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Sono trascorse poche ore dall’ultimo tonfo in Borsa (LEGGI QUI Crollo Borsa), e tutto sembra uguale a quel 2011, anno in cui l’Italia subì una pesante speculazione finanziaria che costrinse Berlusconi a dare le dimissioni (LEGGI QUI (SPREAD E RISCHIO BANCAROTTA). La storia è ormai nota, tutti ricorderanno l’arrivo di Monti, dipinto dai media come il salvatore della patria, l’uomo che avrebbe risolto le grane del Governo Berlusconi, ma che poi sparì dai radar. Il suo compito era quello di evitare il default dell’Italia, applicando la ricetta dell’austerity al popolo, che sentendosi sull’orlo del precipizio, non avrebbe opposto resistenza.E andò proprio così. Le recenti tensioni tra la Commissione Europea e il Premier Renzi, hanno acuito lo scontro con i burocrati europei, tanto che i fedelissimi del premier sembrano parecchio tesi. Renzi aveva puntato su una maggiore flessibilità, e l’Europa in un certo senso gli aveva concesso dei piccolissimi margini di manovra, che però sono stati utilizzati male. Gli rimproverano di aver abolito l’Imu e di spendere troppo in bonus elettorali (si pensi ai 500 euro agli insegnanti), rimproveri che Renzi non ha preso bene, tanto da ingaggiare una stucchevole rissa verbale con Juncker. La Commissione Europea è allarmata per il nostro enorme debito pubblico, teme che Renzi voglia posticipare ancora il Fiscal Compact, ed è questo il motivo che induce tutti i deputati renziani ad attaccare sui social network “l’Europa cattiva e pignola”. L’Europa è certamente una gabbia, ma va detto che Renzi ha sfruttato poco la guida del semestre europeo, tanto che alcuni gli rimproverano di non essere stato in grado di ridiscutere certi trattati e certi criteri. Il resto è storia nota.E’ evidente che Juncker parli a nome della Germania e che l’attacco a Renzi sia stato pianificato da tempo. Renzi sa bene che non riuscirà a mantenere tutte le promesse fatte al suo elettorato, dunque cerca la crisi, vuole la rottura e fa il “duro”. La continua ricerca del nemico, permette a Renzi una chancesRenzi questa sera da Napolitano al Quirinale comunicativa, una narrazione di lotta, che serve a limitare i danni in vista delle prossime amministrative. A Montecitorio qualcuno sussurra che il premier abbia ordinato alla stampa amica di redigere dei dossier sugli avversari, ma nelle ultime ore la crisi del sistema bancario e il crollo in borsa, hanno preoccupato parecchio l’esecutivo. Allo stato attuale non è detto che Renzi non decida di staccare la spina al Governo, portando l’Italia al voto prima della scadenza naturale del mandato. Questa ipotesi potrebbe anche essere gradita agli elettori, ma la sensazione è che i veri problemi per il Governo si nascondano nella prossima Legge di stabilità. Qualora le cose non andassero per il verso giusto,(bassa crescita e crisi immigrazione), non è detto che Renzi non lasci il posto a un altro governo tecnico, che impedirebbe ancora una volta agli italiani di votare, limitando la sovranità popolare. Qualora perdesse il referendum, il premier avrebbe concluso la propria esperienza politica. Si aprirebbero degli scenari al momento difficili da descrivere, ma la sensazione è che gli italiani sappiano veramente poco sulle riforme, e forse è per questo che Renzi si mostra spavaldo. Toccherà alle opposizioni stimolare l’elettorato, dovranno convincerli che la riforma è pessima e mal disegnata, che il rischio è quello di una svolta autoritaria, che in un certo senso puzza parecchio di fascismo 2.0.