Sono trascorse poche ore dall’ultimo tonfo in Borsa (LEGGI QUI Crollo Borsa), e tutto sembra uguale a quel 2011, anno in cui l’Italia subì una pesante speculazione finanziaria che costrinse Berlusconi a dare le dimissioni (LEGGI QUI (SPREAD E RISCHIO BANCAROTTA). La storia è ormai nota, tutti ricorderanno l’arrivo di Monti, dipinto dai media come il salvatore della patria, l’uomo che avrebbe risolto le grane del Governo Berlusconi, ma che poi sparì dai radar. Il suo compito era quello di evitare il default dell’Italia, applicando la ricetta dell’austerity al popolo, che sentendosi sull’orlo del precipizio, non avrebbe opposto resistenza.E andò proprio così. Le recenti tensioni tra la Commissione Europea e il Premier Renzi, hanno acuito lo scontro con i burocrati europei, tanto che i fedelissimi del premier sembrano parecchio tesi. Renzi aveva puntato su una maggiore flessibilità, e l’Europa in un certo senso gli aveva concesso dei piccolissimi margini di manovra, che però sono stati utilizzati male. Gli rimproverano di aver abolito l’Imu e di spendere troppo in bonus elettorali (si pensi ai 500 euro agli insegnanti), rimproveri che Renzi non ha preso bene, tanto da ingaggiare una stucchevole rissa verbale con Juncker. La Commissione Europea è allarmata per il nostro enorme debito pubblico, teme che Renzi voglia posticipare ancora il Fiscal Compact, ed è questo il motivo che induce tutti i deputati renziani ad attaccare sui social network “l’Europa cattiva e pignola”. L’Europa è certamente una gabbia, ma va detto che Renzi ha sfruttato poco la guida del semestre europeo, tanto che alcuni gli rimproverano di non essere stato in grado di ridiscutere certi trattati e certi criteri. Il resto è storia nota.E’ evidente che Juncker parli a nome della Germania e che l’attacco a Renzi sia stato pianificato da tempo. Renzi sa bene che non riuscirà a mantenere tutte le promesse fatte al suo elettorato, dunque cerca la crisi, vuole la rottura e fa il “duro”. La continua ricerca del nemico, permette a Renzi una chancesRenzi questa sera da Napolitano al Quirinale comunicativa, una narrazione di lotta, che serve a limitare i danni in vista delle prossime amministrative. A Montecitorio qualcuno sussurra che il premier abbia ordinato alla stampa amica di redigere dei dossier sugli avversari, ma nelle ultime ore la crisi del sistema bancario e il crollo in borsa, hanno preoccupato parecchio l’esecutivo. Allo stato attuale non è detto che Renzi non decida di staccare la spina al Governo, portando l’Italia al voto prima della scadenza naturale del mandato. Questa ipotesi potrebbe anche essere gradita agli elettori, ma la sensazione è che i veri problemi per il Governo si nascondano nella prossima Legge di stabilità. Qualora le cose non andassero per il verso giusto,(bassa crescita e crisi immigrazione), non è detto che Renzi non lasci il posto a un altro governo tecnico, che impedirebbe ancora una volta agli italiani di votare, limitando la sovranità popolare. Qualora perdesse il referendum, il premier avrebbe concluso la propria esperienza politica. Si aprirebbero degli scenari al momento difficili da descrivere, ma la sensazione è che gli italiani sappiano veramente poco sulle riforme, e forse è per questo che Renzi si mostra spavaldo. Toccherà alle opposizioni stimolare l’elettorato, dovranno convincerli che la riforma è pessima e mal disegnata, che il rischio è quello di una svolta autoritaria, che in un certo senso puzza parecchio di fascismo 2.0.

In questi giorni, complice lo scandalo di Banca Etruria, vera e propria truffa ai risparmiatori e agli obbligazionisti, abbiamo potuto notare come nei salotti televisivi, sedicenti esperti di economia bancaria si affannassero a dire che “Tutto va bene” e che “Il sistema bancario italiano è solido”. Un concetto espresso tempo fa anche dal Ministro PierCarlo Padoan, il quale twittava così:

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Una dichiarazione quantomeno avventata che in un Paese normale avrebbe portato alle dimissioni di qualunque politico. Quello che è grave, è che il Ministro, nei giorni del crack delle 4 banche, ha inanellato una serie di strafalcioni mediatici di proporzioni gigantesche, paragonando i risparmiatori a un popolo in attesa di “aiuti umanitari”, una vera e propria gaffe che ancora oggi anima i salotti televisivi. Le opposizioni sono sul piede di guerra e, attraverso la piazza, cercano in ogni modo di tenere alta l’attenzione sulla problematica. Facendo uno screening sulla “salute delle banche”, si nota che nei prossimi mesi altri casi di crisi verranno fuori, ma in seguito al cambio delle regole europee, eventuali crack dovranno essere coperti anche mediante i soldi dei correntisti e risparmiatori.

Si può certamente notare che in questi giorni, tutti i media tradizionali aprono i notiziari con “la ripresa dell’economia”, “l’aumento dei consumi”, “le tasse che si abbassano”, tutti dati che cercano di camuffare una serie di altri numeri che ci dicono che non tutto quel che luccica è oro. Il Premier afferma che le tasse sono diminuite, ma qualche giornalista dovrebbe chiedergli come mai, nonostante il prezzo del barile sia ai minimi storici, le accise continuano ad aumentare. A dirlo è la Cgia di Mestre:

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Rispetto al 2008, la benzina è più cara del 30%, un dato che dimostra che la componente fiscale ha fatto la differenza (in negativo), sottraendo risorse alle famiglie italiane. L’appiattimento dei media davanti alla propaganda di Governo, deve farci riflettere sul finanziamento all’editoria. Non sarebbe infatti meglio pensare a una stampa libera e non sovvenzionata? Le tecnologie moderne, specie negli Stati Uniti, permettono di scrivere pezzi mediante dei sistemi informatici innovativi, non certo legati a gruppi pubblicitari e padroni, che da anni spacciano una falsa informazione per vera informazione.

 

 

Molti avranno potuto notare che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, preferisce rimanere lontano dalle emergenze e dal dolore vero. Per avvalorare questa tesi basterebbero pochi esempi, uno su tutti è la sua allergia a stare vicino agli alluvionati. Ogni volta che si verificano danni a causa del maltempo, lui sparisce, o peggio, giustifica la sua assenza perchè impegnato in impegni istituzionali. E’ successo dopo l’alluvione a Genova, è risuccesso in questi giorni. A Benevento il premier avrebbe dovuto esserci, ma anche questa volta ha scelto di volare in Cile e a Cuba, dove evidentemente avrà avuto cose più importanti da fare. La scelta di non recarsi sui territori alluvionati non è casuale, ma è puramente mediatica. Renzi ha costruito attorno a sè un’immagine di un’Italia operosa, vincente, recarsi in territori colpiti da alluvione sarebbe deleterio per il suo consenso mediatico, anche perchè potrebbe essere oggetto di contestazioni che i suoi fedelissimi gli hanno consigliato di evitare. Eppure la presenza dello Stato dovrebbe manifestarsi spesso in questi luoghi del dolore, la presenza del premier dovrebbe essere pura normalità, ma purtroppo tutto ciò non avviene. A Genova i lavori sullo scolmatore e la messa in sicurezza del Bisagno procedono a rilento e, c’è chi giura che i cantieri potrebbero durare anche dieci anni. Le responsabilità politiche vanno sicuramente date a quel gruppo dirigente del Partito Democratico che per anni ha gestito il territorio e per anni ha programmato gli interventi sul territorio, allo stato attuale totalmente insufficienti a mettere in sicurezza il capoluogo ligure e i suoi cittadini. La politica è lontana dai problemi veri della gente e dopo aver permesso che interi territori della Campania venissero stuprati dal fenomeno delle ecomafie, oggi stanzia pochi milioni di euro per le bonifiche della “Terra dei fuochi”. Il premier non ama sporcarsi le scarpe di fango, ama però inondare i media di promesse per il sud, poi puntualmente disattese. In Campania servono regole certe e rispetto della legalità, serve un piano di messa in sicurezza del territorio che impedisca il proliferare di costruzioni abusive spesso sanate da maxi condoni che i politici del luogo hanno spesso usato come arma di consenso. Invece di inondare il web di tweet, Renzi visiti i posti colpiti dall’emergenza e faccia qualcosa di concreto. Potrebbe magari prendere esempio dal Movimento 5 Stelle, che stamane ha donato centomila euro per la ricostruzione di un edificio scolastico del beneventano. Gli esempi cambiano il mondo, se lo ricordi Presidente Renzi. https://www.youtube.com/watch?v=gT_A-K6uKL4

barcone,immigrazione

Barcone, immigrazione.

Da qualche giorno è tornato alla ribalta un tema molto caro all’opinione pubblica, quello dell’immigrazione, tema che da anni divide il paese in due. Parlare di immigrazione oggi è rischioso, ci si espone ad attacchi che spesso vengono fatti per creare caos e,quasi sempre, chi ne parla in una certa maniera è definito xenofobo. L’immigrazione è un fenomeno sociale molto complesso che negli ultimi anni ha assunto però dimensioni esagerate. La gestione dei flussi ha creato diverse polemiche nell’ultimo anno ed è giusto sottolineare come l’Europa sia lontana anni luce dal trovare un accordo per affrontare la problematica. Oggi il Mediterraneo è divenuto un’autostrada del mare, con i fondali trasformati in veri e propri cimiteri per migranti, ma nonostante questo l’Unione Europea non fa nulla per migliorare la situazione. Quello che è certo, è che alcuni paesi membri che oggi si rifiutano di collaborare, sono gli stessi (eccetto la Germania) che hanno provocato il conflitto libico e agguantato fette di interessi non indifferenti. L’Italia è completamente isolata e non è in grado di reggere da sola il sistema di accoglienza, che nel tempo ha acquisito una serie di storture che hanno generato un vero sistema criminale, almeno questo ipotizzano le numerose inchieste in corso. Ma detto questo, sarebbe importante capire cosa ne pensano gli italiani e, se l’Italia sia in grado (e per quanto) di reggere ai continui sbarchi che da settimane si susseguono.

È poi bizzarro il modo in cui alcuni governatori della Lega Nord affrontano la problematica. Maroni ha sostenuto di voler tagliare i fondi ai Comuni che accoglieranno gli immigrati, ma quel che ha sostenuto è pura demagogia poichè non è possibile farlo. La stessa Lega che oggi protesta e si mette sulle barricate, è la stessa forza politica che ha varato in passato il pacchetto di provvedimenti che oggi regolano l’accoglienza. La stessa Lega che oggi minaccia di occupare le Prefetture, dimentica di aver votato in passato tutti i trattati internazionali che attualmente regolano la gestione dei flussi. Le parole di Maroni non sono altro che l’ennesimo slogan da campagna elettorale, anche se, parte delle ricette offerte dalle opposizioni, dovrebbero essere valutate da Renzi. Istituire agenzie di identificazione gestite da più paesi, è una scelta giusta, ma sarebbe altrettanto giusto che si rivedesse il Trattato di Dublino, quel trattato che ci obbliga a tenere sul nostro suolo i migranti sbarcati. L’Italia non deve aver paura dei flussi migratori, ma è chiaro che non può trasformarsi in un grande centro d’accoglienza.

I migranti vanno identificati e divisi in modo equo tra i paesi membri, ma serve soprattutto un lavoro diplomatico per trovare dei validi interlocutori aldilà del Mediterraneo, nella polveriera libica dove i migranti sono divenuti merce usata per finanziare i gruppi terroristici e le bande criminali. Sarebbe una pazzia intervenire militarmente, ma sarebbe invece intelligente creare un fronte di liberazione della Libia, per arrestare l’avanzata dell’Isis e le violenze. Fin quando la Libia non riuscirà a trovare una stabilità, gli sbarchi non cesseranno. L’occidente non pensi nemmeno di inviare truppe d’invasione in Libia, farebbe il gioco dei terroristi e incentiverebbe i flussi. È triste da dire, ma al momento una soluzione alla crisi libica non esiste, ed è per questo che oggi l’immigrazione fa paura. Regolamentare il fenomeno è necessario, strumentalizzarla per un pugno di voti è barbaro.

  • Alla fine Sepp Blatter ha dovuto lasciare il suo trono. Dopo 17 anni di dominio assoluto ai vertici del calcio mondiale, la sua avventura si è conclusa. Il “boss” ha abdicato e lo ha fatto nel peggiore dei modi, ora dovrà difendersi dalle accuse scaturite dalla pesante inchiesta sui fenomeni corruttivi, portata avanti dall’FBI e che ha generato 7 arresti e 14 indagati. Gli agenti federali ipotizzano che per l’assegnazione dei Mondiali in Qatar e Russia, ci siano stati dei passaggi di denaro, un giro di bustarelle che avrebbe favorito questi due paesi. Blatter dopo la sua elezione ha provato a resistere, ma la pressione mediatica di queste ultime ore, lo ha costretto a lasciare il trono della presidenza della FIFA. Il 79 enne svizzero dovrà ora difendersi dalle accuse pesantissime e il calcio stesso dovrà cercare di darsi una ripulita, provando a recuperare i veri valori dello sport, restituendo credibilità a un mondo che oggi ha perso il suo appeal e che è percepito come una vasca di squali. La speranza è che le autorità competenti vadano a fondo e facciano chiarezza. Per ridare credibilità al governo del calcio, servirà un lavoro certosino, bisognerà eliminare quelle nicchie di potere che per anni hanno condizionato quasi tutte le decisioni e le competizioni mondiali. Chi per anni ha sostenuto Blatter, oggi eviti di fucilarlo, non sarebbe credibile e finirebbe con l’infliggere l’ennesima coltellata a chi ama il calcio e lo vive con passione. Per ripartire serve una ventata di novità, ma soprattutto un profilo in grado di far crescere le radici dell’onestà nel mondo del pallone. Ci vorrà del tempo e gli ostacoli non mancheranno, ma da oggi si apre una nuova fase, un periodo di transizione che servirà a individuare il giusto profilo dell’uomo che andrà a occupare quella scottante poltrona, oggi vacante.

Renzi cerca un nuovo nomeEnnesima giornata di scontri. Questa volta i tafferugli si sono verificati a Bologna. Dura reazione della Polizia contro il corteo dei collettivi e dei precari della scuola.

La settimana si è chiusa ieri con l’ennesimo tafferuglio tra Polizia e manifestanti. Questa volta il corteo dei centri sociali, dei collettivi e dei precari, ha saggiato la dura reazione delle Forze dell’ordine che hanno caricato a testa bassa ferendo i manifestanti. Non bastavano le scene di Milano, con gli scontri e la devastazione, non bastavano le immagini di poliziotti incendiati da molotov, la settimana doveva chiudersi ancora con delle violenze, di cui però l’informazione ha dato notizie parziali, trattando i manifestanti di Bologna come i violenti di Milano, confondendo con mano sapiente il quadro reale. I manifestanti che hanno devastato diverse vie milanesi, erano giunti lì per infiltrarsi nel pacifico corteo dei #NoExpo studiando nei minimi dettagli le modalità e le tecniche di guerriglia, quelli presenti a Bologna volevano solo contestare il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, e lo contestavano in occasione della festa dell’unità, ricordandogli che la riforma della “buona scuola”, non è affatto buona, ma anzi andrebbe migliorata. Renzi ha chiaramente risposto durante il suo intervento a chi lo contestava, accendendo il clima all’esterno, dove la situazione è degenerata. Aldilà del giudizio sull’operato delle forze dell’ordine, va sottolineato che i professori precari chiedevano un sano confronto, di quelli democratici, quelli che un tempo si facevano senza problemi. Ma Renzi è diverso dagli altri politici, ha deciso di correre e di affidare la sua narrazione ai 140 caratteri dei tweet, forse perché faticherebbe a calarsi nei contenuti e avrebbe qualche problema a spiegare delle scelte che a noi appaiono scandalose. La riforma della scuola, così come è stata concepita, di certo non migliora il sistema della scuola pubblica, ma evidentemente serve a Renzi per poi poter dire di averla fatta, non importa se bene o male, per il segretario del Partito Dem, la qualità è un optional. Fa specie come i telegiornali abbiano dedicato pochissimo tempo alle minacce di morte ricevute dai parlamentari del M5S che evidentemente in questo momento sono solo un ostacolo per la propaganda governativa, dunque meglio camuffare la notizia, meglio diffonderla il meno possibile. Dissentire dal pensiero unico renziano è ormai divenuto un pregio, anche se si rischia di essere etichettati come gufi, rosiconi o cassandre. Allora è importante ricordare che la democrazia ha un valore importantissimo, e che non può essere ingabbiata in un sistema elettorale o in un sistema informativo prezzolato. Essere democratici significa anche ascoltare chi la pensa diversamente, riportare le informazioni scomode al potere, accettare le critiche, anche quelle più feroci. Renzi non sembra invece volerle accettare, ha fretta di approvare la legge elettorale per avere il controllo completo della Camera dei Deputati, che si ridurrà in un posto dove gli adepti confermeranno le volontà dell’uomo solo al comando. Domani è molto probabile che l’Italicum verrà approvato, tra urla e schiamazzi, ma quel che fa più impressione, è il silenzio di Mattarella. Presidente, non firmi quella legge.

barcone,immigrazione

Barcone, immigrazione.

Ieri al Senato è intervenuto nel dibattito anche Giorgio Napolitano, un tempo Presidente della Repubblica, colui che in prima persona decise di forzare la mano per un intervento militare in Libia. Non so se il vecchio Giorgio sia intervenuto per mettersi in pace con la coscienza, o se abbia deciso di farlo perchè credeva di poter dare un contributo al dibattito parlamentare, so però che l’intervento in Libia fu fortemente sponsorizzato da lui e che i morti nel Mediterraneo sono una conseguenza. Berlusconi attraverso il “Trattato di Bengasi” era riuscito a convincere Gheddafi a pattugliare le coste, impedendo le partenze dai porti libici. Berlusconi non è certamente un genio, ma è sicuramente furbo e intelligente. Come aveva bloccato le partenze? Semplice, attraverso un accordo che prevedeva degli indennizzi di guerra da versare ai libici e soprattutto attraverso accordi di natura commerciale. Berlusconi ha però commesso un errore grave qualche anno dopo. Pressato da Napolitano, da sempre uomo degli USA in Italia, decise di far partecipare il nostro Paese all’intervento militare, tradendo tra l’altro un patto che aveva stretto personalmente con Gheddafi. La destabilizzazione della Libia ha provocato questo caos, ma è necessario chiarire che i barconi sono pieni di migranti di diverse nazionalità, persone che nella stragrande maggioranza dei casi scappano da conflitti completamente ignorati da Europa e Stati Uniti. Badate bene che ho scritto ignorati, non schifati. Destabilizzare un paese è molto semplice, gli americani lo sanno bene e se volete approfondire l’argomento vi consiglio di leggere “Capire il potere” di Noam Chomsky. Le guerre creano PIL, ma soprattutto emergenze umanitarie. Molto spesso creano paura, timore nei confronti di popolazioni che in fondo scappano dalla disperazione e dalle persecuzioni. Sarei però ipocrita se dicessi che tutto va bene e tutto è concesso. Non so se le previsioni sull’arrivo di un milione di disperati verranno confermate, ma so che i trafficanti non si fermeranno. È probabile che cambieranno rotta e che escogiteranno un altro piano per fare soldi e proseguire questi viaggi della disperazione. L’Italia da sola non può riuscire ad accogliere tutti, ha bisogno di appoggio che al momento non c’è. Vedremo cosa diranno i big d’Europa, ma conoscendo l’Europa, ho poche speranze che si inneschi un meccanismo di solidarietà. Renzi ha perso tanto tempo in questi mesi, bruciando peraltro un semestre europeo in cui avrebbe dovuto mettere al centro due temi: l’immigrazione, la fine dell’austerity. Allora io faccio una proposta all’Europa, molto semplice. Smettetela di leccare i piedi agli americani e iniziate a occuparvi seriamente degli scenari di crisi esistenti. Intervenire oggi in Libia è una scelta sbagliata. L’Europa deve farsi carico del problema e creare dei corridoi umanitari. Delle agenzie speciali, da creare in Nord Africa, avranno il compito di dare un visto a chi lo merita, togliendo passeggeri ai trafficanti. Bisogna però modificare Dublino II e Dublino III, creando un sistema di quote di ripartizione, a cui tutti i paesi membri devono aderire obbligatoriamente. Bisogna togliere la benzina per far spegnere i motori, sempre che lo si voglia fare. Non c’è solo il business dei trafficanti di uomini, ma anche quello dell’accoglienza, non dimentichiamolo.

Pallottoliere

Pallottoliere.

In questi giorni il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha parlato dell’esistenza di un tesoretto di 1,6 miliardi, tesoretto che in realtà era già presente nei numeri del documento di economia e finanza, ma che rischia di creare altro indebitamento a causa di un meccanismo particolare che proveremo  a descrivere. Ma procediamo con ordine e cerchiamo di ragionare sui numeri contenuti nelle tabelle allegate al Def. Renzi sostiene che per gli italiani non ci saranno nuove tasse, affermazione che però non risulta essere veritiera. Osservando la tabella seguente presente nel documento di economia e finanza si nota che nel 2016 la pressione fiscale salirà ancora, arrivando al 44,1 % dal 43.5 attuale:

Il punto 16 in tabella smentisce dunque la tesi secondo cui la pressione fiscale non dovrebbe salire. Si nota anche che nel 2015 il rapporto deficit/Pil dovrebbe rimanere al 3%, mentre per via dell’utilizzo delle risorse del “tesoretto”, dovrebbe scendere al 2,6% nel 2016 non raggiungendo di un decimale l’obiettivo prefissato in Ottobre. Sostanzialmente la cifra di 1,6 miliardi è una risorsa che aumenta il deficit  dell’anno prossimo e che comunque dovrà trovare coperture nei prossimi anni. Al momento non sono state disinnescate nemmeno le clausole di salvaguardia, che potrebbero costarci tra i 16-17 miliardi di euro nel 2016. Renzi continua dunque a giocare sulle parole, ma evita di citare in conferenza stampa i numeri ufficiali. Padoan tace e fa da comparsa, accettando passivamente una comunicazione fuorviante del Presidente del Consiglio. Osservando le tabelle inserite all’interno del Def si può dunque concludere dicendo che:

1)La pressione fiscale salirà ancora

2)Il tesoretto al momento è ancora finanziato in deficit

Ma forse questo non interessa al Presidente del Consiglio, troppo impegnato a scrivere tweet in vista delle prossime elezioni Regionali.

Le dimissioni del Ministro Lupi hanno chiuso una giornata intensa, dove per la prima volta sembra essersi incrinato quell’equilibrio che sostiene il Governo. Gli esponenti di NCD non hanno gradito il silenzio degli alleati di Governo, tanto che per voce di Cicchitto è arrivata una tremenda stoccata agli indagati del PD, un colpo che Renzi ha incassato senza ribattere, per un motivo ben preciso, ossia la tenuta dell’esecutivo. Mentre Lupi leggeva il suo discorso di dimissioni, Alfano scrutava l’aula, con la tipica espressione di chi ha tradito per salvare la poltrona. In un paese normale il Governo Renzi sarebbe già caduto, ma in Italia no. Il premier continua a ripetere che “Bisogna fare le riforme e che l’Italia deve cambiare”, ma lo fa con meno entusiasmo rispetto a maggio, probabilmente perchè preoccupato della tenuta economica del paese, che nonostante i proclami e le ottimistiche previsioni di crescita, continua ad arrancare. Nella giornata odierna, mentre tutti i media si soffermavano sul caso Lupi, è arrivata anche la notizia dell’ennesimo allungamento dell’età pensionabile. In sostanza gli uomini andranno in pensione a 66 anni e 7 mesi, le donne un anno prima. Ci chiediamo come l’abbiano presa diversi milioni di italiani che si apprestavano a prendere la meritata pensione e ci chiediamo come l’abbiano presa i giovani, penalizzati da questo scostamento. Far lavorare qualche mese in più gente in età pensionabile, produrrà automaticamente un ritardo dell’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, ma soprattutto un calo di rendimento delle performances dei soggetti in età pensionabile, come dimostrato da alcuni studi. Ci chiediamo quante pensioni si sarebbero potute pagare senza il cancro della corruzione, quanti giovani avrebbero già potuto trovare un lavoro. Ma la corruzione non finisce con le dimissioni di Lupi e l’arresto di Incalza. Cantone  

 ha dichiarato: “Non credo che Ercole Incalza sia l’unico dirigente coinvolto in un caso di corruzione, credo che il sistema sia più esteso e che siano molti gli Incalza ancora all’opera”. La pressione mediatica esercitata dalle opposizioni ha avuto un ruolo decisivo nella vicenda delle dimissioni di Lupi. Se l’opposizione avesse dormito, il ministro sarebbe ancora al suo posto. Se il Pd in 20 anni di Berlusconismo avesse interpretato a dovere il suo ruolo di opposizione intransigente, oggi l’Italia sarebbe un paese migliore, invece ha pensato bene di fare per diversi anni una finta opposizione, per poi gettare la maschera e dimostrare la sua profonda sintonia con il Cavaliere, attraverso la condivisione del “Patto del Nazareno”, quel patto che ha consentito che passassero alcune riforme e che probabilmente potrebbe risorgere a breve dalle ceneri, magari dopo le elezioni regionali, perchè ora non è il caso di fare accordi, gli elettori non capirebbero.