“La terra dei cachi”

Pubblicato: 26 gennaio 2014 in politica e palazzo,
Tag:, , , , , , , ,

Qualche anno fa “Elio e le storie tese” parteciparono al Festival di San Remo con un brano che si intitolava “La terra dei cachi”. La simpatica band molto amata tra i giovani e di cui io sono fan da tempo, attraverso l’esibizione canora le cantò all’intera classe politica italiana, seduta come di consueto nelle prime file del Teatro Ariston. C’è chi racconta che i politici cambiarono espressione, tanto da costringere gli organizzatori e le giurie del festival a non far vincere il gruppo lombardo. Ma cosa aveva denunciato di così grave il povero Elio? Semplicemente tutte le storture e gli scandali del sistema italiano. Corruzione, stragi impunite, malasanità, tutti problemi che il cantante aveva posto all’attenzione e che ancora oggi non sono stati risolti, anzi alcuni si sono addirittura accentuati. Oggi l’Italia è una pizza che i partiti fanno a pezzetti per poi spartirsela. Si spartiscono il consenso, le nomine dei dirigenti ospedalieri, gli appalti (vedi terremoto de l’Aquila), i rimborsi elettorali e chi più ne ha più ne metta. Si mangia e si beve, si fanno viaggi all’estero e cerimonie, si comprano i pasticcini e i caffè per i parenti dei defunti, tanto l’importante è rendicontare il tutto, pagherà come al solito pantalone (il cittadino).

L’italiano si indigna davanti alla tv ma non riesce a farlo nella cabina elettorale. Per alcuni è impossibile cambiar simbolo e barrare una croce su un nuovo partito o movimento, farlo significherebbe cambiare lo stato delle cose e forse a questo ancora non si è pronti. C’è chi vende il suo voto per un’ecografia, chi lo fa per un pasto, chi per avere un lavoro che gli è stato promesso e che non avrà mai e poi c’è chi lo fa per avere in cambio qualche euro, quelli servono sempre e in tempo di elezioni qualche euro gira. Si tratta di migliaia di persone abituate a vivere nella povertà che in quei frangenti possono rivendicare una ricompensa, un qualcosa che li faccia tirare a campare, perchè è così che funziona. Nessuno ha la forza di rompere le catene, chi potrebbe  ribellarsi a un sistema che potrebbe inghiottirli o peggio stritolarli in pochissime ore? Nessuno lo potrebbe fare, o forse qualcuno si, penso a coloro i quali non hanno nulla da perdere e che da tempo sono stati abbandonati da tutte le istituzioni. Disoccupati, inoccupati, ricercatori precari, collaboratori, aspiranti avvocato, lavoratori dei call center, sarebbero molte le categorie di lavoratori che sicuramente vorrebbero reagire e combattere la condizione di sfruttamento a cui sono sottoposti, ma non lo fanno perchè si scontrerebbero contro potenti datori di lavoro o lobbies ampiamente rappresentate in Parlamento.

Ognuno ha il diritto di vivere la propria vita come preferisce, però è sconfortante sentire tante persone ripetere da anni lo stesso refrain: “I partiti son tutti gli stessi, non vado a votare, tanto non cambia niente”, signori non è vero, non è così. Per cambiare bisogna dare un taglio netto al passato, liberarci dalle catene che ci stringono ed essere liberi di decidere con la nostra testa, senza subire l’opera di influenza dei mass media. Cercate di informarvi e guardate sempre oltre, non fermatevi alla tipica sbirciatina ma osservate attentamente. Valutare un programma elettorale è la cosa migliore per informarsi, capire chi sono i candidati è invece essenziale per non incorrere in errori. Guardare oltre è fondamentale e vi aiuterà a scegliere la persona o l’idea giusta. Attenzione a chi promette sempre e poi puntualmente non mantiene le promesse, se lo hanno fatto una volta ingannandovi, potrebbero rifarlo. Questa è la terra in cui si nascondono le intercettazioni, si sperpera denaro pubblico, si svendono i marò, si ride per un terremoto e dove un Ministro non ha mai il coraggio e la dignità di chiedere scusa e dimettersi. Il Parlamento dovrebbe essere l’esempio della trasparenza, il luogo dove persone oneste legiferano per migliorare il paese e favorire gli interessi comuni. Oggi è un luogo non del tutto trasparente che andrebbe ripulito e sterilizzato, proprio come si fa con le scatolette di tonno, che prima della chiusura subiscono dei trattamenti adeguati che le rendono adatte e pronte alla vendita. Attualmente il Parlamento è una scatola di tonno vuota, il tonno lo hanno divorato da tempo i nostri politici,che a furia di ripetere ” se famo du spaghi”, hanno trasformato il paese nella “Terra dei cachi”.

Lascia un commento