Uscire dall’euro per non morire

Pubblicato: 11 ottobre 2014 in politica e palazzo,
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Angela Merkel,

Angela Merkel, Cancelliera tedesca.

Quando l’Italia aderì alla moneta unica europea, Romano Prodi, economista e politico di centrosinistra affermò: “Con l’euro lavoreremo un giorno in meno, guadagnando come se lavorassimo un giorno in più“. Un’affermazione che a distanza di anni può essere definita del tutto infelice. Non è certo colpa di Prodi se l’euro non ha reso la vita degli italiani più semplice e agiata, ma a distanza di anni certe affermazioni e tesi del Professore si sono dimostrate errate. Oggi è certamente vero che si lavori di meno, ma non certo grazie alla moneta unica, ma per colpa di un tasso di disoccupazione elevatissimo che non accenna a diminuire. Di #austerity si muore e lo dimostrano alcuni dati che se letti con attenzione incutono terrore. L’Italia da quando ha aderito alla zona euro, ha perso il 25% della produzione industriale, ha diminuito vertiginosamente il PIL e aumentato il tasso di disoccupazione. A preoccupare particolarmente è quella giovanile, l’ultimo dato ci consegna una fotografia impietosa, con una percentuale di disoccupati pari al 44% nei giovani tra i 15 e i 24 anni.

Il Governo sta cercando in ogni modo di nascondere il fallimento delle politiche economiche, ma non può certo mentire per tanto tempo. L’Italia sta morendo soffocata a causa del vincolo del 3% e #Renzi ostinandosi a rispettare tale parametro sbaglia. Sforare di qualche decimale non produrrebbe comunque grandi shock economici, ed è per questo che ritengo che continuare a navigare nella zona euro sia un suicidio. In Grecia a pagare il prezzo del default è stata la popolazione, sono stati azzerati i principali servizi di assistenza, lo stipendio dei lavoratori è crollato ai minimi storici e oggi molta gente muore perchè non ha i soldi necessari per curarsi. Personalmente sceglierei di uscire dall’euro e lo farei senza forzature, informando la popolazione dei pro e dei contro dell’operazione. Per questo motivo credo che nei prossimi mesi i partiti e i movimenti politici anti-austerity e anti-euro andranno con convinzione in piazza, per cercare di stabilire una connessione con alcune fasce della popolazione che oggi vedono con favore un’eventuale uscita dall’euro.

Front National, Lega Nord, #M5S, Ukip e altre forze anti-europeiste proveranno a rovesciare il sistema messo in atto dalla BCE. La prima ad aver ingaggiato questa battaglia è stata Marine Le Pen. Il suo consenso è ormai ai massimi livelli e non è un caso che il partito socialista francese stia cercando di forzare la mano in Europa. I socialisti sono convinti che la ricetta della BCE produrrà ulteriori sofferenze sociali e per questo motivo chiedono alla Commissione europea una maggiore flessibilità. La sinistra francese ha capito perfettamente che se la Francia non otterrà uno spazio di manovra maggiore, il Front National conquisterà la maggioranza dei francesi.

In Italia invece le cose sembrano mutare ancora con troppa lentezza.Siamo un paese vecchio anagraficamente, dunque è abbastanza normale che la popolazione con un’età compresa tra i 64/75 anni abbia paura di un cambiamento estremo. Per questo motivo, forze come la Lega Nord, il M5S in particolare, vengono demonizzate e viste come una minaccia. Una reazione piuttosto prevedibile, la vecchia generazione tenta con ogni mezzo di arrestare un cambiamento, minacciando inconsapevolmente il futuro dei propri figli e nipoti. Il M5S è chiaramente una forza di rottura e cambiamento, si oppone con forza alle logiche dei partiti e alle politiche economiche europee, si pone dunque come alternativa al PD europeista e rispettoso delle politiche di austerity.

Lo dimostrano le dichiarazioni di Grillo e Casaleggio, che oggi hanno chiaramente intrapreso un percorso che punta a condurre l’Italia verso un’uscita consapevole dall’euro. Il leader e il cofondatore del Movimento Cinque Stelle, si ergono dunque a #nuovaresistenza, provano a prendersi la piazza e a difendere una serie di diritti conquistati in passato dai nostri nonni. L’evento del Circo Massimo ha confermato che Beppe Grillo ha ancora un gran seguito e che migliaia di cittadini e attivisti sono pronti a percorrere un nuovo cammino. Casaleggio e Grillo hanno attaccato Renzi, Letta e Monti, non tre nomi a caso, ma tre personalità che il Movimento intero vede come esecutori spietati delle politiche economiche di austerity, dunque gente da combattere.

Per Renzi inizia da lunedi un periodo durissimo. La base grillina si è ricompattata attorno al suo leader, la sinistra radicale è sul piede di guerra, i sindacati, in particolare FiOM e CGIL, hanno promesso battaglia. Il Jobs Act non piace a molti del Pd, tantomeno ai lavoratori. L’idea di un lavoro più precario spaventa le nuove generazioni e il Premier troverà davanti a sè delle forti resistenze, anche all’interno della sua stessa segreteria. Sovranità monetaria e popolare saranno le parole chiave di questo caldo autunno e siamo certi che saranno in migliaia a scandirle nelle piazze italiane.

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