Sono passati più di sei mesi da quando Matteo Renzi è diventato Presidente del Consiglio ed é giunto il momento di fare un effettivo bilancio sul suo operato. Matteo Renzi nel suo discorso di insediamento aveva promesso di abolire le Province, di pagare tutti i debiti che la pubblica amministrazione aveva contratto con diverse imprese e se non ricordo male anche una ripresa economica che sarebbe seguita grazie al bonus di 80 euro, il famoso provvedimento sull’IRPEF che secondo molti avrebbe dato una spinta alla ripresa dei consumi. Ebbene, dopo un’attenta analisi dei provvedimenti si può affermare che le Province esistono ancora, hanno solo cambiato nome, non tutti i debiti della p.a sono stati pagati (il MEF ha diffuso ieri una nota in cui spiega che la cifra liquidata corrisponde al 76% del totale dei debiti), dunque Renzi non dice il vero quando afferma che ha mantenuto le promesse e si sbagliava quando affermava che: “Il bonus in busta paga dará una spinta all’economia, aiuterà la ripresa”. Saranno pure dettagli, ma un politico dovrebbe essere stimato e valutato in base al proprio operato, se poi aggiungiamo che nessuna legge elettorale è stata approvata e che sui temi del lavoro nel PD é caos totale, la preoccupazione per le sorti del paese aumenta. Renzi al ritorno dagli States troverà un partito spaccato, con la minoranza del PD arroccata sulla difesa di alcuni diritti dei lavoratori e pronta a fare le barricate pur di difendere l’articolo 18 e lo Statuto dei lavoratori.
In suo soccorso potrebbe accorrere Forza Italia, la quale sarebbe disposta a “cedere” il suo pacchetto di voti qualora i bersaniani e cuperliani decidessero di non votare il provvedimento che piace tanto anche al Nuovo Centro Destra e a Sacconi. Si vocifera che la fronda dei dissidenti potrebbe contare su 80/90 voti, o forse più, e che questo preoccuperebbe molto Renzi. La sensazione è che la minoranza del PD stia per preparare un trappolone al Premier, il quale sa bene che con l’appoggio di Forza Italia renderebbe irrilevanti i voti dei dissidenti, relegandoli in un angolo. Tatticismi e voci di palazzo che stonano con la realtà, una realtà fatta di disoccupazione e di crescita negativa, l’immagine di un paese che arranca e che chiede un pò di ossigeno all’Europa. Per avere ossigeno fresco, l’Europa ci chiede di fare delle riforme, ma siamo sicuri che il prezzo da pagare non sia troppo alto? É giusto barattare qualche miliardo in investimenti con una riforma del lavoro che punti di più sulla flessibilità? Personalmente non farei mai un baratto, perchè in ballo c’è la sorte di milioni di persone. I politici inizino a dare l’esempio, si rinunci ai vitalizi e agli innumerevoli privilegi, se bisogna stringere la cinghia, lo facciano anche loro. È chiaro che in futuro verrà attuato un riordino del sistema pensionistico, che presto altri sacrifici verranno chiesti agli statali e che qualcosa dovrà essere recuperato da una seria lotta alla corruzione (stimata tra 60-100 mld), perchè le tasche dei cittadini sono vuote e dunque bisogna attingere altrove. Se tutto questo non verrà attuato, il sistema collasserà su se stesso e per via dell’enorme debito che ci portiamo dietro, rischieremo il default.
<a href=”http://www.hypersmash.com/dreamhost/” id=”hT326″>Visit page</a>