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Quando un governo decide di attuare una serie di provvedimenti e misure impopolari, per farle digerire ai cittadini usa i media e diversi slogan per mettere all’angolo gli oppositori. Proprio questo sta facendo il Presidente del Consiglio Matteo Renzi in questi giorni caldi, dove la protesta ha annacquato i suoi provvedimenti. È un momento difficile per il segretario dei democratici, i sondaggi rilevano un calo evidente dei consensi e il suo partito è una polveriera in cui si sta consumando la resa dei conti tra la minoranza dem e gli uomini del premier. C’è però una frase che in questi giorni pochi telegiornali hanno ripreso, ed è quella pronunciata da Renzi in risposta alla minoranza del PD: “Se fallisco io in Italia arriverá la Troika”. Una frase forte che annuncia l’arrivo di commissari della BCE, FMI e Commissione europea, qualora le riforme rallentassero vistosamente. Dopo anni di politiche di austerity sentire certe minacce fa ridere. Da Monti a Renzi le politiche economiche non sono mai mutate, vi è una continuità che segue alla lettera l’agenda e il programma tracciato dalla Commissione europea. Sono anni che sentiamo ripetere nei salotti televisivi “Ce lo chiede l’Europa”, una frase molto semplice che però ha un significato molto profondo. L’Italia negli anni della crisi e dal momento in cui ha accettato l’ingresso nella moneta unica, ha ceduto totalmente la propria sovranità economico-monetaria, cedendo pezzi di ricchezza e trasformandosi in pochi anni in un paese povero e dal debito pubblico altissimo. Per questo motivo la svolta anti euro del Movimento Cinque Stelle potrebbe dimostrarsi fondamentale. Da oggi in diverse città italiane è possibile aderire alla raccolta firme per raggiungere quota 50000, quorum necessario per presentare una legge di iniziativa popolare che chieda la possibilità al Parlamento di indire un referendum consultivo sull’uscita dall’euro. L’articolo 75 della Costituzione italiana vieta la materia referendaria su temi economici, ma in Italia esiste già un precedente di indizione di referendum consultivo, dunque tutto è possibile. Molto dipenderà da quanti milioni di firme arriveranno e da quante forze politiche aderiranno all’iniziativa. Molti cittadini in queste ore si stanno recando ai banchetti e in alcune città si segnala una buona affluenza. Un eventuale ritorno alla lira, con una banca nazionale che possa stampare moneta, potrebbe rappresentare la soluzione alla crisi economica che ha colpito la zona euro e il nostro paese. I vincoli europei hanno soffocato la crescita economica, aumentato considerevolmente il tasso di disoccupazione e acuito le tensioni sociali. Sono molti i paesi europei che stanno soffrendo le politiche di austerity e pertanto la nascita di un fronte comune (Siriza in Grecia, Podemos in Spagna, Front National in Francia e M5S in Italia) potrebbe smuovere la situazione. Vedremo cosa succederà, intanto per trovare un banchetto e firmare i moduli #fuoridalleuro vi rimando al sito internet http://www.beppegrillo.it/fuoridalleuro/ in cui potete trovare tutte le informazioni necessarie per organizzare un banchetto di raccolta firme e leggere i vantaggi derivanti dall’uscita dall’euro.

Matteo Renzi, PD

Matteo Renzi, segretario Pd.

Quando meno te l’aspetti arriva la notizia che rischia di mandare nel panico il Partito Democratico e il Governo. Le stime sul PIL diffuse ieri dall’Istat hanno complicato e non di poco la vita al Governo Renzi. Oggi il premier avrà di sicuro imprecato leggendo quel maledetto -0.1 % di PIL che nessuno aveva previsto e che rischia di non far quadrare i conti. E si, proprio quei conti che l’Europa ci chiede di tenere in ordine. Le previsioni di crescita che Renzi aveva sbandierato alla presentazione del DEF si sono volatilizzate in pochi giorni. Nessuna traccia di quel + 0.8 % di PIL, per far si che la previsione riesca a giungere a buon fine, nei prossimi trimestri la crescita globale dovrebbe toccare il +3.3%, insomma pura utopia in un momento difficile come questo. La crisi morde e se le previsioni di crescita non fossero centrate mancherebbero all’appello circa 5 miliardi di entrate. Un vero problema per l’ex sindaco di Firenze, una doccia fredda che arriva a nove giorni dall’appuntamento elettorale. Le opposizioni stanno spingendo sull’acceleratore, e se Berlusconi appare azzoppato e in affanno, Grillo gode di ottima forma e rischia di bruciare tutti sul rettilineo d’arrivo. I pentastellati ieri hanno battibeccato a lungo con gli esponenti del PD, i quali hanno dovuto ingoiare il rospo dell’arresto del deputato Francantonio Genovese. Un fulmine a ciel sereno che arriva dopo l’inchiesta Expo e che mette in imbarazzo il Partito Democratico. Da oggi il Parlamento è certamente più pulito, ma la sensazione è che potrebbero cadere ancora altre teste. Si tratta di un vero terremoto politico-giudiziario che rischia di orientare il voto in maniera del tutto imprevista. C’è chi racconta di sondaggi interni che preoccuperebbero i dem. Grillo e il M5S sarebbero lì, a una incollatura. Si spiegherebbe così la decisione di Renzi di andare in piazza, il premier starebbe provando in ogni modo ad arrestare l’emorragia di voti. Ma se Renzi è preoccupato per i numeri degli ultimi sondaggi, gli italiani dovrebbero esserlo per i dati diffusi oggi dall’Istat. Il paese non cresce e non aggancia nessuna ripresa. Le misure miracolose presentate dal premier sembrano dimostrarsi fragili e semplici spot elettorali. Oggi nessun tweet trionfalistico, nessun cenno all’economia e nessun attacco ai tecnici del Senato che i conti li sanno fare eccome. Non si sente più nulla, gli unici a gioire sono gli amici gufi e gli odiati grillini. Caro Matteo #staisereno la tua esperienza presto giungerà al termine.

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Sarà che in Italia non si riesce mai a stare in pace, sarà che certe notizie mancavano da un pò di tempo, ma l’ultima ondata di arresti strettamente legati ai cantieri Expo ha scatenato un vero e proprio terremoto politico. Nonostante Renzi tenti di tenere fuori dagli scandali la politica, la verità è che la politica tanto estranea a certe logiche non lo è. Che sui cantieri dell’Expo ci fossero degli interessi di un certo rilievo era cosa nota, ma l’inchiesta della Procura di Milano oltre ad aver acceso un faro su determinati giri e gruppi di potere, ha ampiamente influenzato l’opinione pubblica che a dodici giorni dal voto delle elezioni europee, potrebbe esprimere un consenso sull’onda emotiva del cosiddetto “tintinnio di manette”. La visita ispettiva dei parlamentari del M5S aveva già fatto drizzare le antenne agli inquirenti. Beppe Grillo attraverso il suo blog non era stato affatto tenero e aveva evidenziato una serie di fatti che rendevano i cantieri Expo una succulenta leccornia adatta al crimine organizzato. Una denuncia clamorosa, seguita ora da una serie di arresti che stanno facendo tremare le segreterie politiche. I pentastellati a onor del vero si sono sempre dichiarati contrari a quest’opera, considerata inutile, un favore ai soliti noti. Queste inchieste giudiziarie coinvolgono ancora una volta personaggi legati ai principali partiti italiani, professionisti già noti alle cronache giudiziarie. Tutti questi elementi rendono il prossimo voto europeo una contesa in cui regna l’incertezza. Il PD appare piuttosto in difficoltà, Forza Italia a quanto pare non raggiungerebbe il 20% e a beneficiarne potrebbe essere proprio il più grande partito di opposizione, quel M5S che zitto zitto rischia di attuare una rimonta clamorosa e che a pochi giorni dalle elezioni europee è dato in forte ascesa. Vedremo chi vincerà le elezioni, intanto Berlusconi, Grillo e Renzi affilano le armi, gli ultimi giorni saranno fondamentali per concludere al meglio la campagna elettorale con il più grande rischio di astensionismo della storia. Intanto i salotti televisivi si preparano ad accogliere i leaders politici, i quali tenteranno in ogni modo di giocarsi le ultime carte a disposizione, con il PD e il M5S pronti a contendersi la vittoria.

Nell’era dei centri commerciali e della grande distribuzione organizzata, non è difficile notare lo stato comatoso in cui versano da tempo i piccoli commercianti della provincia di Catanzaro. Decine di esercizi commerciali hanno chiuso, altri potrebbero farlo presto, almeno a sentire i titolari, ormai disperati e rassegnati al peggio. Entri in un bar/tabacchi ordini un caffè e inizi a parlare con il gestore. Ha il viso segnato dalla fatica e dalla mattinata che inizia presto e che con tutta probabilità non ha dato dei frutti. Mi guarda, pensa un pò e inizia a chiedermi che lavoro faccio e di cosa mi occupo, subito però cambia discorso e inizia a raccontarmi delle difficoltà economiche e del  fisco soffocante. Si volta verso la parete, afferra una serie di bollette e mi dice: “Per pagare questa roba, ho smesso di fumare”, lo fisso e gli rispondo: “Ha fatto bene, ci guadagna in salute”. L’uomo sorride e comincia a dirmi che da quando è iniziata questa maledetta crisi ha difficoltà ad arrivare a fine mese, anzi a stento arriva a metà, che ha due figli e che la notte non dorme perchè ha paura che Equitalia possa perseguitarlo in futuro, perchè mi dice con vergogna: “Non ho pagato qualche tassa di circolazione e non vorrei che quei disgraziati mi perseguitassero”. Gli dico di rivolgersi ad un’associazione e gli spiego come iscriversi e lui mi guarda e dice: “U signura ma ti benedicia” e prosegue con il racconto.

Mi racconta che da qualche mese non riesce più a vendere tante sigarette e che ha perso la metà dei clienti che la mattina si gustavano un buon caffè espresso. Non riesce a spiegarsi il motivo, i dubbi lo tormentano e inizia a chiedermi se i suoi prezzi sono buoni e se il suo caffè è di qualità. Io lo ascolto, lo scruto e gli dico di ascoltarmi. Gli racconto che lui non è l’unico a non farcela e ad avere difficoltà e che ogni giorno ascolto e leggo di commercianti agonizzanti che stanno cercando di tirare a campare per poi abbassare la saracinesca. L’uomo preso dallo sconforto apre la cassa e mi dice di aver incassato soli 100 euro e che è la dalle 5:30 del mattino, che si è sparato 13 ore e che non lavora più con serenità. All’improvviso afferra il giornale e mi indica i politici, in prima pagina c’è Matteo Renzi, lui lo guarda e mi dice:” Questo è peggio di Berlusconi, un bugiardo di professione che non mantiene la parola”. Lo interrompo e per placarlo gli dico che magari le cose miglioreranno e lui sbotta:”Giovanotto, forse lei non ha capito che questi pezzi di merda ci porteranno alla fame, sono dei parassiti, non hanno vergogna e devono andare a casa, lasciare spazio ai giovani”. La sua frase mi colpisce talmente tanto che inizio a chiedergli cosa ne pensa dei giovani di oggi. Decide di non sottrarsi alla domanda e nella sua risposta rincara la dose per i politici:

“I giovani non hanno colpe, li hanno massacrati, non gli concedono spazio e questo è un male. Se le cose andranno avanti così, succederà qualcosa, così non si può continuare!”. Lo stuzzico ancora un pò e gli dico che l’italiano medio non si interessa di politica e che i giovani della mia età sono apatici e disinteressati. A quel punto mi guarda e mi dice: “Io ho 65 anni e mi sono stancato di questi partiti che mi hanno preso per il culo per 50 anni. A breve andrò in pensione e prenderò una miseria, forse non mi basterà nemmeno per mangiare e per comprarmi le medicine. Se una persona trova il frigo vuoto e ha fame, scende in piazza e fa casino, poi vediamo cosa succede, perchè qualcosa succederà giovanotto”. A quel punto mi gioco il jolly e gli propongo di leggere alcuni siti e di inviarmi l’amicizia su Facebook, di informarsi. Controllo le email e vedo la sua notifica e un link allegato, lo apro e si tratta di un video di Beppe Grillo, Piazza San Giovanni stracolma, la chiusura dello Tsunami Tour, rileggo il testo della email e noto un post scriptum: “Caro Domenico, combatto con voi, se perdiamo si perde insieme, ma peggio di così non può andare e quindi  sono convinto che questa battaglia la #vinciamonoi “. Spengo il pc, penso a questo anno di attivismo e mi rendo conto che molti ci odiano e ci attaccano, ma che tantissime persone ci apprezzano e sono pronte a combattere con noi, fino alla fine.

L’articolo 1 della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Solo a leggere il primo articolo della nostra bella Costituzione, ci si accorge che attualmente nel paese qualcosa non funziona. Il popolo italiano ha diversi strumenti per partecipare alla vita democratica, uno di questi è il Referendum, che però molto spesso finisce chiuso in un cassetto e dimenticato. Questo è già successo tante volte, a proposito si ricordi il Referendum del 1993 in cui il “popolo sovrano” decise che i partiti avrebbero dovuto abolire il finanziamento pubblico. Non avvenne e anzi i partiti hanno  usato l’escamotage di cambiare il nome e trasformarli per magia, stile mago Silvan, in rimborsi elettorali, e che rimborsi! Non bastasse questo, in Italia oggi il problema principale è la mancanza di lavoro, quel lavoro su cui dovrebbe essere fondata la nostra Repubblica. I dati sono allarmanti, la disoccupazione generale ha raggiunto il 12,5% quella giovanile addirittura il 41,3% ma i media e gli esponenti della vecchia partitocrazia sono troppo impegnati per occuparsene, probabilmente preferiscono spendere il loro tempo in un tiro al bersaglio piuttosto eccessivo contro il Movimento Cinque Stelle, accusato di continuo di essere populista, demagogo e persino xenofobo.

La giornata di ieri e le immagini  provenienti da Piazza della Vittoria a Genova, hanno mostrato invece una fotografia con migliaia di persone pacifiche, nessuna violenza e nemmeno slogan inneggianti al razzismo, niente di tutto ciò, ma una bella piazza gremita da persone che chiedevano democrazia. Beppe Grillo ha toccato temi economici e lanciato una proposta seria, proposta che può piacere o no, ma che comunque esiste e va vagliata attentamente. Il Movimento esaminerà i punti e li proporrà ai cittadini, come sempre accade da anni, rispettando il concetto di “democrazia diretta”, in tranquillità e senza andare oltre le regole, come qualcuno invece sta facendo in questi anni nei palazzi del potere. Per chi non conoscesse il termine e il significato della parola “populismo”, ricordiamo che il movimento populista non è cosa nuova, mantiene probabilmente una serie di programmi e principi geneticamente ispirati al socialismo e punta comunque a esaltare i valori del popolo come positivi, proponendo l’idea di un miglioramento delle classi più deboli, nessuna violenza e nemmeno l’accenno di un’idea xenofoba, chi accosta tali ideologie a un movimento di cittadini, dice il falso.

Essere populisti per me significa: ascoltare le richieste del popolo, far scegliere mediante preferenze sulla scheda elettorale i propri eletti, significa partecipare mediante referendum (possibilmente senza quorum) alle decisioni del paese, farle poi rispettare,  essere rappresentati da forze politiche che hanno realmente vinto le elezioni e non da maggioranze assemblate in fretta e in furia, poter eleggere magari il Presidente della Repubblica mediante il voto dei cittadini e soprattutto far rispettare la Costituzione che oggi molto spesso viene “violata”. Ecco se tutto questo significa essere populista, allora come tanti altri sono orgoglioso di esserlo.

Domenico Varano