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Molti avranno potuto notare che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, preferisce rimanere lontano dalle emergenze e dal dolore vero. Per avvalorare questa tesi basterebbero pochi esempi, uno su tutti è la sua allergia a stare vicino agli alluvionati. Ogni volta che si verificano danni a causa del maltempo, lui sparisce, o peggio, giustifica la sua assenza perchè impegnato in impegni istituzionali. E’ successo dopo l’alluvione a Genova, è risuccesso in questi giorni. A Benevento il premier avrebbe dovuto esserci, ma anche questa volta ha scelto di volare in Cile e a Cuba, dove evidentemente avrà avuto cose più importanti da fare. La scelta di non recarsi sui territori alluvionati non è casuale, ma è puramente mediatica. Renzi ha costruito attorno a sè un’immagine di un’Italia operosa, vincente, recarsi in territori colpiti da alluvione sarebbe deleterio per il suo consenso mediatico, anche perchè potrebbe essere oggetto di contestazioni che i suoi fedelissimi gli hanno consigliato di evitare. Eppure la presenza dello Stato dovrebbe manifestarsi spesso in questi luoghi del dolore, la presenza del premier dovrebbe essere pura normalità, ma purtroppo tutto ciò non avviene. A Genova i lavori sullo scolmatore e la messa in sicurezza del Bisagno procedono a rilento e, c’è chi giura che i cantieri potrebbero durare anche dieci anni. Le responsabilità politiche vanno sicuramente date a quel gruppo dirigente del Partito Democratico che per anni ha gestito il territorio e per anni ha programmato gli interventi sul territorio, allo stato attuale totalmente insufficienti a mettere in sicurezza il capoluogo ligure e i suoi cittadini. La politica è lontana dai problemi veri della gente e dopo aver permesso che interi territori della Campania venissero stuprati dal fenomeno delle ecomafie, oggi stanzia pochi milioni di euro per le bonifiche della “Terra dei fuochi”. Il premier non ama sporcarsi le scarpe di fango, ama però inondare i media di promesse per il sud, poi puntualmente disattese. In Campania servono regole certe e rispetto della legalità, serve un piano di messa in sicurezza del territorio che impedisca il proliferare di costruzioni abusive spesso sanate da maxi condoni che i politici del luogo hanno spesso usato come arma di consenso. Invece di inondare il web di tweet, Renzi visiti i posti colpiti dall’emergenza e faccia qualcosa di concreto. Potrebbe magari prendere esempio dal Movimento 5 Stelle, che stamane ha donato centomila euro per la ricostruzione di un edificio scolastico del beneventano. Gli esempi cambiano il mondo, se lo ricordi Presidente Renzi. https://www.youtube.com/watch?v=gT_A-K6uKL4

Matteo Renzi, PD

Matteo Renzi, segretario Pd.

La domenica appena trascorsa è stata segnata da diversi eventi importanti, sopratutto dal punto di vista sportivo. È stata la domenica di Valentino Rossi, il campione di Tavullia ha scritto un’altra pagina memorabile nel diario della sua straordinaria carriera, ma è stata anche la domenica della consacrazione di Filippo Inzaghi come tecnico del Milan. Tutto sembrava filare liscio fin quando mia madre non ha deciso di cambiare canale, (ero sintonizzato su Cielo) per sintonizzarsi su Canale cinque. Nel consueto salotto domenicale, Barbara D’Urso ospitava nello stesso pomeriggio la straordinaria madre di Marco Pantani, la signora Tonina, ma anche Nino D’Angelo. È fin qui era anche possibile resistere per 10 minuti, giusto il tempo di sorseggiarmi il caffè e di gustare il classico dolcino domenicale. Intanto mentre portavo avanti il mio lavoro di redattore e seguivo in streaming un evento del Movimento Cinque Stelle, nello studio Mediaset entrava il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. L’intervistatrice, ossia la padrona di casa Barbara D’Urso, rivolgeva una serie di domande al miele al giovane premier, in un clima da tarallucci e vino. Renzi come suo solito si è trovato subito a suo agio sulla poltrona del biscione, quasi come si trattasse del divano di casa sua. Ma veniamo ai temi toccati dal Presidente del Consiglio e analizziamo le sue dichiarazioni intrise di una sequela di bugie. Renzi ha sostenuto che lui non si è recato a Genova perché non voleva fare la solita passerella. Questa affermazione non è credibile e tutti sappiamo che Renzi non si è recato a Genova perché ha fiutato un clima pesante.

Temeva di essere contestato dai genovesi e non si è recato nel capoluogo ligure. Diciamo che in questa occasione il premier ha dimostrato di non avere “cuor di leone” un po’ come il Don Abbondio di manzoniana memoria. Seconda affermazione da analizzare è questa: “Non servono chiacchiere, dobbiamo lavorare per dare delle risposte concrete ai genovesi. Lo stiamo facendo con lo #SbloccaItalia e spero che il Movimento cinque stelle non faccia ostruzionismo in Parlamento”. Intanto l’opposizione ha il diritto di usare l’ostruzionismo come strumento parlamentare, seconda cosa è bene chiarire che nel testo dello “Sblocca Italia” non vi sono solo provvedimenti su cui convergere, ma anche sanatorie,nuove linee guida su estrazione di idrocarburi, progetti di reti di inceneritori, dunque provvedimenti che il M5S non potrebbe mai votare, perché contrari alle sue politiche energetiche e difformi dal programma elettorale del 2013. Far passare il messaggio che il Movimento dica solo no, non è corretto, ancor più scorretto è far passare l’idea che i pentastellati voteranno no ai provvedimenti destinati all’alluvione genovese. Il Governo fece così con il Decreto Imu-Bankitalia, inserì nello stesso testo il provvedimento sulla casa e quello della ricapitalizzazione delle quote della banca. I media per giorni si concentrarono sulle proteste dei deputati del M5S, spostando l’obiettivo dal vero scandalo: ossia un regalo di soldi pubblici alle banche. Ma torniamo a Renzi e alla sua intervista. Il Premier ha parlato anche di un provvedimento che prevede un bonus di 80 euro per le famiglie che hanno bambini con etá non superiore ai 3 anni. Soldi che secondo il premier servirebbero a comprare i pannolini.

Intanto spero che il Presidente del Consiglio non si riferisca alla social card, non vorrei che avesse fatto confusione. La carta acquisti esiste da parecchio tempo e fu un’idea di Silvio Berlusconi e Tremonti, ma viene ricaricata ogni due mesi con una cifra di 80 euro, soldi che al momento ci sono, non mi risulta che ci siano stati ritardi. Dare 80 euro per incentivare le coppie a fare figli è utopia allo stato puro. Oggi quel provvedimento di cui parla Renzi e che dovrebbe entrare a regime da Gennaio 2015 ha comunque un costo, circa 2-3 miliardi di euro. È più o meno la stessa cifra che Renzi chiede alle Regioni, le quali devono certamente risparmiare, ma non tagliando i servizi e la spesa sanitaria. Qualcuno ha detto che Renzi fa il gradasso con i soldi degli altri, ecco quel qualcuno ci ha preso in pieno. Le Regioni dovrebbero tagliare emolumenti e vitalizi dei consiglieri, spese di rappresentanza, le spese per uffici e arredamenti e abbassare sopratutto i contratti di affitto che le legano ai privati. Renzi spinga per questo, non faccia come con le Province e il CNEL, ancora vivi e vegeti con tanto di personale e super stipendi. La macchina dello Stato ci costa circa 842 miliardi, Renzi ritrovi il dossier Cottarelli e inizi a tagliare dai suoi deputati. Si elimini il vitalizio ai condannati per associazione mafiosa, si azzerino i rimborsi elettorali. Esistono ancora le pensioni d’oro, si agisca su questi privilegi e si aumentino le pensioni minime che oggi sono da fame. Un’ultima cosa voglio dire al Presidente: basta selfie da bambino, si ricordi che lei rappresenta gli italiani, anche quelli intelligenti, non solo quelli ignorantelli.

Alluvione,Genova.

Alluvione Genova.

L’alluvione che ha colpito Genova ha ferito nuovamente quella parte del paese che già nel 2011 aveva avuto ingenti danni a causa dell’esondazione del Bisagno. Chi conosce Genova sa perfettamente come é fatta e quanto si sia abusato con la cementificazione, dunque non sorprende il fatto che la natura si sia ripreso il proprio spazio in modo violento, con forza quasi inarrestabile. Sorprende invece l’incapacità dell’amministrazione comunale genovese, la quale non solo non è stata in grado di lanciare l’allarme, ma ancora oggi non è in grado di coordinare sufficientemente la macchina dei soccorsi. I genovesi hanno denunciato enormi ritardi e l’assenza di aiuti e soccorsi in molti quartieri della città. La Protezione Civile ha fatto sapere che i mezzi e i fondi messi a disposizione, al momento non sono sufficienti a risolvere le criticità del capoluogo ligure, ragion per cui si è innescato quel fantastico meccanismo della solidarietà che in questi casi assume un valore importantissimo. Gruppi di giovani e meno giovani, da più di 48 ore spalano il fango dalle cantine e dai negozi, sono gli angeli del fango, persone straordinarie che da 2 giorni lavorano in modo incessante, senza che nessuno li abbia chiamati. In città si respira un’aria pesante, la cittadinanza é molto arrabbiata con il Sindaco Doria, lo è in generale con la classe politica, ancora una volta assente ingiustificato. Sotto accusa oltre a Doria ci sono il Presidente della Regione Liguria Burlando e il Governo Italiano. In questi anni è stato fatto molto poco per prevenire esondazioni e criticità del territorio, dimenticando l’annoso problema del rischio idrogeologico nel territorio ligure. Il Bisagno provoca danni dal 1970, ma gli interventi compiuti per metterlo in sicurezza si sono dimostrati insufficienti. Il popolo genovese è stato ferito profondamente, la politica abbia almeno un sussulto di dignità e faccia il suo, faciliti la ricostruzione e gli interventi di messa in sicurezza del territorio, lo faccia sul serio, non a parole, perché la gente è stufa e si sente presa in giro dalle istituzioni.

PS: Mi sento genovese d’adozione, dunque esprimo la mia totale solidarietà al popolo ligure. Onore a Genova e ai genovesi !

L’articolo 1 della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Solo a leggere il primo articolo della nostra bella Costituzione, ci si accorge che attualmente nel paese qualcosa non funziona. Il popolo italiano ha diversi strumenti per partecipare alla vita democratica, uno di questi è il Referendum, che però molto spesso finisce chiuso in un cassetto e dimenticato. Questo è già successo tante volte, a proposito si ricordi il Referendum del 1993 in cui il “popolo sovrano” decise che i partiti avrebbero dovuto abolire il finanziamento pubblico. Non avvenne e anzi i partiti hanno  usato l’escamotage di cambiare il nome e trasformarli per magia, stile mago Silvan, in rimborsi elettorali, e che rimborsi! Non bastasse questo, in Italia oggi il problema principale è la mancanza di lavoro, quel lavoro su cui dovrebbe essere fondata la nostra Repubblica. I dati sono allarmanti, la disoccupazione generale ha raggiunto il 12,5% quella giovanile addirittura il 41,3% ma i media e gli esponenti della vecchia partitocrazia sono troppo impegnati per occuparsene, probabilmente preferiscono spendere il loro tempo in un tiro al bersaglio piuttosto eccessivo contro il Movimento Cinque Stelle, accusato di continuo di essere populista, demagogo e persino xenofobo.

La giornata di ieri e le immagini  provenienti da Piazza della Vittoria a Genova, hanno mostrato invece una fotografia con migliaia di persone pacifiche, nessuna violenza e nemmeno slogan inneggianti al razzismo, niente di tutto ciò, ma una bella piazza gremita da persone che chiedevano democrazia. Beppe Grillo ha toccato temi economici e lanciato una proposta seria, proposta che può piacere o no, ma che comunque esiste e va vagliata attentamente. Il Movimento esaminerà i punti e li proporrà ai cittadini, come sempre accade da anni, rispettando il concetto di “democrazia diretta”, in tranquillità e senza andare oltre le regole, come qualcuno invece sta facendo in questi anni nei palazzi del potere. Per chi non conoscesse il termine e il significato della parola “populismo”, ricordiamo che il movimento populista non è cosa nuova, mantiene probabilmente una serie di programmi e principi geneticamente ispirati al socialismo e punta comunque a esaltare i valori del popolo come positivi, proponendo l’idea di un miglioramento delle classi più deboli, nessuna violenza e nemmeno l’accenno di un’idea xenofoba, chi accosta tali ideologie a un movimento di cittadini, dice il falso.

Essere populisti per me significa: ascoltare le richieste del popolo, far scegliere mediante preferenze sulla scheda elettorale i propri eletti, significa partecipare mediante referendum (possibilmente senza quorum) alle decisioni del paese, farle poi rispettare,  essere rappresentati da forze politiche che hanno realmente vinto le elezioni e non da maggioranze assemblate in fretta e in furia, poter eleggere magari il Presidente della Repubblica mediante il voto dei cittadini e soprattutto far rispettare la Costituzione che oggi molto spesso viene “violata”. Ecco se tutto questo significa essere populista, allora come tanti altri sono orgoglioso di esserlo.

Domenico Varano