuro e soprattutto vivere un presente difficile. La maggioranza dei giovani italiani vive in una situazione di disagio economico-sociale che li paralizza e li narcotizza, mantenendoli fuori dalla politica e dai problemi del proprio territorio. I giovani d’oggi sono diversi da quelli di una volta. Sono cresciuti nel benessere e non sono abituati a far dei sacrifici che invece i loro genitori facevano alla loro età. L’attuale sistema politico ridotto ormai a casta vera e propria, tende ad escludere le giovani generazioni e protegge invece la vecchia, quella generazione di politici che per anni ha commesso errori e che però ha lasciato il conto da pagare a noi. Coinvolgere un giovane a  interessarsi di politica oggi è una vera impresa. Apatia e sconforto prendono il sopravvento e molto spesso il ragazzo o la ragazza interpellata rifiuta la proposta e risponde: “Non mi interessa, tanto non cambierà nulla, i politici sono tutti uguali”. Quel rifiuto è una sconfitta, il segno tangibile che le giovani generazioni rigettano il sistema politico, che per loro è il principale responsabile dello sfascio venutosi a creare. È difficile condannare chi la pensa così, certo c’è da dire però che senza partecipazione è difficile incidere su un sistema marcio, su una rete di scambi di favori che tende a ingrassare i veterani e lascia invece a digiuno i giovani. Non prendere iniziativa significa adagiarsi sulla riva del fiume e attendere il cadavere (Italia).

La generazione che va dai 60 anni in su è quella che da sempre ha goduto dei migliori privilegi, quella generazione abituata a votare per ricevere in cambio un qualcosa, anche un rinnovo di patente poteva bastare. Oggi questo sistema è entrato in crisi perchè ai giovani non si può più offrire nulla. Fino a qualche anno fa le elezioni si vincevano per un posto al call center, oggi il voto si cede in cambio di qualche euro e magari nella speranza che il proprio curriculum vitae vada avanti e non venga cestinato. I giovani, disgustati da questa minestra nauseabonda, si sono isolati e rifiutano ogni forma di interazione. Si tratta di un vero e proprio problema che rischia di ripercuotersi negli anni a venire sulla nostra vita. Non votare significa abdicare, farlo a casaccio significa buttarsi la zappa sui piedi e scavarsi il fosso. La scelta opportuna da compiere è quella di arrivare al seggio preparato, informarsi prima di decidere, perchè un voto può decidere il futuro. Ci sono tanti modi per protestare, scegliendo di farlo rifugiandosi nell’area del non voto, significa non incidere, lasciarsi travolgere dagli eventi senza nemmeno aver tentato di modificarne il corso. Il Padre Eterno ci ha dotati di cervello e di cuore, di occhi per osservare e di orecchie per ascoltare. I giovani hanno sempre ascoltato gli anziani, oggi però le cose devono cambiare. Essere giovani significa intestarsi il cambiamento, aiutare i più deboli e gli svantaggiati e questo può avvenire solo se verranno puniti gli artefici del disastro. Nessuna violenza e nessun bagno di sangue, possediamo un’arma micidiale, appuntita e molto affilata, la matita. Se usata come si deve sa far male più di una lama affilata, debellando definitivamente quel “cancro” che per anni si è alimentato sulle spalle altrui. Il giorno seguente i giovani ritroveranno entusiasmo e inizieranno a costruire le basi per una nuova rinascita.

Domenico Varano