Archivio per gennaio, 2014

L’informazione  in queste ore ha dato ampio spazio all’argomento spread, sottolineando con entusiasmo il raggiungimento di  un differenziale Btp/Bund  inferiore ai 200 punti, con tassi di interesse pressoché stabili ma certamente non ancora del tutto ottimali. È ripreso pertanto il dibattito sull’importanza dello spread e quasi tutti i sostenitori delle politiche di austerità hanno rilasciato dichiarazioni trionfalistiche, sottolineando in particolare la possibilità di risparmiare miliardi di euro che altrimenti avremmo dovuto pagare in interessi. Quando Silvio Berlusconi fu costretto a dimettersi nel Novembre 2011, lo spread nel momento di massima crisi raggiunse i 580 punti, un valore enorme che se fosse rimasto invariato ancora per poco, secondo alcuni economisti avrebbe portato il Paese al default. Il resto è storia recente, Monti subentrò a Berlusconi e si formò un Governo tecnico appoggiato da un’ampia maggioranza (un anticipo di larghe intese), che ancora oggi non riscuote grande simpatia, come del resto l’attuale esecutivo che probabilmente ha ormai raggiunto il grado massimo di impopolarità. Sia chiaro che lo spread ha cambiato poco nell’economia reale e un grido di allarme é stato lanciato nella giornata di ieri da Federconsumatori. Secondo i dati raccolti dall’osservatorio nazionale Federconsumatori, i dati Istat sull’inflazione sarebbero sottostimati e darebbero una fotografia irreale dell’attuale situazione economica. Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti sottolineano che: “La crescita pressoché incontrollata di prezzi e tariffe, unita al progressivo peggioramento delle condizioni economiche dei cittadini, ha fatto letteralmente crollare i consumi, con un calo dell’ 8,1% equivalente a 60 miliardi di euro”. Nel comunicato consultabile sul sito http://www.federconsumatori.it si legge anche un accorato appello: “Le famiglie non ce la fanno più! Occorre intervenire al più presto avviando un piano di rilancio per l’occupazione e la crescita”.

In effetti appare abbastanza evidente che il problema principale sia quello della disoccupazione, la quale si attesta al 12,4 % e raggiunge addirittura una percentuale superiore al 40% tra i giovani. Per ora non si vedono soluzioni in grado di invertire i trend negativi, ma aspettiamo fiduciosi (per la verità poco) la scossa tanto sbandierata dal Premier Enrico Letta che oggi ancora latita. Si fa poco per aiutare le imprese a creare lavoro, gli imprenditori denunciano da tempo una tassazione eccessiva, che definiscono da cappio, che unita alla crisi, ha prodotto un disastro senza precedenti, paragonabile allo scenario economico dell’immediato periodo post-bellico. Non si tratta di frasi scritte per impressionare, ma delle riflessioni del Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, particolarmente critico nei riguardi della ricetta economica del Governo Letta. Intanto le opposizioni che da tempo giudicano insufficienti le misure economiche, sono sotto attacco mediatico. Non c’è giorno in cui non si leggono critiche o peggio falsità sulle forze di opposizione. Particolarmente bersagliato é il Movimento Cinque Stelle, ma non mancano colpi bassi anche nei confronti della Lega Nord e di Sel. I pentastellati e i leghisti stanno attuando un’opposizione durissima, preparando al meglio la campagna elettorale per le elezioni europee e mettendo soprattutto in evidenza gli errori grossolani compiuti dal Governo e sottolineando gli scarsi risultati dello stesso. L’attacco contro M5S e Lega é il chiaro segnale che l’Europa teme un fronte anti euro, fronte che anche in Francia sta riscuotendo consensi, grazie a Marie Le Pen e che nel Regno Unito ha in Nigel Farage il principale interprete. La vera partita si gioca sull’economia, non sulla legge elettorale. Presentarsi alle prossime europee con risultati insufficienti, per le forze politiche al governo sarebbe un dramma, il rischio di subire una pesante sconfitta sarebbe elevatissimo ed é per questo che si spinge molto sul tema del populismo e dell’antisemitismo. Creare degli spauracchi ed evocare determinati periodi storici, serve a distogliere l’attenzione dal vero problema, l’economia, dal fallimento delle politiche di austerity, ed è per questo che negli ultimi giorni sono ricomparse parole come fascismo e nazismo, due ideologie che nulla hanno a che vedere con Lega e Movimento Cinque Stelle e che in sostanza servono a nascondere la vera dittatura, quella economica imposta dall’Europa.

Domenico Varano

Negli ultimi giorni ho potuto notare quanto sia diffusa in tv la pubblicità sul gioco d’azzardo. La campagna mediatica è massiccia, gli spot sono ben studiati e riescono comunque a far passare un messaggio fuorviante che è quello di vittorie copiose. Sarà, ma io che non sono un giocatore, mi rendo conto di quanto possa incidere uno spot che prospetta facili guadagni in un momento di crisi come questo. Dalle ultime statistiche e da una serie di studi effettuati da diversi istituti demografici, sembra ben delineato l’identikit del giocatore d’azzardo. Si tratta prevalentemente di un’ampia platea di persone, di diversa estrazione sociale, persone che pensano di poter migliorare le proprie condizioni con il gioco e che in sostanza vivono una situazione economica molto difficile. Dagli studi emerge però una cosa fondamentale, direi anche sorprendente. È pur vero che i giovani non disdegnano l’aiuto della dea bendata, ma a quanto pare la categoria che di più si affida al gioco è quella dei pensionati. Ogni pensionato spende in media 300 euro al mese in giochi, alcuni anche 400, andando così a toccare un dato che li fa entrare di diritto nella categoria del cosiddetto “giocatore patologico”. Circa 1,7 milioni di pensionati si affidano al Fato, una miniera per lo Stato che incassa circa 5,5 miliardi, un settore quello delle slot, in continua espansione e crescita. I dati sono allarmanti soprattutto perchè il 44% degli anziani riceve una pensione inferiore ai mille euro (dati INPS) e quindi calcolando un’uscita di 300 euro, molti di loro spesso si ritrovano a dover sudare sette camicie per arrivare alla fine del mese, va leggermente meglio per un altro 38% che comunque riceve dall’istituto di previdenza un assegno di circa duemila euro. Impressionante é anche il numero delle slot dislocate sul territorio, circa 350000, poi ci sono anche 250 sale da Bingo e quasi 60000 tabaccherie, insomma è impossibile ignorare il gioco d’azzardo.

Negli ultimi tempi sono comparsi dei gazebo e punti vendita agli ingressi dei centri commerciali, contornati di splendide signorine che comunque vada hanno l’effetto di attirare il giocatore, guarda caso prevalentemente anziano. Tutto studiato, tutto pianificato, forse però il Governo dimentica che é in aumento anche il numero dei giocatori patologici. Sapete chi paga le cure per la dissuefazione da gioco? Semplice tutti i contribuenti, é questo il punto fondamentale. Lo Stato fa cassa e incamera 5,5 miliardi, poi però in seguito dovrà farsi carico delle spese sanitarie di soggetti colpiti da “ludopatie”, scaricando i costi complessivi dell’assistenza sui contribuenti. Non bastasse questo, la maggior parte dei soggetti colpiti da ludopatie diventa spesso aggressiva e sviluppa una serie di comportamenti compulsivi. Il gioco per loro diventa una droga, della quale non riescono a farne a meno e quando i soldi mancano e l’astinenza da gioco é al massimo, spesso i soggetti compiono anche reati e piccoli furti pur di procurarsi poche decine di euro da investire nel gioco. È bene chiarire che nessuno costringe i giocatori a investire cifre considerevoli, certo la pressione mediatica esercitata per indurre al gioco é evidente, ma comunque ognuno è pur sempre artefice del proprio destino. Si potrebbe fare molto per evitare di mandare in rovina migliaia di famiglie, ma non lo si fa. Il legislatore spesso e volentieri agevola l’industria del gioco e mediante le cifre incassate spesso copre voci di bilancio che altrimenti rimarrebbero scoperte. Non bastano nemmeno le raccomandazioni a un gioco responsabile, sembrano parole al vento, un qualcosa detto solo ed esclusivamente per tutelarsi legalmente. Visto e considerato che molti italiani ancora oggi tentano la fortuna, é bene specificare che al momento vince il banco e che la speranza di una vita migliore spesso si infrange contro la dura realtà: lo Stato vince sempre, a rimetterci é il giocatore che spesso finisce la sua vita in completa rovina.

fonte foto: http://www.panorama.it

Domenico Varano

Con la pancia ancora piena dalla grande abbuffata del cenone di fine anno, mi accingo a scrivere un editoriale diverso dagli altri. È doveroso augurare a tutti un buon inizio di 2014, ci siamo lasciati alle spalle un 2013 maledetto, attraversato da una crisi profonda che ha di fatto impoverito buona parte delle famiglie italiane. Non voglio annoiarvi con le consuete analisi politiche e con i soliti scenari futuri, voglio solo dedicare questo pezzo a tutti coloro i quali in qualche modo non mollano. Penso a chi oggi lotta tra la vita e la morte, a chi trascorrerà il primo giorno del nuovo anno in una camera di ospedale, a chi lo farà in strada, al freddo e senza un tavolo su cui poggiare il piatto, magari consumando un panino e un bicchiere di vino al volo, penso anche a chi lo trascorrerà dietro le sbarre, magari in condizioni igienico sanitarie vergognose, penso soprattutto alle case famiglia che ospitano tanti minori e alle migliaia di immigrati costretti a dormire ammassati nei vari centri di accoglienza come se fossero delle bestie. Il pensiero in questi momenti, va a chi ha perso una persona cara, a chi ha perso tutto e comunque vada non molla di un centimetro. Nel 2013 purtroppo qualcuno ha mollato, penso alle decine di imprenditori che tartassati dai debiti hanno deciso di suicidarsi, il gesto estremo non gli ha permesso di vincere una guerra, quella della sopravvivenza. A sopravvivere pensano anche diversi paesi dell’Africa, dove con tutto il cibo che noi butteremo, camperebbero per mesi. Basterebbe un euro al giorno per nutrire e istruire un bambino africano, troppo poco per la politica, a loro interessano cifre più alte e oltre alla propaganda c’è poco e niente, gli aiuti che giungono in quei posti dilaniati dalla guerra e dalla carestia, spesso vengono in gran parte dalle o.n.g che da anni combattono in posti dove non c’è veramente nulla. Buon 2014 lo auguro a chi ancora ci crede e a chi ogni giorno rischia la vita per garantire a questo Paese un minimo di legalità, lo auguro ai medici che mentre io scrivo sono magari impegnati a salvare una vita umana o a saturare una ferita da botti, lo auguro ai commercianti che domani mattina magari riapriranno il proprio esercizio sperando di iniziare con il piede giusto, si perchè le vendite nell’anno vecchio sono calate a picco. Ci siamo lasciati alle spalle dodici mesi terrificanti, talmente brutti da non veder l’ora di stappare la bottiglia di spumante in segno di liberazione e dire: “Vaffanculo finalmente sei finito caro 2013”, ognuno avrà festeggiato a modo suo, mettendo da parte per qualche ora i problemi che lo hanno afflitto, bevendo e scherzandoci su, ma non dimenticando mai che domani è un altro giorno, un altro anno e il resto si vedrà. Buon 2014 cari amici!

fonte foto: http://www.2bp.blogspot.it

Domenico Varano